2024-01-20
Il carrozzone arabo è un fallimento. E ci insultano anche
Stadio vuoto per la Supercoppa a Riad. Le offese alla Lazio (nella partita sbagliata) un «pizzino» di Mohammed bin Salman a Maurizio Sarri?Volevano Milan-Juve. Si sono ritrovati, nonostante la promettente vagonata di petroldollari, davanti alla meno blasonata sfida Napoli-Fiorentina. L’Arabia Saudita s’è comprata la Supercoppa italiana. Ma non il diritto di scegliere gli sfidanti. Per il momento, almeno. Così, lo stadio di Riad era vuoto. Una semifinale per pochi intimi. Sparuti simpatizzanti sugli spalti semi deserti. Atmosfera spettrale. Niente cori, battimani, sciarpe, bandiere, striscioni e sfottò. Il carrozzone arabo è avvilente. L’Al-Awwal Park Stadium, dove gioca l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, potrebbe ospitare 25.000 spettatori. Ma lo scintillio dei fuochi d’artificio illumina la desolazione: se ne intravedono meno di un terzo.Ah, quanta nostalgia. La mitica Supercoppa italiana. I vincitori del campionato sfidavano quelli della Coppa Italia. Sostituta, in cambio di un’epocale sommetta, da una sfida a quattro. Da giocare in Arabia Saudita. Senza tifosi tricolore. Creando inenarrabili problemi organizzativi. Maltrattando il campionato. In compenso, grazie ai petrodollari, il montepremi è sontuoso: 23 milioni di euro da spartirsi. La spiegazione dell’audace concessione è sempre la stessa: servono soldi. Così, adesso anche la politica s’ingegna: Forza Italia annuncia un emendamento al decreto mille proroghe proprio per sostenere l’«industria» del pallone.A Riad, intanto, finisce tre a zero per il Napoli. Sulle gradinate, però, lo spettacolo è sconsolante. L’unico sussulto arriva al novantaquattresimo. Spunta uno sparuto striscione: «Lazio merda». Ovvero, uno dei quattro club impegnati nella Supercoppa araba. Pardon, italiana in trasferta. Solo che la squadra biancoceleste non è in campo. E l’approssimativa conoscenza del calcio italiano a Riad non giustifica la svista. Dunque? Si tratta di truppa cammellata, senza offesa per i venerati animali locali, inviata per dileggiare il club romano? Figuranti arruolati dalle autorità arabe? Insolentiscono forse la squadra allenata da Maurizio Sarri, che ha osato criticare la delirante scelta dell’italica lega calcistica: «Questo è tutto fuorché sport, è prendi i soldi e scappa, in maniera miope. Andare fino in Arabia è il segno di un campionato che ha bisogno di soldi e lo cerca nelle maniere meno opportune. La finale di FA Cup si gioca da 120 anni a Wembley…» assalta il tecnico. «Noi si va a elemosinare in giro per il mondo. Con tutti i problemi che ci sono, si fa la Supercoppa a quattro... Se il calcio moderno è questo, sono felice di essere vecchio».Insomma: lo striscione contro i biancocelesti sarà mica un pizzino arabo, esibito in mondovisione, per insultare l’illustre contestatore? Ospitare la Supercoppa tricolore, comunque, è solo l’ennesimo trofeo per il governo guidato dal principe saudita, Mohammed bin Salman. Cristiano Ronaldo ha firmato il contratto più ricco di sempre per un calciatore: 200 milioni a stagione fino al 2025. Non solo per vestire la maglia dell’Al-Nassr, ma anche per fare da testimonial al Paese. Il fondo sovrano è sbarcato pure in Premier League, per comprare il Newcastle. E ha assoldato Roberto Mancini, l’ex commissario tecnico degli azzurri, per allenare la nazionale saudita, in cambio della modica cifra di 25 milioni di euro annui. E poi la consacrazione definitiva: lo scorso novembre è stato annunciato che i mondiali di calcio del 2034 si svolgeranno, appunto, in Arabia Saudita. La strategia di bin Salman è annunciata come una diversificazione, utile a incrementare il Pil nazionale. Il fondo sovrano, del resto, investe massicciamente ovunque: dal turismo alla moda. E anche nello sport, ovviamente. Cercando un determinante ritorno d’immagine. Il principe viene accusato di sportswashing. Ovverosia: investire miliardi di dollari nel calcio, così come nella Formula 1, per migliorare la compromessa reputazione internazionale del Paese, tacciato di essere un regime. I petrodollari così rimuovono ogni impedimento morale. Riad ha appena conquistato persino Expo 2030, la strategica esposizione universale, facendo polpette pure della sgangherata candidatura di Roma. In Italia, lega calcistica a parte, il più sfegatato ammiratore resta l’ex premier Matteo Renzi, adesso leader della sempre moribonda Italia Viva. Foraggiatissimo consulente del governo saudita, già tra anni fa ne magnificava il «nuovo Rinascimento». E da questo incrollabile e sfegatato giudizio, una profumata consulenza dopo l’altra, non si è mai smosso. Anzi. A dispetto delle sue rassicurazioni, il decantato governo non è però proprio bendisposto verso i dissidenti. Vedi l’accusa di aver assassinato il giornalista Jamal Khashoggi. E le organizzazioni per i diritti umani hanno appena ragguagliato sulle condanne a morte eseguite lo scorso anno: 172 persone impiccate.Solo due giorni fa, ospite a Piazza pulita, Matteo d’Arabia però insiste: «C’è una leadership moderata». Quasi quasi, ci si potrebbe organizzare la Supercoppa italiana. Per poi trasformarla, a suon di petroldollari, in una baracconata saudita.