2025-05-13
Le banche raccolgono i frutti della propaganda ecologista: mutui green saliti del 400%
Ursula von der Leyen (Ansa)
Rilevazione di Bnp Paribas: un italiano su due ha previsto interventi sulla casa. E Bruxelles dà alle Ong la possibilità di contestare i sussidi nazionali «inquinanti».I verdi hanno perso le elezioni ovunque, non sono più nella maggioranza a Strasburgo, Greta Thunberg la cercano con Chi l’ha visto? ma Ursula von der Leyen tira dritto sul green come un carro armato, che peraltro su di lei ha un forte appeal. La ragione? Biechi soldi. La propaganda è stata così penetrante che gli italiani si sono convinti che devono mettere mano al portafoglio per far diventare ecologiche le loro case. Bnp Paribas, uno dei colossi bancari europei che ha molto da guadagnare con i mutui green, ha condotto in Italia, Francia, Spagna, Germania, Belgio, Lussemburgo, Polonia e Gran Bretagna un sondaggio che rivela come la finestra di Overton – affermare ossessivamente un’idea sgradita per farla diventare accettabile – abbia funzionato alla grande. L’83% degli italiani (quindi la totalità dei proprietari di casa, visto che il 77% dei concittadini possiede la propria abitazione ancorché gravata da mutuo) è convinto che la casa più è verde e più ha valore, e il 77% pensa di dover investire nella ristrutturazione per evitare di dover svendere un domani il proprio immobile anche se mettere mano alle case comporta una spesa ingentissima. Da questo sondaggio emergono altri dati significativi che rivelano il profilo oppressivamente burocratico dell’Ue. Ieri ne hanno fatta un’altra cercando di favorire le Ong ambientaliste, partorendo un mostro giuridico. Il mostro dei mostri resta però la direttiva sulle case green. Adottata lo scorso anno è pienamente in vigore e all’Italia è rimasto ormai solo un anno per presentare il suo piano di adeguamento delle case. Entro il 2030 tutte le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero, entro il 2050 tutte le case non dovranno più emettere nulla. Il patrimonio edilizio italiano è per il 54% nelle più basse classi di merito ambientale. Nomisma sostiene che per stare al passo con la direttiva europea le famiglie italiane dovranno sborsare nei prossimi quattro anni 84,3 miliardi per circa 5 milioni di edifici. La stima peraltro pare approssimata per difetto visto che il Superbonus che ha provocato una voragine nei conti pubblici – sin qui lo Stato ha speso 122 miliardi – ha riqualificato meno dell’8% del patrimonio edilizio. È un salasso senza precedenti quello che si annuncia: impatterà pesantemente oltreché sui risparmi privati sui bilanci pubblici, visto che tutti gli immobili di Stato ed enti locali devono essere riqualificati entro il 2030. Entro il 2030 deve anche diminuire del 16% il consumo di energia delle abitazioni. Sempre col conto di Nomisma a fronte degli 84 e passa miliardi da spendere da qui ai prossimi 4 anni si avrà un risparmio del 36% sulle bollette, ma la riduzione dei consumi energetici entro il 2030 comporta un costo medio per unità immobiliare di 24.846 euro (15.000 euro per gli appartamenti in condominio a 42.000 euro per le abitazioni unifamiliari). Viene da chiedersi se chi ha risposto al sondaggio di Bnp Paribas si sia fatto questi conti perché il 47 % degli italiani ha previsto interventi sulla casa per proteggerla dai rischi climatici. Gli italiani sono convinti al 79% (più 3 punti rispetto alla media europea) che gli interventi di adeguamento energetico sono troppo cari e troppo complicati (74%) anche se più degli europei (78% contro il 74) sono propensi a difendere le proprie case dai danni ambientali. Un terzo degli italiani è pronto a traslocare nei prossimi 5 anni perché vive in una casa non green o troppo esposta al rischio. Però per contrastare il cambiamento climatico il 48% vuole un contributo pubblico. Il 57% dice che non potrà fare nulla se lo Stato non copre almeno il 70% dei costi che a dirla tutta è assai meno del «favoloso» e rovinoso 110%. E qui lavorano le lobby: si stanno facendo avanti i partner finanziari per concedere mutui green – in un anno sono cresciuti del 400% e rappresentano ormai il 16% delle nuove erogazioni, con un importo del 7% superiore alla media – ma sono anche in netto aumento le transazioni di nuda proprietà. Nel 2024 sono aumentate del 20%: circa 97.000 pensionati hanno venduto i muri per paura di non farcela. È una sorta di esproprio verde. Le case green hanno avuto aumenti di prezzo fino al 40% superiori rispetto alle case di classe energetica più bassa che si sono svalutate dell’8,8%. Parlando di soldi ieri la Commissione ha dato alle Ong ecologiste la potestà di contestare le decisioni con cui Bruxelles approva i sussidi concessi dai governi nazionali, se sospettano che violino il diritto green comunitario. È un’ulteriore favore alla lobby verde, ma è anche la riprova del groviglio burocratico in cui vive Bruxelles perché le Ong dovranno dimostrare che l’aiuto approvato dall’Ue viola norme specifiche del diritto ambientale. La richiesta va presentata entro 8 settimane dalla pubblicazione della decisione. Bruxelles ha poi 16 settimane per rispondere, prorogabili a 22 in casi eccezionali. Le richieste e le risposte saranno pubblicate online. Le Ong potranno impugnare la risposta della Commissione alla Corte di giustizia Ue. Gli Stati membri dovranno comunque confermare che le misure notificate rispettano il diritto ambientale. Come dire; se un verde ti contesta hai solo una via d’uscita: dargli ragione a prescindere.