2021-01-14
Centrodestra unito: «No inciuci, resta il voto»
Lega e Fdi compatti: «Non c'è tempo, il premier si dimetta o cerchi la fiducia. Altrimenti palla agli elettori».«Si dimetta immediatamente o chieda la fiducia». Il centrodestra non muove un dito se non per spingere nel burrone Giuseppe Conte e farla finita con il peggior governo della storia repubblicana. Dopo un vertice di coalizione concomitante (non a caso) con le dichiarazioni di Matteo Renzi, i leader della coalizione firmano un documento congiunto che non lascia spazio alle fantasie. «Bisogna fare presto, l'Italia non può aspettare le liti, i giochini e le reciproche accuse dei partiti di governo, di Conte e Renzi, dei 5 stelle e del Pd». Poi la richiesta unica, liberatoria di Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Giovanni Toti: «Il centrodestra è la prima forza politica del Paese e, dopo un vertice che ha confermato la grande compattezza della coalizione, chiede che il premier si dimetta immediatamente o si presenti in Parlamento per la fiducia. Se non ci sarà, la via maestra per riportare al governo una maggioranza coesa e omogenea, con un programma condiviso e all'altezza dei problemi drammatici che stiamo affrontando, resta quella delle elezioni. Ci affidiamo alla saggezza del presidente della Repubblica per una soluzione rapida. I partiti del centrodestra ribadiscono la loro indisponibilità a sostenere governi di sinistra». È un atto dovuto, una legittima pressione verso il Colle. Ma nessuno è così ingenuo da credere che Sergio Mattarella ascolterà. Ben altra faccenda è l'eventuale esecutivo di scopo o governo del presidente; sul nome di Mario Draghi c'è sempre forte occasione, con la consapevolezza che saranno altri a dare le carte. «Conte, Renzi, Di Maio, Zingaretti... Non ho tempo di parlare di loro e dei loro litigi, parliamo invece di vita vera, di diritto al lavoro, di un Paese allo stremo». Salvini guarda oltre perché sa che non è ancora arrivata l'ora delle elezioni. E che qualsiasi cosa accada oltre le «mosse del cavallo» renziane, un grande cerotto per rimettere insieme i cocci della maggioranza (che peraltro cocci resterebbero) si troverà. Anche Meloni è ferma sul punto. Elezioni. Per ribadire il concetto, la leader di Fratelli d'Italia aveva irritato gli alleati con l'iniziativa della campagna online di raccolta firme per chiedere la sfiducia del governo al Senato. Un'iniziativa non condivisa da Lega e Forza Italia, anzi velatamente criticata perché servirebbe solo a ricompattare i partiti di maggioranza, soprattutto il Movimento 5 stelle terrorizzato dal ritorno alle urne. Comunque il fronte sovranista è compatto e non lascia il minimo spazio di manovra alla Babele delle quattro sinistre alla deriva, pronte anche a battezzare un surreale Conte ter se il capo dello Stato Mattarella lo vorrà.Ad aiutare la destra è stato lo stesso Renzi, che nella conferenza stampa ha posto un'unica pregiudiziale, quella sulle forze «non europeiste». Per questo è importante capire le mosse degli europeisti per antonomasia dentro la coalizione, i parlamentari di Forza Italia guidati da Silvio Berlusconi, punto di forza del Ppe, leader che dell'Europa ha sempre fatto una bandiera. E non da oggi vicino al riformismo renziano, tanto da avere dato vita con l'ex premier al non dimenticato patto del Nazareno. Proprio il Cavaliere ha stoppato ogni tentazione di appoggio esterno, men che meno di stampella camuffata. Dal buen retiro di Nizza è stato chiaro con i suoi attraverso Gianni Letta: «Forza Italia cresce nei sondaggi, c'è fiducia in me, abbiamo la linea giusta di responsabilità verso il Paese e di fedeltà al centrodestra. Dovremmo buttare via tutto per governare con Pd e 5 stelle o anche solo supportarli? Non esiste al mondo».Così la coalizione si dirige unita verso la grande partita a poker. Non sembra temere neppure la trappola dei Responsabili dipinti sul muro, nessuno ha intenzione di farne parte. Gaetano Quagliariello per Cambiamo: «La nostra posizione è chiarissima, neppure provano più a cambiarla». Il rischio è nel partito di Conte, che a medio termine potrebbe allettare qualche parlamentare in ordine sparso. Ma oggi è una brezza lontana mentre la tempesta è qui.