2022-03-18
«Nella crisi ucraina Europa rinforzata solo a chiacchiere»
Il generale: «La Germania ha aumentato il bilancio della difesa, noi mandiamo in giro Di Maio. Per forza gli altri sghignazzano».Generale Carlo Jean, la narrativa russa incrimina l’allargamento della Nato e l’Ue per l’invasione. Dobbiamo sentirci colpevoli?«Assolutamente no. Per il semplice motivo che la Russia non ha nulla da temere dalla Nato. La deterrenza della Russia è basata su 5.000 testate nucleari. Per di più la Nato è un’alleanza difensiva e Putin lo sa benissimo. A mio parere Putin teme l’Ue che rappresenta democrazia, benessere, libertà di circolazione ed espressione, diritti civili. Questo potrebbe innescare in Russia una rivoluzione come quelle di Maidan nel 2014 capace di rovesciare il suo potere e lui lo sa benissimo».Lei ritiene Putin ancora una persona razionale? «La sua razionalità, come ogni razionalità, è limitata. È una razionalità da autocrate: tanto più limitata quanto è il tempo passato al potere. Il cerchio magico dei suoi consiglieri, selezionati più per fedeltà e sempre meno per competenza, diminuisce con il tempo. È verosimile che lo abbiano informato in maniera disastrosamente sbagliata. Pensava di avere un altro tipo di reazione in Ucraina. È partito in quarta e si è infangato di brutto e ora non sa come uscirne».Qual è la strategia dell’esercito russo sul terreno?«Disastrosa in quanto fondata su informazioni sbagliate. Ragionavano su un blitzkrieg, con Zelensky in fuga e l’imposizione di un governo fantoccio russofilo e soprattutto su una reazione flebile d’un Occidente diviso. Invece è andata diversamente. Gli ucraini si difendono, Zelensky si è dimostrato un buon comunicatore e l’Occidente unito come mai prima nella storia. Putin, pensando di fare una guerra lampo, ha mandato truppe per lo più corazzate, senza fanteria. Risultato: forte velocità sulle strade ma obiettivo facile per attacchi ai fianchi e nelle retrovie. Gli ucraini hanno dimostrato di saper usare bene le armi anticarro ricevute dagli occidentali. Lo dimostrano le immagini dei danni provocati ai corazzati che si ricevono dal terreno».Putin potrebbe pensare d’allargare il conflitto se si trovasse senza vie d’uscita?«Lo credo quasi impossibile. Gli rimangono pochi consiglieri. Patushev, Sechin, Shoigu sono i più vicini ma tutti gli altri incominciano a chiedersi se non siano davvero nelle mani di un uomo che prende decisioni avventate per la Patria». Esclude che la Russia vada a prendersi Kaliningrad?«Dovrebbe attraversare il territorio polacco o lituano. Data la performance negativa delle sue truppe, credo che passeranno anni prima che la Russia possa pensare di muoversi un’altra volta».Crede che la minaccia nucleare possa essere reale e che in tal caso la catena di comando obbedisca? «Per la conoscenza diretta che ho dei generali russi dalle riunioni del passato, dalle conferenze e dagli incontri al Centro alti studi per la difesa, la vecchia guardia fortemente patriottica non lo sosterrebbe. Rimango dubbioso sulle giovani generazioni poiché non so su che basi siano state reclutate. Ma gente come Gerasimov non girerebbe la chiave nucleare».Se usassero bombe nucleari di limitata portata?«No! Avrebbe un effetto psicologico di portata mondiale. Cina compresa. Si supererebbe il tabù nucleare di Nagasaki e Hiroshima. Prima d’arrivare alla bomba nucleare la Russia ha tante altre opzioni per un’escalation. Innanzitutto non ha ancora impiegato i bombardieri. Per ora si son visti caccia-bombardieri con efficacia limitata, 500 chili d’esplosivo. Robetta confronto a quelli con cui potrebbero radere a suolo città intere. Ha una dozzina di Tupolev 34 e 60 Tupolev 160 con capacità di carico fino a 15 tonnellate. Sa perché non li usa? S’immagini se a Mosca si venisse a sapere che ha distrutto la chiesa di Santa Sofia a Kiev da cui nasce la chiesa russa! I suoi patriarchi dovrebbero andare da lui a dirgli di non fare lo scemo».Se si trovasse a breve un accordo, Putin ne esce vincitore…«Non credo che Putin prenda la cosa molto sul serio. E di certo non potrà mai accettare una neutralità dell’Ucraina garantita da Usa o britannici o turchi. Sarebbe una sconfitta da coglione».Lo combatteremo a oltranza finché non riusciremo a fargli perdere il potere?«Un autocrate non può permettersi di perdere una guerra. Rischia la pelle, non solo il potere».Zelensky invita i cinesi alle trattative. Una nuova posizione di forza per Pechino?«Se gli Usa imponessero sanzioni secondarie e quindi colpissero anche le banche cinesi che negoziano con la Russia in yuan sarebbero guai per Pechino, che comunque dipende economicamente dall’Occidente. Comunque anche la Cina sta subendo un’involuzione simile a quella russa. Pure Xi Jinping sta diventando un autocrate sempre più isolato, molto verosimilmente sempre più distaccato dalla realtà, circondato da sicofanti che si accusano l’un con l’altro per farsi strada e far contento il leader ottenendone favori. Gli provocano decisioni sempre più irrealistiche e sempre meno pragmatiche».Ritiene la destabilizzazione a lungo termine dell’Ucraina con truppe mercenarie lo scenario più probabile?«Li fanno fuori. Già i ceceni hanno preso una brutta botta a Kiev e Mariupol. I russi li hanno usati come carne da macello. Come fanteria che ha subito la resistenza ucraina tra le rovine delle città. Han dovuto ripiegare in Crimea per riorganizzarsi in questi giorni. Anche i siriani, per quanto bravi combattenti, faranno una brutta fine. Anche se gli promettono donne e bottini! Si accorgeranno che i russi li strumentalizzano come carne da cannone».L’Ue ne esce rinforzata?«A chiacchiere. Decantiamo le grandi misure sanzionatorie e poi non riusciamo neppure a spegnere il riscaldamento. Ne esce rafforzata la Germania. Olaf Scholz ha preso una decisione alla tedesca. Ha aumentato di 100 miliardi di euro il bilancio della difesa e dato armi anticarro e stinger agli ucraini».E l’Italia dov’è?«Con un governo come questo, di ampia coalizione, in cui l’obiettivo essenziale è l’unità e in cui tutti piangono perché il prezzo del petrolio è aumentato - e certamente non è aumentato per la guerra in Ucraina, ma per speculazione - che altro può fare? Si barcamena. L’Italia è indebolita dal quadro politico nazionale. La proiezione esterna del Paese è tutt’altro che sicura. Quando mandiamo in giro un Di Maio o un Di Stefano, per forza gli altri sghignazzano».Vuol commentare la circolare dello stato maggiore dell’esercito sulla necessità d’avere reparti pronti e operativi?«L’esercito deve essere preparato a combattere? Ai miei tempi lo era».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)