2022-03-08
Casa, secondo round in commissione. Draghi insiste: «Non si paga di più»
Carlo Bonomi si iscrive al partito dell’imposizione fiscale: «Il sistema è vecchio, va rifatto».«Nessuno pagherà più tasse». La sollecitudine con cui Mario Draghi tiene a rassicurare gli italiani, rispondendo ai cronisti che lo incalzano a Bruxelles sulla riforma del catasto, è sintomo di una certa preoccupazione. Il presidente del Consiglio sa bene che la questione è tutt'altro che archiviata dalla drammatica conta in commissione della settimana scorsa, che ha visto prevalere i fautori giallorossi della riforma per un solo voto e grazie alla giravolta del partito di Maurizio Lupi. Al contrario, da oggi il sentiero per l’approvazione dell’aggiornamento dei valori catastali degli immobili riparte con un percorso se possibile più accidentato, che contempla altre votazioni thriller in commissione, il passaggio in aula, l’incrocio con altri provvedimenti delicati su cui il centrodestra di governo è altrettanto scettico e, infine, l’epilogo al Senato, dove notoriamente il blocco giallorosso non può forzare, come ha insegnato l’affossamento del ddl Zan.In tale contesto, dunque, la perentorietà con cui Draghi ha assicurato che la riforma del catasto non comporterà un aggravio delle tasse sulla casa risponde al tentativo di favorire quel compromesso all’interno della maggioranza che giovedì scorso non ha visto la luce, complice la linea di netta chiusura assunta dalla sinistra. Se si ripeterà il canovaccio del 3 marzo, oggi si dovrebbe assistere al secondo round, con Fratelli d’Italia che ha messo sul tavolo, in commissione Finanze della Camera, un emendamento che, qualora approvato, sopprimerebbe il comma 2 dell’articolo 6. La proposta del partito di Giorgia Meloni ricalca in sostanza quanto era stato suggerito da Lega e Fi nel corso della trattativa di giovedì pomeriggio, quando il capogruppo azzurro in commissione Antonio Martino aveva chiesto stralciare dalla delega fiscale la parte relativa all’aggiornamento degli estimi, puntando tutto sull’emersione degli immobili fantasma. Una soluzione, questa, che raccoglie il convinto sostegno di Confedilizia: il presidente Giorgio Spaziani Testa ha infatti affermato che si tratterebbe di una «via d’uscita equilibrata». Se anche questa volta Pd, M5s e Leu resteranno sulle proprie posizioni, si assisterà quindi a un nuovo voto dall’esito tutt'altro che scontato. Sotto osservazione, in questo caso, Fi, che potrebbe astenersi o non partecipare al voto sull’emendamento di Fdi, mentre ha già fatto sapere che non sosterrà l’emendamento totalmente soppressivo presentato da Alternativa.A prescindere da ciò che accadrà oggi pomeriggio, il centrodestra unito potrebbe tornare all’attacco in aula a Montecitorio (fiducia permettendo), dove la delega è attesa a partire dal 28 del mese per poi, eventualmente, puntare tutto sulla seconda lettura in Senato, dove sia in commissione che in aula i numeri sono più benevoli. Senza dimenticare, inoltre, che proprio a Palazzo Madama è attualmente in ballo la delega sugli appalti (domani in aula) e tra una decina di giorni arriverà la legge sulla concorrenza. Ed è proprio a questi due provvedimenti che i piani alti del Carroccio hanno pensato quando, subito dopo il voto sul catasto, hanno minacciato le «mani libere» sul fisco. A far compagnia a Draghi e alla sinistra, entrando in rotta di collisione col suo omologo di Confedilizia, è arrivato il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, per il quale «il catasto non è congruo ed equo, è dell’Ottocento e va rifatto», mentre molte associazioni, come ad esempio l’Unione piccoli proprietari immobiliari, Federproprietà e Lettera 150 anche ieri hanno manifestato la propria contrarietà alle nuove norme.
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