2023-05-31
Bilanci tarocchi sanati con una multa. Dal caso Juve il calcio esce peggiore
I bianconeri patteggiano per la «manovra stipendi»: sanzione da 718.000 euro e nessun punto di penalità. Gabriele Gravina si loda, ma è un precedente pericoloso per l’intero sistema. Ora comincia la partita con la Uefa.Processo dell’anno, sopravvissuti zero. Perde la Juventus, costretta a patteggiare e quindi a rendersi moralmente colpevole delle contestazioni in sede sportiva. Perde la giustizia pallonara che le aveva tolto 10 punti per le plusvalenze (reato minore a questo punto valutato in maniera abnorme) e nessuno per il presunto doppio falso in bilancio, con i compensi dei calciatori spalmati su più esercizi e 1.700 pagine di intercettazioni dell’inchiesta penale Prisma a carico. Perde senza appello il calcio italiano che nella giungla del diritto si ritrova a un centimetro dal baratro; da domani i bilanci valgono come i cartigli dei Baci Perugina. Mentre la casa brucia, appare surreale l’esultanza del presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina: «La nostra giustizia è veloce e rigorosa. È il risultato più bello per il nostro calcio l’aver ritrovato un momento di serenità». Con questo precedente apparecchiato sul tavolo dell’intero sistema, lui è l’unico a dormire sonni tranquilli.La sentenza del Tribunale federale sul filone stipendi conferma l’accordo fra società bianconera e procura sportiva, e mette una pietra tombale sull’ultimo contenzioso: il club bianconero viene condannato a un’ammenda di 718.240 euro (meno della plusvalenza di Matteo Stoppa che oggi gioca in Serie C nel Vicenza), la penalità già inflitta in classifica diventa ufficiale, ogni ricorso a Tar e Consiglio di Stato sarà inammissibile e la posizione di Andrea Agnelli viene stralciata. L’ex presidente, unico a non avere accettato il patteggiamento, andrà a processo il 15 giugno. Con questo dispositivo si sgonfia automaticamente anche il caso delle partnership sospette con altri sei club (Atalanta, Sassuolo, Sampdoria, Udinese, Cagliari, Genoa) e nuovi possibili deferimenti vengono di fatto evitati, anche se le Procure di Bergamo e Bologna hanno già aperto le inchieste.La Federcalcio aveva indicato l’uscita d’emergenza per evitare pene più pesanti e i vertici bianconeri l’hanno imboccata: la solitudine di Agnelli e il patteggiamento equivalgono a un chilo di cenere sulla testa al di là di ogni comunicato. Ieri la dirigenza, che per l’area sportiva fa capo a Francesco Calvo, ha ribadito «la correttezza dell’operato del club» ma ha ritenuto «di accedere all’applicazione di sanzioni nel miglior interesse della società stessa, di azionisti e stakeholders». Tutto questo per ottenere «un risultato certo, mettendo un punto fermo e superando lo stato di tensione e di instabilità». La decisione era nell’aria. Per comprenderne le curve è sufficiente tornare alle dichiarazioni di concordia di Gravina, a quelle da grande abbraccio del ministro dello Sport Andrea Abodi, alla boutade di Giancarlo Giorgetti sul sequestro dello stadio al posto della penalizzazione. E alla decisione del ds Cristiano Giuntoli di passare da Napoli a Torino: nessuno lo avrebbe fatto senza garanzie di non finire in un buco nero. A osservare le fibrillazioni incrociate sui social, nessuno brinda tranne gli avvocati della Juventus guidati da Maurizio Bellacosa che hanno giocato la finalissima in aula con ingegnoso realismo da serie tv (Suits insegna con i contorti «deal» di Harvey Specter). Si lamentano i tifosi bianconeri che speravano in una gagliarda e identitaria battaglia legale per ottenere il proscioglimento pieno. Tuonano i sostenitori delle storiche rivali che attendevano un verdetto clamoroso (retrocessione, penalizzazione ulteriore) e invece intravedono vecchie penombre. Liquidare un’accusa di falso in bilancio con una multa è un colpo di genio, la realpolitik ha avuto la meglio e la Borsa è stata la prima ad accorgersene: il titolo della Juventus ha guadagnato il 7% in mezza giornata. L’assenza di ulteriore penalizzazione in punti sulle stagioni incriminate (2020 e 2021) ha evitato anche di mettere in dubbio la regolarità del verdetto di quei campionati: la Signora quattro anni fa lo vinse con un punto sull’Inter, tre anni fa arrivò quarta andando in Champions con un punto sul Napoli. L’accordo consente a una delle più prestigiose società d’Europa di guardare al futuro con molte certezze in più. A una giornata dalla fine del campionato è in Conference League e può ancora raggiungere l’Europa League. Poca cosa per chi ogni anno aspira alla Champions, ma un punto fermo da cui ripartire dopo una delle stagioni più assurde della storia. Un piccolo piedistallo stabile sul quale ricostruire la squadra, con Max Allegri, Raffaele Palladino o altri. Soprattutto con la serenità necessaria per una transizione dove porre le basi di un rilancio vincente come accadde dopo la notte di Calciopoli di 17 anni fa. Con 120 milioni di passivo sarà difficile mantenere giocatori con stipendi lunari (di questi tempi) e reinserire prestiti di ritorno come Arthur, Dejan Kulusevski, Denis Zakaria, Weston McKennie. È possibile un sacrificio importante (Dusan Vlahovic, Angel Di Maria), anche perché il nuovo corso prevede la totale valorizzazione di giovani come Nicolò Fagioli, Federico Gatti e Fabio Miretti, già pilastri in questi mesi complicati.Per la giustizia sportiva il caso è chiuso ma sulla vicenda c’è il rischio dei tempi supplementari dell’Uefa. Dopo la stretta di mano italiana il gran visir del pallone Alexander Ceferin aspetta che il club scarichi ufficialmente Agnelli con una presa di posizione netta contro la sua gestione e soprattutto contro la folle idea della Superlega. Non ci stupiremmo se, a fronte di una genuflessione, l’Uefa decidesse di ritirare gli artigli e considerare l’esclusione (ormai poco dolorosa) dalle coppe solo nella prossima stagione. Il realismo a corto raggio ha preso il sopravvento e l’indagine Prisma della Procura di Torino, a livello sportivo, va in soffitta. Tutti sconfitti, tutti in pace. Con il pallone sgonfio sottobraccio.