L’ex factotum sentito per undici ore. «Materiale chiave». Adesso il dem trema

L’inchiesta Affidopoli ha riservato all’aspirante governatore delle Marche Matteo Ricci un’estate difficile da dimenticare. Ieri l’ex factotum dell’ex primo cittadino di Pesaro è stato sentito per quasi undici ore (dalle 10 alle 20.45) dalla pm Maria Letizia Fucci e dagli investigatori che da mesi indagano sugli appalti facili garantiti dal Comune alle associazioni Opera maestra e Stella polare. La notizia che l’interrogatorio fosse imminente la aveva data l’avvocato di Santini, Gioacchino Genchi. Infatti nel suo stato di Whtasapp, sabato, aveva lanciato un messaggio abbastanza chiaro ai cronisti: «Ritengo fondamentale che il suo (di Santini, ndr) interrogatorio si svolga nel massimo riserbo. Per questo motivo, nel sollecitare l’esecuzione dell’atto, ho espressamente rinunciato sia a ogni termine a difesa, sia alla sospensione feriale, che avrebbe differito l’interrogatorio al mese di settembre, chiedendo inoltre di non ricevere alcuna comunicazione preventiva circa il luogo in cui lo stesso sarà svolto». Il sottotitolo della comunicazione era: «Stay tuned», state collegati, l’interrogatorio è imminente. Ieri mattina intorno alle 9 la pm Fucci era già in Tribunale. Contemporaneamente Genchi ha provato a depistare qualche giornalista inviando foto di spiagge siciliane. In realtà si trovava a Pesaro. L’avvocato ha depositato la nomina difensiva appena otto giorni fa ed è subentrato alla collega Paola Righetti, il cui rapporto con Santini si era irrimediabilmente incrinato dopo una discussione sulla strategia difensiva da seguire. L’ex factotum aveva deciso di confessare senza conoscere le carte in mano alla Procura, la legale aveva scelto una strada più prudente. Tra venerdì 1 agosto e lunedì 4 Santini aveva lungamente sfogato con La Verità, anticipando la sua volontà di «raccontare tutto ai pm». Mentre parlava con noi, volava a Palermo per incontrare Genchi. Il quale, lunedì, prendeva in mano la gestione mediatica del suo assistito. «Il mio legale mi ha intimato di non rilasciare dichiarazioni. Ci sentiremo quando i tempi saranno più maturi. Promesso» ci ha scritto Santini il 4 agosto alle 15:35. Poi il silenzio. Tre giorni dopo, giovedì 7, due quotidiani hanno pubblicato la memoria inviata da Santini alla Procura. Un documento che confermava quanto l’ex collaboratore di Ricci aveva già anticipato a noi, con l’aggiunta di un’informazione importante: le chat che Santini aveva cancellato (e che potrebbero imbarazzare Ricci) erano, a giudizio di Genchi, recuperabili. Anche perché nello studio dell’avvocato, che si trova vicino alla cittadella giudiziaria di Roma, lavora anche un ingegnere informatico.
«Si segnala sin d’ora la rilevanza degli accertamenti forensi sullo smartphone […] sottoposto a sequestro, per il recupero della chat Whatsapp» si leggeva nella comunicazione. Che proseguiva: «Lo stesso Santini manifesta fin d’ora la propria disponibilità a mettere nuovamente nella disponibilità degli inquirenti il proprio smartphone, al fine di svolgere accertamenti più approfonditi e a fornire le credenziali del proprio Apple id […] al fine di agevolare il recupero dei backup iCloud relativi all’account Whatsapp precedentemente cancellato». E materiale interessante è già stato consegnato ieri. L’avvocato Genchi, alla fine dell’interrogatorio, ha diffuso questo comunicato: «Alle ore 20:45 di oggi, nell’ambito del procedimento penale “Affidopoli” della Procura della Repubblica di Pesaro, si è concluso l’interrogatorio di Massimiliano Santini, iniziato alle ore 10 presso il Comando della Guardia di finanza e condotto dal pm Maria Letizia Fucci, con l’assistenza degli inquirenti della Polizia di Stato e della Guardia di finanza e, per gli approfondimenti di natura informatica, del consulente tecnico dottor Gianfranco Del Prete. L’indagato ha risposto a tutte le domande formulate, comprese quelle relative agli esiti delle indagini forensi svolte sullo smartphone sequestrato. Al termine, per garantire la massima riservatezza sui contenuti dell’atto istruttorio anche a tutela delle attività di riscontro che seguiranno, il difensore di Santini ha rinunciato sia alla richiesta di copia del verbale sia alla notifica dell’avviso di deposito, chiedendo espressamente al pubblico ministero la segretazione del verbale e della memoria difensiva depositata. La richiesta è stata accolta».
