2019-12-02
Cascata di energia. Nocciola, regina della frutta secca: ecco come ci aiuta a stare meglio
Ricca di vitamina E, protegge dalle tossine ambientali ed è usata come antirughe. Le sue foglie contengono fenoli e flavonoidi, dal potere antiossidante. Ricordatevi di festeggiarla l'8 dicembre.Con ben 71 mila ettari di terra italiana rappresentati da noccioleti, la nocciola è un orgoglio dello Stivale da Nord a Sud e i terreni convertiti alla corilicoltura registrano una tendenza all'aumento. Si chiama così, corilicoltura, perché il nome latino botanico del genere della famiglia delle Betulaceae cui appartiene l'albero del nocciolo è, appunto, Corylus L.. Per inciso, quella «L» puntata indica il cognome Linneo da Carlo Linneo, medico, botanico, naturalista e accademico svedese, padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, per il quale «se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose».Le specie di Corylus conosciute sono molte, dal Corylus maxima Mill., il nocciolo lungo, al Corylus sieboldiana Blume, il nocciolo del Giappone, e sono tutte commestibili.Quella con rilevanza commerciale da vero e proprio monopolio nel mondo, tuttavia, è la Corylus avellana L.: il nocciolo comune. Alcune varietà sono usate anche come piante ornamentali, per esempio per i rami contorti (Corylus avellana 'Contorta') o per quelli penduli che ricordano la chioma altrettanto affascinante del salice piangente (Corylus avellana 'Pendula') o ancora per il fogliame dalle tonalità rosso-violacee come nel caso del suggestivo Corylus maxima 'Purpurea', detto nocciolo rosso. Quell'avellana che il nome affianca a Corylus indica un altro motivo di orgoglio italiano. Infatti, Corylus deriva dal greco koris cioè «elmo», con allusione alla forma dell'involucro erbaceo che riveste il frutto prima che, perfettamente maturo, cada giù. E avellana vuol dire «di Avella». Già, proprio il piccolo comune in provincia di Avellino, noto fin dall'antichità per la sua imponente produzione di nocciole. Perché, come spiega anche Cibo. La storia illustrata di tutto ciò che mangiamo (autori vari, edito da Gribaudo), «la nocciola comune fu sicuramente uno dei frutti secchi preferiti dei nostri avi del Neolitico. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce frammenti carbonizzati di gusci di nocciole in molti siti neolitici in varie parti del nord Europa. Probabilmente, era una scorta di cibo pronta per il consumo». Un po' come nella nostra epoca, che ha sempre considerato la frutta secca uno spuntino e ora, con la mania del salutismo, ancora di più.Col legno del nocciolo non facciamo moltissimo, essendo troppo elastico e delicato (va bene per la recinzione e la cesteria), mentre i frutti dell'albero rivestono un'importanza commerciale, oltre che alimentare, davvero notevole.Attualmente, l'Italia produce tra le 100 mila e le 130 mila tonnellate all'anno di nocciole, pari al 13% - 15% della produzione globale. La nostra nazione è il primo produttore europeo di nocciole - le nostre varietà sono le più rinomate in Europa - e il secondo produttore mondiale dopo la Turchia. Istanbul ne produce circa il 70% del totale, peraltro condizionando fortemente anche le condizioni di mercato (ovvero i prezzi). In Italia le province con le maggiori produzioni corilicole sono, al Centro, la laziale Viterbo dove si coltiva la varietà Tonda gentile romana. Al Nord, le piemontesi Cuneo, Asti e Alessandria con la Tonda gentile delle Langhe, una cultivar molto apprezzata dall'industria dolciaria e che si ambienta con difficoltà fuori dal territorio. Al Sud abbiamo le province campane di Avellino, Napoli, Caserta e Salerno con la Tonda di Giffoni, Camponica, Mortarella, San Giovanni. Infine, nella provincia di Messina e nei dintorni dell'Etna, la Nostrale o Siciliana. L'insieme dei noccioleti di queste province costituisce il 94% della superficie corilicola tricolore.L'Italia, poi, è il più grande consumatore mondiale di nocciole, prettamente tramite l'industria alimentare: non solo cioccolato, dolciumi, gelato ma anche olio di nocciole. I produttori, tuttavia, affermano che le nocciole italiane non bastano e quindi debbono rifornirsi di quelle straniere: in particolare turche, ma anche da Cile, Sudafrica e Australia. Per questa ragione, quando comperiamo la frutta secca, in questo caso le nocciole. badiamo che siano di provenienza italiana. Magari l'aumento della