2024-11-29
Censure e sfregi alle donne: Schlein sobilla le università
Elly Schlein (Imagoeconomica)
Fallita l’offensiva sulla sanità, la leader dem ripiega sugli atenei. Non condanna gli squadristi rossi e incontra le liste «pro censura». Nel frattempo incita i docenti a protestare contro la riforma che apre alle telematiche.«Non c’è nulla che li terrorizzi più del pensiero libero». Quando Elly Schlein scandisce la frase, chi ascolta pensa: bentornata sulla Terra. Finalmente la segretaria del Pd ha deciso di condannare i manganellatori dei collettivi rossi che impediscono agli ospiti non allineati di parlare; finalmente ha deciso di smascherare gli antisemiti con keffiah che «okkupano» gli atenei; finalmente punta il dito contro 50 piccoli Mario Capanna invasati che martedì (non dieci anni fa) alla Statale di Milano hanno cacciato da un’aula le donne intervenute a una conferenza dal titolo «Accogliere la vita», nel giorno dedicato a stigmatizzare la violenza di genere.E invece, a un convegno romano del Pd su Università e ricerca, il discorso di Schlein prosegue così: «Non c’è nulla che terrorizzi di più questa destra del pensiero libero. Hanno paura della libertà e della diversità, e l’università è il luogo del confronto e della libertà». La frittata di cipolle viene rivoltata e gli aggrediti diventano aggressori, i rettori e i docenti bullizzati scompaiono dall’orizzonte. E le donne discriminate, stalkerizzate durante un pacifico incontro nello «spazio di libertà» di un ateneo pubblico, diventano fastidiosi fantasmi che non meritano umana solidarietà. Tutto questo per titillare la vanità delle guardie talebane della rivoluzione permanente che presidiano chiostri e corridoi.La segretaria dem ha stabilito il programma autunno-inverno del partito: incendiare le università. A caccia di un tema aggregante dopo il flop dell’assalto alla sanità - con mistificazioni così esplicite sui tagli da non scaldare gli animi -, i Nazareno boys hanno deciso che il nuovo terreno di scontro è il mondo accademico. Schlein ufficializza così il passaggio del testimone tematico: «Sull’università e la ricerca siamo davanti a un attacco deliberato. Quello che sta accadendo con la sanità è un disegno politico e la destra lo sta spingendo anche sull’università».La successione dei fatti conferma la strategia dei collettivi e la regia politica del Pd. Martedì l’assalto al convegno alla Statale di Milano da parte di «Cambiare rotta», pianificato in anticipo sui social con slogan come «Fuori gli antiabortisti dall’università» e «L’università è nostra». Approccio molto democratico. Il giorno dopo, la manifestazione dem con Schlein al teatro Palladium di Roma alla quale erano presenti i rappresentanti di Udu (Unione degli universitari, sigla forte in Statale), sindacato studentesco legato alla Cgil, con all’interno adepti di Cambiare rotta. Ieri Udu ha applaudito l’aggressione con una giustificazione delirante: «La libertà di espressione non può essere inneggiata per rivendicare la soppressione di un diritto altrui».A tutto ciò, l’altroieri si è aggiunta la protesta sul tetto della facoltà di Lettere alla Sapienza a Roma da parte di fanatici al grido di «No ai tagli, alla riforma, alla precarietà», «Lottiamo contro le politiche del governo». E ieri l’occupazione della sede di scienze politiche all’università Alma Mater di Bologna con una motivazione copiata dallo Schlein-pensiero: «Meloni minaccia l’espressione del dissenso». Il disegno politico è scoperto: è suonata la campanella, ricreazione finita, anche i pargoli al posto di combattimento. Il pretesto della campagna universitaria è la bozza del disegno di legge firmato dal ministro Anna Maria Bernini per il riordino del settore, che prevede tipologie di convivenza nuove tra atenei tradizionali e università telematiche (nove private su 11), tenendo presente la realtà: anche per via dei costi sempre più proibitivi degli alloggi e delle concomitanti tendenze digitali, negli ultimi dieci anni quelle statali in presenza hanno perso 19.000 unità mentre le immatricolazioni a quelle online sono aumentate del 400%. Il secondo peccato mortale secondo il Pd è che il decreto Bernini non penalizza i privati nella ripartizione dei fondi. L’approccio ideologico è sintetizzato da un intervento di Alfredo D’Attorre, che sottolinea come «sia arrivato il momento di avviare un confronto vero con il mondo accademico in tutte le sue componenti, dalla Crui (conferenza dei rettori) alle associazioni studentesche e ai sindacati». Proprio ieri l’organo di rappresentanza dei rettori ha mosso critiche al provvedimento che scalfisce qualche rendita di posizione, confermando l’intento di Schlein: trovare il punto di sutura fra corpo amministrativo, docente e collettivi incendiari per inaugurare la battaglia campale di fine anno. Il titolo c’è già: «Lotta al decreto Bandecchi», dal nome del leader di Alternativa popolare, alleato del governo e proprietario di UniCusano. Il resto lo racconta la segretaria piddina: «Questo governo grida ogni giorno al complotto dei poteri forti ma questi poteri forti se li è portati in casa, come gli interessi delle università telematiche». E per supportare slogan di piazza drammatizza: «È in atto lo smantellamento dell’università pubblica accompagnato dall’intenzione malcelata di favorire il privato. Non è un caso che proprio in queste settimane si è votato in una regione in cui si è chiuso l’accordo con il titolare di una università telematica. Uno scambio politico». La segretaria del Pd deve avere seguito un corso (forse online) di post-verità; si dimentica di aggiungere che in Umbria, Stefano Bandecchi non era candidato. Ma tutto serve a infiammare il dibattito, a costruire barricate universitarie, «perché la destra ha paura del pensiero libero». Senza aggiungere che, quando tenta di esprimerlo, viene presa a sberle.
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