
Il clima d'intolleranza lo crea chi accusa il governo anche per la grottesca stupidaggine del maestro (ora sospeso) che ha umiliato e insultato il bimbo nero davanti alla classe. Ci sentiamo di darvi una notizia sconvolgente. Magari vi sorprenderà, ma abbiamo la certezza che siate pronti ad ascoltarla. Eccola: i cretini esistono. E fanno cretinate. Prendere un bambino - un alunno delle elementari, per di più - e farlo insultare dai compagni di scuola non è un «esperimento sociale», è una schifezza. Lo sarebbe anche se il piccino fosse bianco, olivastro, verdognolo, itterico. Non si fa, punto. Eppure Mauro Bocci, 42 anni, insegnante di Foligno, lo ha fatto. E lo ha fatto con un bambino nero. «Volevo far capire agli alunni l'aberrazione del razzismo», ha dichiarato ai giornali. Beh, a quanto pare ha ottenuto risultati diversi: il bimbo dice di essersi sentito umiliato, i suoi genitori sono furenti, l'opinione pubblica ribolle. L'uomo è stato sospeso, e sembra proprio che se lo meriti. Tutto questo, però, non ha nulla a che fare con il governo in carica, con la Lega o con Matteo Salvini. Molto probabilmente non ha a che fare nemmeno con il razzismo. Può darsi che il Bocci menta, che egli in realtà detesti i neri. Però, al Corriere della Sera, spiega: «Insegno alternativa alla religione cattolica, passo il tempo con i ragazzi musulmani». Non sembra proprio la descrizione di un fanatico suprematista bianco. Anzi, viene quasi da pensare che il nostro, in un impeto di buonismo grottesco, abbia partorito l'abominevole esperimento. In ogni caso, pagherà l'errore, bene così. Troppo facile, però, tirare in ballo «il clima di odio» creato dai perfidi populisti anti immigrati. Anche perché questa storia l'abbiamo già sentita mesi fa. Ricordate l'aggressione «fascista» a Daisy Osakue? Ricordate il tweet di Matteo Renzi in proposito? Scrisse che Daisy era stata «selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti» e che «gli attacchi contro persone di diverso colore della pelle sono una emergenza». In realtà Daisy non era stata «selvaggiamente picchiata», ma ferita da un lancio di uova. E tra gli schifosi razzisti c'era pure il figlio di un esponente Pd. Ciò dimostra che bisogna andarci cauti, prima di gridare all'avanzata delle forze del male. Bisogna stare molto attenti a mettere in campo contrapposizioni tra i buoni che accolgono e i cattivi che non vogliono gli immigrati, tra una «Europa progressista aperta e un'Europa chiusa, populista e nazionalista». Sapete chi lo ha detto? Il filosofo Alain Finkielkraut, aggredito per strada giorni fa da un gruppuscolo di manifestanti che gli hanno gridato «merda sionista», «razzista», «fascista». Anche in quel caso, subito si è gridato al «clima di odio» creato dai populisti. Poi è emersa una verità differente. E lo stesso Finkielkraut, da vittima di aggressione, ha dichiarato: «Sono convinto che bisogna rispettare la libertà e la saggezza dei popoli europei quando rifiutano di aderire a una visione multiculturale della società». Parlando del governo italiano, ha detto che «liquidarlo con il termine “lebbra nazionalista" è stato un grave errore di Macron». È lo stesso errore di numerosi esponenti della nostra sinistra che da mesi e mesi gridano al razzismo. A partire da Renzi, che ancora ieri - non pago della figuraccia sul caso di Daisy - ha di nuovo puntato il dito sul governo colpevole di favorire la discriminazione. Forse è il momento che anche gli illustri politici progressisti comprendano che opporsi all'immigrazione di massa non significa «odiare il diverso». Anzi, le politiche di contenimento dell'immigrazione contribuiscono a svelenirlo, questo benedetto clima. Continuare a ripetere - come ha fatto la sinistra negli ultimi anni - che «bisogna far entrare chiunque», che i «poveri profughi» hanno bisogno di sostegno in ogni caso, facendo finta di non vedere gli enormi guai che l'invasione ha causato, è servito soltanto ad alimentare rabbia e risentimento. In Italia non c'è la segregazione. Non ci sono linciaggi nelle strade. Ci sono vari cretini, questo sì. Ci sono maestri che - magari animati da sincero spirito antirazzista - producono mostri. Ci sono pure imbecilli che scrivono minacce di morte a Salvini sui muri. Ci sono liberal pomposetti che insultano e offendono in tv chi si permette di esprimere opinioni a loro sgradite. Ci sono giornali e politici che dividono il mondo in «uomini» e «bestie». E c'è un sacco di gente che vede il razzismo nel cervello altrui e non la cretineria che risiede nel proprio.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