domanda farà aumentare la produzione, chissà. In ogni caso, avremo aiutato la nostra agricoltura e la nostra economia invece di quella turca.Il prezzo delle nocciole italiane è oscillante: per esempio, la nocciola Piemonte Tonda e Gentile dell'annata 2018 ha registrato una quotazione tra i 320 e i 330 euro al quintale (a seconda dell'abbondanza o meno del raccolto, le nocciole fruttano tra i 300 e i 500 euro al quintale). Le nocciole si raccolgono da agosto a novembre e quindi questo è il periodo nel quale troviamo le ultime, quelle appena raccolte che saranno protagoniste - insieme a tanta altra frutta secca - della tavola delle festività e dei dolci natalizi che, giorno dopo giorno, si avvicinano.La nocciola vanta anche il primato di rientrare tra le prime cinque cause di reazioni allergiche al cibo. Quindi, occorre cautela. Ma, se non siamo allergici, mangiamole con gusto. Le caratteristiche nutrizionali dal valore terapeutico delle nocciole non sono poche. Dalle foglie si estraggono fenoli e flavonoidi, dal forte potere antiossidante, antinfiammatorio e tonico per la circolazione, mentre la nocciola infonde i suoi benefici nel nostro organismo attraverso l'alimentazione. Ricordiamoci che non dobbiamo esagerare nell'assunzione di frutta secca, se non vogliamo arrotondare oltremodo la nostra linea, perché è molto calorica. La porzione ideale quotidiana, con lo scopo di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, è di 42 grammi al giorno secondo la Food and Drug Administration: di nocciole, sarebbero circa 32. Dicevamo delle calorie. Ebbene, la nocciola apporta 665 calorie ogni 100 grammi e ha una composizione che rispecchia perfettamente quella tipica della frutta secca: 14% di proteine, 61% di grassi, 15% di carboidrati e 10% di fibre. Sono, poi, ricche di acido folico (la vitamina B9): 72 microgrammi ogni 100 grammi, ovvero il 35% del fabbisogno giornaliero, utile alle donne in gravidanza perché necessario al corretto sviluppo del feto, ma in generale salutare per tutti. Annotiamo anche la vitamina E, potente antiossidante: le nocciole presentano quei non pochi 30 microgrammi che proteggono le cellule dallo stress ossidativo e dalle tossine ambientali. E che, infine, sono anche la ragione per la quale l'olio di nocciole si utilizza in cosmetica come antirughe. I suoi lipidi insaturi penetrano agevolmente la cute senza ungerla e anche questa caratteristica della sua texture lo rende un diffuso ingrediente di creme e oli per la pelle. Ma le nocciole sono anche altro e non solo vitamine.Nelle nocciole troviamo interessanti sali minerali: hanno zero sodio, quindi sono molto adatte a chi soffre di ipertensione o vuole stare attento al sale. Inoltre, presentano 680 milligrammi di potassio, che ci aiuta a tenere sotto controllo la pressione sanguigna, a difendere la salute cardiaca, a ottimizzare la trasmissione nervosa e lo scambio idro-salino a livello cellulare. Ma c'è anche il magnesio (163 milligrammi), che regola i livelli di calcio nei muscoli e aiuta anche ossa, cuore, articolazioni. Ricordiamoci, poi, che l'accoppiata potassio+magnesio è una provata combinazione anti-stanchezza (c'è anche l'integratore da banco in farmacia). Di estrema rilevanza sono anche i cosiddetti grassi buoni, come l'acido oleico (che è un acido grasso monoinsaturo) e l'acido linoleico (che invece è un acido grasso polinsaturo): entrambi tengono a bada il colesterolo cattivo (Ldl) e favoriscono l'aumento di quello buono (Hdl). Le fibre delle nocciole aiutano ad aumentare il senso di sazietà e riducono l'assorbimento degli zuccheri e dei grassi, in particolar modo del colesterolo, rivelandosi così spezzafame ideali per chi è a dieta o, comunque, non vuole ingrassare. Le fibre migliorano anche il transito intestinale (motivo per cui le nocciole non devono essere mangiate non solo dagli allergici ma neppure da chi soffre di diverticolosi e diverticolite). Aiutano a non assorbire il colesterolo anche i fitosteroli contenuti nelle nocciole, in particolare il β-sitosterolo.Proprio il prossimo 8 dicembre si celebra il «Nocciola day», la giornata nazionale dedicata alla nocciola italiana e all'orgoglio corilicolo. Festeggiamola e sgranocchiamo qualche nocciola, ricordando le due regole che aiutano il sovranismo alimentare e il benessere: italiane e non troppe.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
Continua a leggereRiduci