2025-01-04
Caso Cecilia Sala, Renzi, Conte e Schlein in coro: «Fate presto». Intanto svacanzano tra Cortina e l’estero
Il leader di Iv predica dalla villeggiatura, come Giuseppi. Il capo del Pd è fuori confine. E al Copasir manca il numero legale.Tra un morso al pandoro e una sciata le opposizioni sono in pressing sul governo per la reporter Cecilia Sala, podcaster per Chora media e collaboratrice del Foglio detenuta a Teheran, con tutti i big che, nonostante la delicatezza della situazione, hanno straparlato a più non posso, chiedendo un tavolo bipartisan, e con le donne dem pronte alla mobilitazione. Ma da Cortina o all’estero per le vacanze. Tanto che il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, non è riuscito a riunirsi immediatamente perché sarebbe mancato il numero legale. Tranne alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia, gli altri esponenti alla data di oggi non hanno dato la loro disponibilità, nonostante il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, si fosse subito detto pronto a riferire al Copasir sulle evoluzioni del caso Sala. «Venendo incontro alle richieste delle opposizioni», hanno fatto sapere da Palazzo Chigi, Mantovano «ha dato immediata disponibilità al presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini (Partito democratico, ndr) a riferire al Copasir già domani mattina (oggi, ndr), e quindi per suo tramite al Parlamento». Nisba. La prima data utile, e comoda, per tutti è stata il 6 gennaio. E così, alle 14 dell’Epifania, nell’aula di Palazzo San Macuto, Mantovano potrà finalmente relazionare. Intanto la sbandierata fretta delle opposizioni, alla prova dei fatti, si è sciolta come neve al sole. Il segretario del Copasir Ettore Rosato di Azione non ha potuto fare altro che comunicare ai componenti la data della convocazione. Mentre il leader di Italia viva, Matteo Renzi, proprio colui che aveva chiesto a Giorgia Meloni «di riunire in sua presenza i leader di maggioranza e opposizione o semplicemente i capigruppo già oggi (ieri per chi legge, ndr) o al più tardi domani», aggiungendo di essere «pronti a raggiungerla a Palazzo Chigi interrompendo tutti le vacanze», nelle scorse ore si aggirava a Cortina dalle parti dell’hotel de Len (anche se nell’hotel dicono che non abbia alloggiato da loro), non avrebbe potuto comunque contare sulla prontezza del suo uomo al Copasir Enrico Borghi (pure lui disponibile per l’Epifania). A Cortina, nonostante le polemiche dell’anno scorso per il soggiorno in un hotel con lo stesso numero di stelle (cinque) del suo partito, si aggirava pure l’ex premier e leader pentastellato Giuseppe Conte, avvistato davanti alla Cooperativa (che è un lussuoso centro commerciale) e ieri durante una passeggiata in pieno centro con la compagna, Olivia Palladino. Pare alloggino, con la figlia di lei e alcuni amici, in un appartamento preso in affitto in un’area più defilata, per non creare scandalo. E a cascata sarebbe stata registrata l’indisponibilità prima dell’Epifania dei pentastellati Roberto Scarpinato e Marco Pellegrini (il cofirmatario della famosa proposta di legge per istituire la «Giornata nazionale dell’ecospiritualità»). Proprio i pentastellati avevano esortato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «a venire subito in Senato a riferire». Quel «subito» probabilmente valeva, però, solo per Tajani. È stato necessario che i genitori della reporter chiedessero il silenzio stampa sulla vicenda per far comprendere, forse, agli strepitanti la delicatezza della questione. «La situazione di nostra figlia è complicata e molto preoccupante», scrivono Elisabetta Vernoni e Renato Sala, precisando che «per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo». Poi aggiungono: «Ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione». Ed ecco la sferzata: «La fase in cui siamo arrivati è molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione». La richiesta è quella del «silenzio stampa». Perché l’attività politica degli esponenti delle opposizioni finora è sembrata viaggiare su due binari paralleli: uno mediatico, con il quale hanno starnazzato sulle presunte falle nella narrazione del ministro degli Esteri e si sono detti pronti a partecipare al tavolo bipartisan o a correre a Palazzo Chigi, l’altro pratico che, però, li ha trattenuti lontani da Roma e dal Copasir, in alcuni casi per svacanzare (più che lecitamente, ovvio). Come Elly Schlein, frettolosa nel chiedere al governo di rendere le opposizioni partecipi sulle iniziative messe in campo per liberare Cecilia. Ma lo ha fatto da un luogo imprecisato all’estero. Dal suo staff hanno dato risposte più elusive di una slitta in discesa libera. «Non è a Roma», ha infine confermato ieri il suo portavoce. Peppe Provenzano, che si era associato al pressing della Schlein, nel frattempo, era irrintracciabile. Un suo vecchio collaboratore fa sapere che «potrebbe essere in Sicilia per le vacanze di Natale». Al telefono nessuna risposta. D’altra parte, si sa, le vacanze di Natale sono sacre, almeno quanto gli impegni non mantenuti.