2021-12-29
In cella per errore: storie di ordinaria e costosa ingiustizia pagata dai cittadini
Jonella Ligresti, figlia dell'imprenditore siciliano Salvatore Ligresti morto nel 2018 (Ansa)
Stefano Zurlo documenta in un libro tutto il carico traumatico delle detenzioni sbagliate. Come nel caso di Jonella Ligresti.«Sono stati mesi, anzi anni di sofferenze terribili. Umiliazioni. Privazioni. Mortificazioni. Certo, il mio cognome era un handicap, molti mi guardavano storto, pensavano a chissà quali privilegi o trattamenti di riguardo, ma io ero solo una madre sbattuta in carcere all’improvviso e per una ragione che nemmeno riuscivo a comprendere […]. Trascorro giornate lunghissime, piatte come un’ostia. Sto 22 ore al giorno sul letto, seduta o sdraiata, poi c’è l’aria: una al mattino e una al pomeriggio. Poi ci sono le visite degli avvocati e i miei - Lucio Lucia, Marco Salomone e Salvatore Scuto - cercano di farsi vedere il più possibile. Gli incontri sono un sollievo ma anche una parentesi dentro quell’ambiente cupo, senza speranza. La domenica vado a messa e il sacerdote mi dice: “Jonella devi rinnegare il tuo cognome”, ma io non devo rinnegare niente. Sono sempre stata innamorata di mio papà, un genio, un uomo che aveva cominciato vendendo le bombole per il gas e si è comprato mezza Milano. Sono orgogliosa di lui e di essere sua figlia. […] Dopo i primi giorni di scombussolamento, ecco che Ludovica e Paolino arrivano a trovarmi. Paolino ha 11 anni, è sempre attaccato alla mamma, gli manco terribilmente come lui manca a me, ma quegli incontri sono l’unica possibilità che ho per fargli capire che non sono sparita, sono sempre con lui, gli voglio bene. Vuole stare in braccio, mi accarezza i capelli, io lo rassicuro. Il tempo se ne va in fretta e quando poi escono è terribile. Resti lì con un’angoscia che non si può descrivere […]. E intanto continuo a ripetermi: ma che vogliono da me? Ma che vogliono dalla nostra famiglia? Papà, ormai anziano, è ai domiciliari, Giulia è in cella, io pure, Paolo, cittadino svizzero, ha schivato l’arresto e per l’Italia è un latitante. Una situazione spaventosa […]».Intanto le posizioni dei fratelli si dividono, aprendosi a ventaglio. Giulia, provata dalla detenzione, patteggia. Jonella corre verso il processo con rito immediato a Torino. Paolo, che viaggia con il metronomo del rito ordinario, vede invece accogliere l’obiezione dei suoi difensori: il giudice stabilisce che la competenza è di Milano, come sostengono i legali dei tre, e manda le carte in Lombardia. È la svolta che segnerà tutta questa storia, ma ci vorranno anni per allineare le diverse posizioni come gli astri. […] Jonella si immerge ancora in quei ricordi dolorosi: «Un giorno gli avvocati, tutti sorridenti, mi danno il grande annuncio: “È fatta, torni a casa”. Mi sembra impossibile, ho le vertigini, poi torno in cella, mi preparo e comincio a contare i minuti. Ma passano le ore e non succede nulla. Anzi, la giornata svanisce in un’attesa che non porta da nessuna parte. Mi hanno ingannata, non è così, ci dev’essere stato un equivoco o hanno cambiato idea […]. Purtroppo il peggio arriva il giorno dopo, un giorno di ottobre 2013 che non scorderò mai. Ludovica viene a San Vittore e mi urla addosso: “Mamma basta, devi patteggiare, come ha fatto la zia. Paolino piange tutte le sere. Va a letto dicendo: Mamma, mamma, dove sei? Perché non vieni? Patteggia e facciamola finita”. Ludovica se ne va in lacrime. Io mi ritrovo più prostata