2022-01-11
Delega fiscale dopo il voto per il Colle. Il centrodestra vuol sfilare la riforma del catasto
Posticipato il termine per presentare emendamenti in commissione sia perché serve più tempo per discutere il testo, sia per ragioni politiche. Fi, Lega e Fdi cercano di bloccare future patrimoniali sulla casa.Si allungano i tempi per l’approvazione delle delega fiscale. Inizialmente il voto del documento, da calendario, era previsto prima che iniziassero le votazioni per il nuovo presidente della Repubblica (24 gennaio), ma visti i tempi ristretti per poter analizzare i temi in campo i membri della commissione finanza alla Camera hanno chiesto e ottenuto uno spostamento di quattro giorni (dal 10 al 14 gennaio). E dunque venerdì sarà l’ultimo giorno utile per presentare tutti gli emendamenti al testo. Questo slittamento porta il calendario dell’iter di approvazione della legge delega fiscale ad allungarsi, andando ben oltre la data fissata del 24 gennaio. Il maggior tempo richiesto dai partiti è legato da un lato a questioni meramente tecniche e dall’altro alla delicatezza dei temi trattati. Per quanto riguarda il primo punto si fa riferimento al fatto che la legge di bilancio è stata approvata a fine dicembre, con un rapido passaggio alla Camera. E il 10 gennaio, ovvero ieri, era una data troppo vicina per poter svolgere gli approfondimenti necessari sul testo, per poi presentare i singoli emendamenti. Mentre sui temi, i membri della commissione Finanze sono ben consapevoli che gli argomenti che si stanno andando a trattare sono delicati, dato che andranno a modificare le regole del fisco dei prossimi anni, e che dunque necessitano di più tempo per lo studio. Da tenere conto che qualsiasi novità verrà approvata in questo mese vedrà la sua applicazione a partire dal 1° gennaio 2023. La discussione al momento verte tutta attorno al testo che è stato approvato in commissione Finanze il 30 giugno, frutto del confronto e del compromesso trovato tra le varie parti sociali e i partiti della maggioranza e dell’opposizione. Il centrodestra chiede infatti che sia quello il testo di riferimento, andando dunque a escludere tutte le varie aggiunte fatte successivamente. Il focus è ovviamente sulla riforma del catasto. All’interno del testo di compromesso, presentato al governo l’estate scorsa, non era infatti presente alcuna revisione del catasto. La norma era stata esclusa all’ultimo proprio per evitare che l’esecutivo potesse, in sede di attuazione della riforma fiscale, introdurre per gli anni a venire una nuova patrimoniale sulla casa. Il testo ha però ben presto visto delle aggiunte e infatti già a settembre si era iniziato a parlare delle possibilità di introdurre una riforma del catasto. O meglio il governo, allora, aveva spiegato come il suo obiettivo era quello di dare il via a «un esercizio di mappatura che sarà reso disponibile nel 2026, non ha alcun effetto immediato. Nel 2026 verrà usato da chi vorrà utilizzarlo. Per ora è un esercizio per capire lo stato del nostro sistema immobiliare». Parole dette dal ministro dell’economia Daniele Franco in audizione alle commissioni Bilancio, alle quali si devono però aggiungere le spiegazioni presenti nell’allegato al disegno di legge delega fiscale che sottolineano come «la revisione del catasto è coerente con le raccomandazioni dell’Unione europea, che chiedono all’Italia di compensare la riduzione della tassazione sul lavoro attraverso una riforma dei valori catastali». Frase che porta un aumento futuro delle imposte sulla casa. Per questo motivo il centrodestra vuole cercare di opporsi in blocco alla misura. Per Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega il sentimento è lo stesso: presentare emendamenti per stralciare definitivamente la riforma del catasto. «La revisione degli estimi catastali potrebbe creare non pochi problemi, per esempio, sull’Isee», spiega Lucia Albano, membro della commissione Bilancio per Fratelli d’Italia. Ricordiamo infatti che l’indicatore della situazione economica equivalente è usato come valore di riferimento per chiedere diversi bonus famigliari, e la sua modifica potrebbe dunque andare a creare degli squilibri anche in tal senso, togliendo di fatto benefit alle famiglie italiane. Oltre al tema del catasto, ci sono altri emendamenti che saranno presentati ed esaminati nel corso della prossima settimana. Uno di questi è il mantenimento della mini flat tax. Tema caro non solo alla Lega. Negli ultimi mesi infatti anche il M5s non aveva disdegnato la tassa piatta. Anzi, aveva proposto uno scivolo per la flat tax da 65.000 euro in modo da garantire ai contribuenti, per i successivi due periodi di imposta, un regime agevolato, senza passare di colpo alla tassazione equivalente degli scaglioni Irpef. Ma non solo, perché il tema della flat tax è caro anche al resto del centrodestra. C’è poi tutta la questione della rateizzazione del secondo acconto delle tasse (scadenza il 30 novembre), tra gennaio e giugno. La proposta, già presentata nei mesi scorsi, darebbe la possibilità ai contribuenti di dilazionare il pagamento del 30 novembre in sei rate, con l’ultima scadenza fissata a giugno. Il tutto, stando a quanto stimato dall’Istat, non avrebbe inoltre ripercussioni sulle entrate dello Stato, e dunque sarebbe a costo zero. Infine un altro tema su cui sarà presentato un emendamento ad hoc sarà l’abolizione o la riduzione della ritenuta d’acconto. Bisogna sottolineare come di questi ultimi si sia discusso anche durante la legge di bilancio senza però ottenere l’inserimento della misura in manovra. Un tema che invece è stato approvato con la finanziaria 2021 è stato invece la revisione dell’Irpef (pilastro delle delega fiscale), che ha visto una riduzione degli scaglioni da cinque a quattro e una revisione delle aliquote e anche delle detrazioni e deduzioni fiscali.
Jose Mourinho (Getty Images)