2024-04-13
La Cgil fa solo slogan: la grana sono le gare
Il depistaggio della «sigla rossa» e di una parte della politica sulla tragedia nella centrale idroelettrica di Suviana: i rischi per la sicurezza non sono i subappalti ma la messa al bando delle concessioni voluta da Mario Draghi. Che ci farà perdere sovranità.Il capo della Cgil, Maurizio Landini, ieri ha respinto l’accusa di sciacallaggio sui tremendi fatti della diga di Suviana. Ha spiegato che lo sciopero era già stato indetto e che, per giunta, è stato un successo. Al di là dei numeri che sono un po’ come le forchette che solitamente separano le stime degli organizzatori di una manifestazione da quelle della Questura, la sua certo non è una attività da sciacallo ma da ideologo di un mondo senza imprese, senza strategie e totalmente alieno dalla realtà. Il sistema di subappalto garantisce alle imprese la possibilità di accedere a specializzazioni che altrimenti non sarebbero disponibili all’interno di un gruppo o peggio di una singola azienda. Per cui, se la politica a sinistra ha pensato bene di cavalcare una tragedia per cercare di distrarre l’opinione pubblica dalle inchieste giudiziarie che stanno stroncando il Pd in Puglia e in Piemonte, i sindacati (con le dovute differenze) vogliono fare pressioni per intervenire a gamba tesa nell’ampio e lungo percorso di interventi che aziende con Enel Green Power o Enel, sulla rete lunga la Penisola, sono tenute a mettere a terra nei prossimi anni. Il sogno della Cgil è la fine delle medie imprese e la sopravvivenza di grandi aziende pubbliche nelle mani non di ad che fanno business ma delle rappresentanze e del sistema burocratico di cui si fanno garanti. Ma esclusivamente per difendere il proprio status. Basta pensare allo sciopero ventilato sul tema delle rete che mira solo a consentire un sistema di smart working ormai superato e ignora gli investimenti che saranno messi a terra e le probabili assunzioni. Ma la tragedia di Suviana, grande infrastruttura del comparto idroelettrico, fa emergere l’ipocrisia dei sindacati, di un bel pezzo di politica e dei quotidiani che ora fanno da grancassa distorsiva alla tragedia e alla conseguente situazione emergenziale. Al di là del caso specifico, che attende risposta della magistratura e la ricostruzione dell’incidente, il sistema idroelettrico tra ottobre 2023 e febbraio scorso è stato oggetto di un decreto che rischia di minare sia il controllo strategico di un asset così fondamentale per la sovranità energetica, sia le garanzie di avere grandi aziende come le attuali in grado di effettuare ingenti investimenti. Il governo Draghi aveva infatti previsto la messa a gara europea delle concessioni idroelettriche. Unico governo in Europa a prendere tale decisione, con l’aggravante di agganciare la riforma del comparto all’incasso degli assegni del Pnrr. Tra l’altro, è un vincolo che ci siamo autoimposti, visto che la Commissione non ha mai caldeggiato l’ipotesi. Proprio per via del vincolo, l’attuale governo ha deciso di portare avanti la liberalizzazione delle concessioni attraverso un percorso di legge che si è rivelato un mezzo calvario, e che si è concluso con una piccola speranza: poter prorogare le gare di un anno. Il risultato però sarebbe quello di cedere il controllo e la sovranità (l’idroelettrico fa parte delle rinnovabili, ma a differenze delle altre fonti cugine permette maggiore stabilità di approvvigionamento), ma anche di frammentare le concessioni e correre il concreto rischio che i futuri gestori non abbiano la capacità finanziaria di fare ingenti investimenti. Le dighe sono frutto di eccellente ingegneria. L’età media degli impianti è di circa 75 anni. Fortunatamente hanno un ciclo di vita molto più ampio, ma ne segue in ogni caso che nel prossimo periodo serviranno tanti soldi. Tra l’altro il Pnrr rappresenta, nel caso specifico, una opportunità. Di fronte a questo scenario nessuno ha partecipato a una battaglia per difendere un tesoro tale di energia e di garanzia delle bollette degli italiani. Nessun sindacato ha detto «ba». Nulla. Le opposizioni, latenti. Anzi, a porre rimedi in fase parlamentare sono stati i tre partiti di maggioranza. I giornali che ora scoprono il mondo dell’idroelettrico (tranne articoli sporadici) erano distratti a occuparsi dei fantasmi del fascismo. E non di temi che toccheranno il futuro dell’Italia nei prossimi 30 anni e le tasche degli italiani almeno nel prossimo decennio. L’ipocrisia nell’approcciare la tragedia della centrale di Enel Green Power è grave quanto l’incapacità di comprendere che il Paese deve fare esattamente l’opposto di quanto i sindacati pretendono di insegnarci. O di trasmetterci come insegnamento da trarre da Suviana. Altrimenti comprenderebbero che, al di là del caso specifico, il tema idroelettrico andrebbe rimesso in discussione. Andrebbe riaperto l’intero capitolo. Invece probabilmente finirà che la polemica cannibalizzerà i fatti e, calato il sipario, si passerà ad altre polemiche utili solo al marketing politico. E questo è il migliore tra gli esiti peggiori. Quello più pericoloso acora è che passi questa perversione sindacale che porterebbe il Paese verso una totale paralisi dove invece di dare grande spazio a un amministratore (come quello di Enel Green Power) che va sul posto a spiegare i fatti, si fa leva su uscite ambiental-wokiste come quelle di Geppi Cucciari. Durante la puntata di Splendida Cornice - su Rai3, televisione pubblica - la ex comica ha esternato: «Non va bene niente quando un ragazzo lascia la sua famiglia appena nata. E quando un nonno di 73 anni invece di essere al parco a giocarsi la pensione in boeri sta in un altrove che lo uccide». Era una professionista di grande livello e purtroppo quell’altrove è la vita reale: rimuoverla non aiuta nessuno.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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