Nel colloquio con noi, Santini aveva escluso che Ricci potesse avere incassato mazzette o utilità diverse dal consenso elettorale contestato dalla Procura. «Se sapessi che Ricci ha usufruito di utilità personali lo direi certamente ai pm. Ma non mi risulta» ci aveva detto. Quindi, dopo averci pensato un attimo, aveva aggiunto: «Ha usufruito della mia casa». Quindi era sembrato mordersi la lingua: «Questa è una cosa molto personale che non va scritta». Ma qui non si tratta di gossip. Infatti, l’abitazione che l’ex sindaco di Pesaro avrebbe occupato potrebbe essere la stessa acquistata anche con i 45.000 euro ricevuti dal presunto corruttore Stefano Esposto. Santini dovrebbe avere parlato anche di questo con gli inquirenti. L’indagato, sul punto, dopo averci confidato la notizia, ci aveva anche assicurato che esisteva la prova dell’utilizzo della sua residenza da parte dell’eurodeputato dem. «Si trova nelle nostre chat» aveva detto. E subito dopo aveva commentato: «Io, però, ho cancellato tutte le prove che avevo».
Poi è arrivato Genchi. E, per Ricci, potrebbe essersi fatta notte fonda. Santini, tramite il suo difensore, ha fatto sapere agli inquirenti di essere pronto a rispondere non solo sulle contestazioni contenute nell’avviso di garanzia, ma anche in ordine «a ulteriori fatti e circostanze di cui è a conoscenza e che ritiene utili all’accertamento della verità, anche in relazione a possibili condotte commesse da terzi soggetti (pubblici ufficiali e privati) in concorso con lui». Ha annunciato di essere disposto ad accollarsi ulteriori episodi illeciti e a coinvolgere altre persone non ancora risucchiate nell’inchiesta. «I miei errori li ho fatti e ho deciso di andare dai magistrati e raccontare tutto» ci aveva anticipato l’1 agosto. E ci aveva invitato a occuparci non solo degli affidamenti alle associazioni di Esposto, ma anche a studiare i canali di finanziamento di Ricci e dei dem, la cui politica sarebbe sostenuta anche attraverso le attività dei circoli d’area e le sponsorizzazioni sportive alla locale squadra di basket.
L’indagato aveva messo in dubbio la regolare registrazione delle offerte dei quasi 1.500 partecipanti alla cena elettorale per Ricci organizzata il 12 aprile 2024 a Pesaro e su cui sta già indagando la Procura dopo alcuni scoop della Verità. Nelle scorse ore, Alessia Morani, ex parlamentare pesarese del Pd, ha esternato la preoccupazione che sta attanagliando il suo partito riguardo al pentimento di Santini: «Mi hanno davvero stupito le dichiarazioni dell’avvocato Genchi, che ha precisato sui quotidiani che il suo mandato non ha finalità politiche. Ci mancherebbe altro e, aggiungo, non è neppure necessario doverlo specificare» ha commentato l’ex sottosegretaria allo Sviluppo economico. La quale, en passant, ha voluto anche rimarcare i trascorsi nel Movimento sociale italiano di Genchi e ci ha accusato di aver contribuito alla nuova linea dell’ex factotum: «La cosa che mi fa più riflettere è il cambio di strategia difensiva di Santini a un mese e mezzo dal voto. Le dichiarazioni che ha rilasciato sul quotidiano La Verità hanno segnato evidentemente un punto di svolta, dopo il rifiuto di rendere l’interrogatorio con il pubblico ministero, fino ad arrivare ad un difensore, molto noto alle cronache, nella lontanissima Sicilia».
Sembra passato un anno dal 30 luglio, quando, dopo 5 ore davanti agli inquirenti, Ricci era uscito dal comando provinciale della Guardia di finanza e, con tono trionfalistico, aveva dichiarato: «Sono molto soddisfatto. Ho risposto a ogni domanda e ho raccontato tutto ciò che so rispetto ai fatti contestati e alla mia attività da sindaco. Ho ribadito la mia assoluta estraneità ai fatti e, anzi, ho apportato un contributo ulteriore per l’accertamento della verità». Quindi aveva ringraziato i magistrati e si era detto «molto sereno e determinato». Alla fine aveva pure sciorinato uno slogan con cui puntava a mettere una pietra tombale sull’inchiesta: «Torno a fare campagna elettorale tra la gente e per la gente».
Dopo appena 12 giorni il sogno di Ricci di proseguire in modo spensierato la sua campagna per mari e per monti si è arenato di fronte alla dura realtà. L’indagine che sino a fine luglio aveva 24 indagati sembra destinata ad allargarsi. È facile ipotizzare che altre persone saranno coinvolte sul registro delle notizie di reato e nuovi illeciti saranno contestati.
Per ora Ricci ha fatto pubblicare sui giornali un audio da cui risulta che, dopo le prime notizie sugli affidi facili, aveva chiesto rassicurazioni con un messaggio vocale a Santini, il quale gliele aveva date. Basterà questo a neutralizzare le insidie che potrebbero arrivare dalle chat dell’ex stretto collaboratore o dalle sue eventuali accuse? L’inchiesta sembra destinata a montare e alle elezioni mancano solo 47 giorni. Se il Campo largo punta a vincere nella Marche è difficile che possa farlo con l’attuale formazione.



















