2020-12-02
Censurato il report su Roma impreparata. Adesso Speranza ci deve chiarimenti
L'esponente di Leu non si nasconda dietro le colpe dei tecnici Risponda alle dieci interrogazioni parlamentari che ha ignorato. «In assenza di una pianificazione efficace, gli effetti di una pandemia a livello nazionale potrebbero portare a conseguenze sociali come un crollo economico, minacce alla continuità dei servizi essenziali, minore produttività, difficoltà nella distribuzione e carenze di forniture e risorse umane. È quindi essenziale che tutte le organizzazioni - private e pubbliche - pianifichino le potenziali criticità che una pandemia può causare». Così scriveva, nel 2017, l'Organizzazione mondiale della sanità in un documento intitolato Pandemic influenza risk management. Il paragrafo che abbiamo riportato sembra una precisa descrizione di quanto accaduto nel 2020 in Italia. Era scritto: quando manca un piano per affrontare le pandemie, le cose vanno a finire male. E noi il piano pandemico non lo avevamo. O, meglio, lo avevamo ma era fermo al 2006. Certo, è stato formalmente «riconfermato» nel 2017, ma si è trattato di un copia e incolla malamente mascherato da Ranieri Guerra, attuale direttore aggiunto dell'Oms da marzo inviato a Roma a supporto del ministero della Salute. Dal 2014 al 2017, Guerra è stato direttore generale per la Prevenzione del ministero, e tra le altre cose si sarebbe dovuto occupare di rivedere lo scudo anti pandemia. Da qualche giorno, giustamente, Guerra è finito sulla graticola, ma non è l'unico responsabile. Il piano pandemico italiano avrebbe dovuto essere modificato già nel 2013, dunque parte del peso grava sulle spalle dei precedenti ministri e, ovviamente, su quelle dell'attuale: Roberto Speranza. Il quale si è premurato, nei mesi scorsi, di scrivere un libro, poi anch'esso ritirato (dev'essere un vizio comune, al ministero), onde spiegare «perché guariremo» e per vantarsi del suo fenomenale operato. È lo stesso ministro che, il 30 gennaio, descriveva l'Italia come «la più fornita e la più attenta tra i Paesi occidentali». Un'affermazione smentita dai fatti che è stata ricordata ieri da Noi denunceremo, il comitato che rappresenta i famigliari delle vittime del virus, di cui si fa portavoce l'avvocato Consuelo Cagnati. A suo dire, l'Italia si è «imposta come il terzo mondo della pianificazione e risposta ad una pandemia. Basta andare a comparare quello che dice il Global health security index sulla situazione dell'Italia e del Congo al riguardo. Il Congo», continua la Cagnati, «si piazza addirittura meglio dell'Italia nella voce pianificazione e risposta a una pandemia, posizionandosi al trentottesimo posto contro il cinquantanovesimo del nostro Paese». Sono dati, questi, che Speranza non ha inserito nel suo libro. E su cui forse dovrebbe fornire qualche risposta. Peccato che, da settimane, faccia scena muta. Sulla vicenda che vede protagonista Ranieri Guerra, tuttavia, il ministro non può fare finta di nulla. Il funzionario dell'Oms, infatti, lo chiama continuamente in causa. Arriva addirittura a scrivere che «uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (sic) di fico per certe decisioni impopolari e criticate». Non è tutto. Sul fatto che l'Italia fosse priva di un piano pandemico e sull'insabbiamento del documento dell'Oms Speranza è stato interpellato più e più volte nelle ultime settimane. «Con il collega onorevole Marcello Gemmato», dice Galeazzo Bignami di Fratelli d'Italia, «abbiamo presentato dieci interrogazioni in cui chiediamo conto al ministro di tante, troppe omissioni ed errori commessi dal governo». Bignami non ha ottenuto risposta, ma che il piano non ci fosse ha dovuto constatarlo pure il Cts in tempi non sospetti. «Appena insediato, il 2 febbraio, il Cts si è reso conto che non avevamo nessun piano e il 12 febbraio ha deciso di dotarsi di un piano operativo», spiega Bignami. «Lo stesso giorno il governo decideva di fare partire da Brindisi tonnellate di mascherine per la Cina». Il parlamentare azzurro fa notare anche un altro particolare. «L'Italia il 15 gennaio non partecipò al summit europeo sulle prime misure di contrasto alla pandemia perché al ministero non avevano aperto la mail con la convocazione. Oggi chi ha commesso quegli errori siede nel Cts» (si tratta di Francesco Maraglino, direttore dell'Ufficio prevenzione del ministero della Salute). Giusto che Ranieri Guerra sia chiamato a rendere conto del suo operato. Ma anche Speranza deve rispondere: non può usare Guerra come foglia, pardon, «figlia di fico» dietro cui nascondersi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)