2024-12-30
Caro Bonelli, lei è il leader dei verdi prezzemolo
Caro Angelo Bonelli, le scrivo questa cartolina per farle i complimenti: finalmente è riuscito a fare davvero qualcosa di verde. Infatti è diventato un verde prezzemolino. I dati dell’Osservatorio di Pavia sui telegiornali Rai non lasciano spazio a dubbi: è lei la nuova Alba Parietti della tv, la Flavia Vento della politica italiana. Tra un po’ la metteranno anche sotto la scrivania dei conduttori del tg. E pazienza se a volte, quando si accende la telecamera, il suo cervello rimane spento. Come quando ha proposto di abolire i jet privati. O come quando ha esaltato i blocchi stradali. O come quando voleva introdurre il reato di negazionismo climatico per mandare in galera chiunque non adori la divina Greta. Tutte idee che dimostrano che lei cerca davvero di impegnarsi per la natura. È la natura, purtroppo, che non si è impegnata abbastanza per lei.Ha scritto nei giorni scorsi Repubblica che tutto questo spazio in Rai le viene concesso perché fanno gola i suoi voti in commissione di vigilanza. Le solite letture politiciste. In realtà lei ha spazio perché è uno showman nato. Lo dimostrano le sue ultime esibizioni a Montecitorio, come quando credendosi Bocelli anziché Bonelli, ha cantato in aula Il ragazzo della via Gluck. Un successo pari solo al concerto di Superciuk & il complesso delle campane stonate. Ma anche quando si presentò in aula con le pietre dell’Adige accusando il governo Meloni di aver prosciugato il fiume non è stato male. Indimenticabile pure il suo intervento alle 4 del mattino contro l’autonomia: accusò gli esponenti del governo presenti alla Camera di essere sonnecchianti. Lei invece era sveglissimo. Nessuno, però, si accorse della differenza.Classe 1962, diplomato geometra, lei non ha mai avuto una professione che non sia la politica. Da 35 anni è attaccato a una poltrona: prima della circoscrizione, poi della regione, poi del Parlamento. Dal 2009 è leader dei verdi, passando attraverso le varie etichette del movimento, sempre con la barra a sinistra. Fra le sue scelte memorabili le candidature di Aboubakar Soumahoro, nonostante le avessero detto di che personaggio si trattasse, e di Ilaria Salis, nota per occupare appartamenti e andare all’estero a menare cristiani. Nel 2022, alla tenera età di 60 anni, ha sposato sua moglie (consigliera comunale verde di Rovereto) e, politicamente, Nicola Fratoianni. Due matrimoni d’amore, s’intende.Mai, però, quanto il suo matrimonio con la telecamera. Certo: ad apparire troppo, ogni tanto si sbaglia. Come quando ha fatto confusione sul numero di morti a Chernobyl. O come quando ha accusato Giorgia Meloni di acquistare spot a pagamento mentre si trattava di spazi autogestiti (utilizzati da tutti i partiti). Striscia la Notizia si è divertita a mettere in fila i suoi lapsus: il governo «Braghi», gli «itiliani», le «generazioni fature», i «Paperon de Paroni» e la necessità di «rilazzare», cioè rialzare, il Paese. Non si preoccupi, geometra Bonelli: succede quando si parla tanto. E lei ha lottato per parlare tanto così. Lo sa bene la sua ex co-portavoce dei verdi, Eleonora Evi, che un anno fa l’ha accusata di «bullismo», «maschilismo», «personalismo», dicendo che la «oscurava mediaticamente» riducendola a «marionetta». Eleonora Evi allora si dimise dall’incarico, lei no. Sono sempre i migliori prezzemolini che se ne vanno.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)