2021-11-14
Certificato e immunità non collimano ma ai talebani del pass non interessa
L'efficacia delle dosi è molto inferiore a quella che ci hanno spacciato. Eppure lo Stato «regala» una patente di libera circolazione al virus per altri mesi. Esattamente il contrario di ciò che avviene ai guariti dal Covid.Ops: dopo che quasi tutti i principali esperti mondiali lo hanno ammesso, anche l'Istituto superiore di sanità si è accorto che i vaccini proteggono meno di quanto si pensasse. Forse sei mesi, dice ora l'ente che dovrebbe vigilare sulla nostra salute: meglio tardi che mai. Tuttavia, ciò non spiega perché il green pass, cioè il certificato che dovrebbe garantire la nostra immunità al Covid, consentendoci una libera circolazione, duri invece 12 mesi. Se dopo sei mesi il vaccino non ci protegge più, perché lo Stato «regala» una patente di libera circolazione al virus per altri sei mesi, vietando a chi non è vaccinato di lavorare? Il non senso è ancor più evidente se si consulta lo studio di due ricercatori svedesi, i quali hanno lavorato sull'andamento della pandemia nel loro Paese, mettendo a confronto l'efficacia di diversi vaccini in un arco superiore ai sei mesi. Beh, i risultati sono sorprendenti. Infatti hanno scoperto che dopo i primi due mesi c'è un rapido declino della protezione. Se si esclude Moderna (che però presenta effetti collaterali come le miocarditi nelle persone con meno di trent'anni), tutti gli altri, Pfizer compreso, dopo 60 giorni riducono la copertura anti Covid a meno del 50 per cento. Una percentuale che li rende praticamente poco efficaci a combattere il virus.Lasciamo perdere le persone fragili, quelle dagli ottant'anni in su o affette da particolari patologie. Ma anche nella fascia oltre i cinquant'anni, con un sistema immunitario meglio funzionante, dopo un semestre lo studio evidenzia l'inefficacia nel prevenire la malattia sintomatica. Pensate che la ricerca sia incredibile? Beh, a guardare i numeri della Svezia, dove lo studio è stato messo a punto, si scopre anche un altro fattore. Mentre in tutta Europa si registra un aumento dei contagi, secondo il Financial Times a Stoccolma e dintorni, dove non ci sono stati lockdown né è stato introdotto il green pass, preferendo una circolazione del virus e dunque un'immunità naturale, la curva della pandemia non segnala impennate. E qualche cosa del genere, pur con le diversità del caso, sta avvenendo in Gran Bretagna dove, dopo l'allarme dello scorso mese, la curva dei contagi sta scendendo nonostante non ci siano passaporti verdi né allarmi rossi.Difficile da mandar giù per certi talebani del lasciapassare green? Beh, allora dovrebbero leggersi ciò che scrive il Los Angeles Times a proposito di quanto sta accadendo in America. Secondo una delle principali testate statunitensi, i vertici del Cdc, l'equivalente a stelle e strisce del nostro Istituto superiore della sanità, non credono più alla possibilità di raggiungere, grazie al siero anti Covid, un'immunità di gregge. «Nessuno dei vaccini è stato affidabile nel bloccare la trasmissione del virus», ha osservato Jefferson Jones, medico a capo della task force epidemiologica. «Recenti prove hanno chiarito che l'immunità dei vaccini può svanire nel giro di pochi mesi. Il risultato è che, se anche la vaccinazione fosse universale, probabilmente il Covid continuerebbe a diffondersi». Teoria scandalosa? Sì, ma forse questo spiega perché, nonostante le balle di esperti del calibro di Franco Locatelli, portavoce del Comitato tecnico scientifico tanto caro a Roberto Speranza, il numero di vaccinati che finiscono in terapia intensiva continui ad aumentare. Dagli ottant'anni in su, ormai sono più dei non vaccinati, il che è comprensibile visto che la popolazione ultraottuagenaria che ha ricevuto prima e seconda dose supera il 93%. Tuttavia è meno comprensibile se la si guarda dal punto di vista di chi ritiene che la vaccinazione dia una protezione quasi totale dal virus. Dai sessant'anni in su, nel mese di ottobre i non vaccinati finiti in terapia intensiva sono il doppio dei vaccinati e ciò dimostra che chi non ha ricevuto l'iniezione rischia di più, ma allo stesso prova che un 30% dei ricoverati è stato contagiato dal Covid nonostante l'iniezione.Vi chiedete dove io voglia andare a parare con questi ragionamenti e se voglia dimostrare l'inutilità di vaccinarsi? No. Voglio solo provare quante bugie ci vengono propinate dai presunti esperti e spiegare perché prendersela con i non vaccinati, quasi fossero loro i responsabili di ciò che accade, sia sbagliato. Chi non si vaccina rischia. Ma rischia anche chi, essendosi vaccinato, pensa di essere al riparo dalla pandemia, perché l'efficacia dei vaccini è di gran lunga inferiore a quella che ci hanno spacciato. Prova ne sia che in Portogallo, il Paese più vaccinato d'Europa, i contagi sono tornati a correre appena è stato dichiarato il «liberi tutti».Concludo con le osservazioni finali degli studiosi svedesi. «Ci sono due sole ipotesi per il rapido declino dell'efficacia dei vaccini. La prima potrebbe consistere nella limitata immunità prodotta dai vaccini stessi e la seconda nella continua evoluzione del virus. Se la seconda ipotesi è vera, allora non c'è alcun motivo per ricorrere ai booster (cioè alla terza dose, ndr), perché i booster non faranno nulla per migliorare l'immunità. Se invece la prima ipotesi è vera, allora si potrebbe sostenere l'utilità dei booster». Ma questo significa che ogni quattro mesi bisognerebbe somministrare a tutti un'altra dose. Siete pronti? Soprattutto: siete sicuri che funzionerà? A questa domanda i ricercatori non rispondono.