di prima […]. Chiamo gli avvocati. Ho deciso: patteggio. Scrivono un testo che mi rifiuto di leggere, tanto non m’interessa, l’importante è rientrare a casa […]».A novembre, finalmente, Jonella Ligresti torna nella sua casa milanese. È blindata e non può incontrare nessuno, a parte i figli e gli avvocati. […] «La nostra famiglia è nell’angolo, schiacciata dalla congiuntura e dall’azione di chi, in questo disastro, si sta dando da fare per portarci via tutto. Unipol, che sta per inglobare Fonsai, scatena l’azione di responsabilità. […] Siamo assediati e banditi dalla comunità civile. I Ligresti devono essere spazzati via».La lotteria della giustizia ha in serbo altri numeri. «Al processo di Torino, mi condannano a 5 anni e 8 mesi per aggiotaggio informativo e falso in bilancio». Che cosa è successo? Il giudice ha detto no al patteggiamento: ha ritenuto la pena concordata non congrua. Troppo bassa. E poi mancavano i risarcimenti alle parti civili. E allora ha stracciato l’accordo e ha spedito Jonella a dibattimento […]. «A papà va pure peggio: 6 anni e 2 mesi. Un’enormità. A Milano invece Paolo viene assolto: è la stessa identica storia, ma lui se la cava alla grande, noi siamo trattati come delinquenti. Papà ormai è l’ombra di sé stesso: si estrania progressivamente, si chiude, non parla più. La sua testa lascia spazio a una malattia della mente, forse un rifugio per chi ha patito troppo […]».Salvatore Ligresti si spegne nella casa di via Ippodromo il 15 maggio 2018. Non fa in tempo a vedere la ruota che gira. […] Per Jonella è il faro di una vita e un lutto senza fine: «Dopo la sua morte ho preso da un assegno la sua firma e me la sono tatuata sul polso. Così papà è sempre con me». Ma le sorprese non sono finite. Nel 2018 la Corte d’appello di Milano conferma l’assoluzione di Paolo e lo fa con parole definitive. Il falso in bilancio non c’è, è stato il consulente tecnico della Procura, Giovanni Sammartini a sbagliare i suoi calcoli: è arrivato a stimare in 538 milioni la carena della riserva sinistri ma non si capisce come sia arrivato a questo risultato, oltretutto appena oltre la soglia di punibilità. Di fatto, la famiglia Ligresti è stata incriminata e ammanettata per uno 0,2 per cento di troppo che non c’è. […] Quei 538 milioni in realtà sono molti di meno. E il reato non c’è: non c’è per Paolo come non c’è per Jonella che pure è stata condannata a una pena pesantissima. […]Il verdetto di Milano diventa definitivo e apre una crepa gigantesca nella costruzione accusatoria. La sentenza fa infatti a pugni con il patteggiamento di Giulia e con la condanna, sia pure in primo grado, di Jonella a Torino. Le sorprese in questa storia infinita non sono terminate: il 12 marzo 2019 la corte d’appello di Torino stabilisce la competenza di Milano nel filone che riguarda Jonella. Si torna in Lombardia dove tutto era nato quasi dieci anni prima. […] La Procura riflette e poi chiede l’archiviazione. Il gip la dispone nel maggio 2021. È la fine. «Ci hanno messo 8 anni», conclude Jonella, «ma ci hanno dato ragione. Ora chiederò l’indennizzo per l’ingiusta detenzione. Ma sono briciole rispetto a quel che ho sofferto e che hanno patito i miei figli […]I Ligresti non sono più quelli di prima, papà è morto come un appestato e con le cause civili ci hanno portato via centinaia di milioni di beni. Ma siamo ripartiti. Io ho aperto un ristorante in Sardegna, Ludovica si occupa di moda, Paolo studia. Andiamo avanti».
Jose Mourinho (Getty Images)