2024-09-27
Sul cda Rai Renzi rottama il campo largo
Matteo Renzi, 49 anni, fiorentino (Ansa)
Il capo di Italia viva trascina sull’Aventino Elly Schlein: niente voto, a differenza di M5s e Avs. E fa scattare la rissa nelle file dell’opposizione. Non solo, l’ex premier finge di non sapere che la tanto criticata lottizzazione è il frutto di una sua legge.Un altro giro di valzer. Nonostante le turbolenze fiorentine il Parlamento ha eletto i nuovi consiglieri della Rai in carica per i prossimi tre anni. E ha scoperto che Pd e Italia viva svegliandosi ieri mattina si sono dimenticati cosa sia la lottizzazione. I due partiti che negli ultimi 15 anni hanno occupato più di tutti poltrone, sgabelli e strapuntini facendo bistecche del cavallo morente di viale Mazzini, non hanno partecipato al voto (con Azione) perché avrebbero voluto invertire l’ordine dei fattori: prima la riforma della governance voluta dall’Unione europea (in adesione al Media freedom act che prevede un’indipendenza molto di facciata dei vertici), poi le nomine.Così non è stato. La Camera ha indicato i giornalisti Federica Frangi in quota Fratelli d’Italia e Roberto Natale (ex presidente Fnsi ed ex portavoce di Laura Boldrini) in quota Alleanza Verdi Sinistra; il Senato ha rieletto Alessandro Di Majo del Movimento 5 stelle e il sempreverde Antonio Marano, sponsorizzato dalla Lega. Il ministero delle Finanze, azionista della massima azienda culturale del Paese, ha proposto per la presidenza Simona Agnes, fortemente voluta da Gianni Letta, e Giampaolo Rossi (Fdi) per il ruolo di amministratore delegato. L’iter è avviato, ora si prevede battaglia in Commissione di Vigilanza, che dovrà dare il gradimento alla presidente in pectore. Non dovesse esserci maggioranza - a oggi mancano due voti - e in attesa di un nuovo nome di garanzia, l’interim (che potrebbe durare molto a lungo) sarà affidato al consigliere anziano, vale a dire Marano. Gli effetti immediati e più evidenti del tumultuoso ballo Rai sono due: la spaccatura del campo largo, con Giuseppe Conte da una parte ed Elly Schlein dall’altra, e il posizionamento di Matteo Renzi come mosca cocchiera del Pd sull’Aventino. Il leader di Italia viva è riuscito nell’intento di entrare nella foto ricordo accanto alla segretaria del Nazareno, accreditandosi come possibile alleato per conquiste future. Proprio lui, che grillini e rossoverdi non vogliono vedere neppure dipinto. Una replica dell’abbraccio della Partita del cuore, con una stupefacente giravolta entrata da tempo nel bagaglio renziano di ginnastica artistica: il Media freedom act dovrebbe smantellare una legge voluta da lui per prendersi tutto, ed entrata in vigore nel 2015 durante il governo di centrosinistra guidato da lui. Ancora una volta Renzi ha vinto il premio Fregoli alla carriera. Glielo ha fatto notare Giuseppe Conte, che ha preferito andare in Aula a votare il proprio consigliere. «Noi siamo stati coerenti sulla Rai. Siamo con Avs, non capisco l’atteggiamento del Pd. Il cda del servizio pubblico non deve essere lasciato al governo, ma dev’essere presidiato anche dalle forze di opposizione. La spaccatura c’è stata, ma da parte del Pd che ha deciso di stare con Renzi. Avevano varato la riforma nel 2015 e adesso la disconoscono. È inutile che si lamentino: Giorgia Meloni non fa altro che applicare lo spoil system feroce contenuto in quella legge». Angelo Bonelli è sulla stessa lunghezza d’onda: «Lasciare a TeleMeloni anche il controllo totale del cda è una cosa che non riteniamo saggia. La realtà dice che il campo largo non esiste, perché se esistesse avremmo una situazione differente».I toni dentro l’opposizione sono alti, Schlein sottolinea che «fino a ieri tutte le opposizioni condividevano la stessa posizione, non partecipare al voto». Maria Elena Boschi accusa chi ha votato «di avere fatto il gioco del centrodestra». Ma è ancora Conte ad avere l’ultima parola, girando il coltello nella piaga antica del Nazareno dove il renzismo è tutt’altro che scomparso: «Chi sceglie l’Aventino lo deve fare per le poltrone vere, le nomine delle direzioni di rete e di testata, quindi ci aspettiamo un Pd conseguente dopo decenni di segno diverso che fin qui ha dato alla Rai». Insomma volano gli stracci anche se l’argomento è surreale: la riforma in senso europeo è stata calendarizzata anche per l’impegno delle opposizioni ed è prossima ad arrivare in Parlamento. Ma Schlein è caduta nella trappola e Renzi può cominciare a gongolare: ecco che la zizzania verde si allarga nel pratone della sinistra disunita.Terremotare a giorni alterni è il destino dell’ex premier, che si autodefinì statista ma è costretto a fare mosse da statistico (più un contabile che un notabile) per cercare di capitalizzare il 2% scarso di Italia viva dentro il campo larghissimo di Elly Schlein «già dalle prossime regionali». Ecco dunque la giravolta in Liguria, le aperture alla sinistra più rossa, l’alleanza con Maurizio Landini (quello che vorrebbe fare un referendum per abolire il Jobs act renziano) sulla consultazione contro l’Autonomia differenziata. Per uscire dal tunnel dell’irrilevanza Renzi non ha problemi a passare dal riformismo al trasformismo. Ad accarezzare Elly Schlein dopo avere detto: «La fine del Pd ci sarà sia con lei al Nazareno che senza». A corteggiare Conte, bollato qualche mese fa come «un irresponsabile, un uomo senza dignità». Lo sgambetto tentato sul cda della Rai era semplicemente funzionale a questo disegno. Ma a differenza della segretaria piddina, l’avvocato del popolo non ci è cascato.
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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