2023-12-20
        Blitz sul capo dei rischi della Cassa: distaccato per un anno in Open fiber
    
 
Cdp delibera 4,5 miliardi di attività. Fuori Alessandra Ferone, al suo posto Francesca Scaglia. Mugugni nel cda.Ultimo consiglio di amministrazione per Cassa depositi e prestiti. Aperto in mattinata si è chiuso intorno alle 14 con l’obiettivo di deliberare, in vista della chiusura dell’anno una ventina di operazioni per un totale di 4,5 miliardi di euro. Il cda ha inoltre dato il via alla Politica del Settore Agricolo, dell'Industria Alimentare, del Legno e della Carta che definisce i criteri per orientare le decisioni di finanziamento e investimento di Cdp in questi settori in un'ottica di responsabilità non solo economica ma anche sociale e ambientale. «In linea con il ruolo di Cdp», si legge in una nota, «a favore dell’economia del Paese, il cda ha approvato nuove operazioni che comprendono finanziamenti per l'internazionalizzazione e per l'export e interventi volti ad agevolare l'accesso al credito delle imprese italiane». Fra i destinatari delle operazioni ci sono aziende di piccole, medie e grandi dimensioni, eccellenze del Made in Italy, che puntano a nuovi programmi di investimento con impatti positivi sulle filiere strategiche e in una pluralità di settori produttivi. In attuazione del piano strategico 2022-2024, Cdp è quindi sempre più impegnata ad accompagnare le pubbliche amministrazioni anche nella transizione digitale, contribuendo ai piani di mobilità sostenibile sul territorio e favorendo l'adozione da parte degli Enti delle tecnologie più avanzate. Il cda ha, inoltre, approvato la nuova politica del settore agricolo, dell’industria alimentare, del legno e della carta, elaborata attraverso un processo di analisi delle tematiche Esg rilevanti per tali settori, anche grazie al confronto con esperti del settore e rappresentanti della società civile. Tutto regolare, insomma, e in linea con gli ultimi cda della cassa. Più movimentata invece la discussione a latere. Ieri è infatti stata formalizzata l’uscita, o meglio il distacco per un anno, di Alessandra Ferone, volto storico di viale Goito, dove dal 2019 ricopre l’incarico di capo del settore rischi. La Ferone andrà a ricoprire analogo ruolo in Open fiber. Probabilmente per dare il messaggio al mercato che la componente pubblica è intenzionata a rivedere gli equilibri finanziari. Una sorta di intervento modello Saipem, dove la manager tra l’altro ha già ricoperto ruoli in consiglio. Al suo posto entra, Francesca Scaglia, attuale capo del comparto rischi a Banco Desio, proveniente a sua volta da Unicredit dove aveva lavorato al fianco di Alessandro Decio. Altamente specializzata e a quanto risulta alla Verità con bollino di Palazzo Chigi. È stata però la scelta di spostare la Ferone a creare dibattito. Contrario alla decisione sarebbe stato il consigliere Francesco Di Ciommo, il solo a essere stato indicato dall’attuale governo e legato a un rapporto di stima con Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidenza del Consiglio. Di Ciommo, dalla sua nomina riveste anche il ruolo di membro del comitato rischi di Cdp, assieme al presidente Giorgio Righetti direttore generale dell’Acri. Ambiente nel quale la Ferone ha costruito rapporti solidi, quale elemento di garanzia per la continuità delle attività e il controllo dei rischi. Va ricordato che Acri rappresenta le fondazioni che a loro volta sono azionisti di peso della Cassa. Evidentemente il distacco di un anno in Open fiber non era stato condiviso con la controparte di minoranza. Vedremo come saprà inserirsi il nuovo capo della direzione rischi.
        Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
    
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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