2023-05-22
Carlo Freccero: «Rai, il vero problema è la censura a chi si oppone al sistema»
L’uomo che ha cambiato la tv: «Lo spoil system non l’ha inventato Giorgia Meloni, l’hanno fatto tutti. Ma chi tutela le minoranze?».Irrompe sulla scena politica il caso Rai. L’ad Carlo Fuortes se n’è andato, al vertice di viale Mazzini s’insedia Roberto Sergio con Giampaolo Rossi mentre il partito Rai comincia le grandi manovre o per mettersi al vento o per ripararsi dalla corrente. Per capire come stanno le cose ma anche per sapere come il dissenso si fa spazio in un dibattito pubblico focalizzato solo su i pro e i contro di Giorgia Meloni bisogna bussare da Carlo Freccero. È stato l’uomo che ha cambiato la televisione, è uno dei massimi esperti di comunicazione e linguaggi televisivi, da tempo è un punto di riferimento del dissenso: sull’Ucraina, sui vaccini, sul conformismo culturale. La televisione è tornata a occupare la cronaca politica: ci si può chiedere se l’informazione sia davvero libera in Italia?«In questi giorni si torna a parlare del rapporto tra Rai e politica poiché è in corso la sostituzione della classe dirigente e delle star installate da Draghi con quelle targate Meloni. Una classica operazione di spoils system che fa scandalo, ma che non presenta nessuna differenza rispetto alle precedenti ingerenze governative. È insomma una consuetudine per cui, ogni volta, gli epurati si atteggiano a vittime e i vincitori ignorano le critiche. Il problema non sta nell’occupazione della Rai di oggi, ma, piuttosto, nell’idea di spoils system. Io ho vissuto abbastanza per ricordare il sistema di lottizzazione delle reti Rai per cui Rai uno era destinata alla maggioranza democristiana, Rai due ai socialisti e partiti di centro, Rai tre all’opposizione comunista. Era un sistema allora molto criticato perché, si diceva, la Rai dovrebbe essere indipendente dalla politica. Però, preso atto del peccato originale per cui la politica sembra non poter fare a meno della Rai, almeno le minoranze avevano comunque accesso ai media. Lo spoils system è peggio. Esordisce con l’editto bulgaro. Diventa assoluto con la riforma Renzi che livella ed annulla le differenze in nome del pensiero unico. Dovremmo criticare non tanto Giorgia Meloni, quanto Matteo Renzi che ha creato un regolamento che esclude le minoranze. E il vero significato delle repubbliche moderne dovrebbe essere quello di dar voce alle minoranze. Oggi chi non appartiene al sistema ed è opposizione non ha voce. Vorrei in ultimo ricordare che l’astensionismo rappresenta il primo partito italiano». Lei ha promosso con altri la raccolta delle firme per il referendum contro la fornitura di armi all’Ucraina. Un’iniziativa oscurata? «Non siamo solo oscurati o censurati: non esistiamo proprio. Per avere accesso ai media bisogna che il referendum abbia raggiunto le firme necessarie e sia stato convalidato. Ma se nessuno sa del referendum, la raccolta firme preliminare rischia di tradursi in flop, anche se i sondaggi ci dicono che la maggioranza degli italiani è contro la guerra. Negandoci visibilità si affonda il referendum che ha una necessità vitale di raggiungere il popolo. Ne approfitto per ricordare che si può firmare in Comune, nei banchetti e on line sui siti Generazioni Future o su Ripudia la Guerra». Bruno Vespa a Porta a Porta ha ospitato Volodymyr Zelensky e ha invitato i direttori dei giornali. Lei contesta: perché? «Non so se contestarlo o prenderlo a esempio di pensiero unico. Tutti quei direttori di testate diverse anziché garantire il pluralismo erano l’immagine evidente dell’omologazione dei media. In questo senso non so se deprecare il programma di Vespa o rallegrarmi che sia stato così eloquente nel denunciare il collaborazionismo dell’informazione. Anche nell’intervento di Zelensky c’era qualcosa di stonato: dapprima dalla mancanza di rispetto verso il Papa, alla escalation bellicista degna di un dittatore da operetta. Vespa nella sua devozione a Zelensky e al potere è incappato in un duplice autogol. Prima invitandolo al Festival di Sanremo, poi dando spazio nella trasmissione alla sua esibizione di fanatismo che potrebbe condurci al disastro della terza guerra mondiale».Anche sui vaccini e sul Covid c’è stata una «disinformazione» al punto che per molti esiste una saldatura tra i contrari al sostegno all’Ucraina e i no vax…«Sono un uomo dei media. E vedo in queste due emergenze, pandemia e guerra, l’evidenza di una propaganda mai esercitata sino a ora in queste proporzioni. È il dispositivo della propaganda il trait d’union tra vaccini ed invio di armi.» La proposta di legge di iniziativa popolare sulla libertà di scelta è censurata?«Nella Costituzione lo spazio dedicato alla democrazia diretta è veramente limitato. All’articolo 75 viene disciplinato il referendum, all’articolo 71 la legge di iniziativa popolare. La democrazia diretta, per esercitarsi, ha bisogno di una massiccia pressione popolare. Ma sia per il referendum che per le leggi di iniziativa popolare i media non concedono spazio. Viviamo oramai in una società mediatica. Ciò che non entra nell’agenda dei media non esiste. Sfondare il muro di silenzio dei media è oggi il grande obiettivo dell’opposizione». Eppure a portare avanti la legge è l’Assemblea costituente dei cittadini…«Perciò non posso non approfittare di questo spazio per far giungere all’opinione pubblica l’importanza delle iniziative a cui collaboro. Prima di tutto il referendum contro la guerra di cui ho già parlato e le tre leggi di iniziativa popolare. Tra queste quella che mi coinvolge maggiormente a livello personale - per me è il fondamento di ogni successiva espressione di libertà - è l’obbligo vaccinale. Si tratta di uno stravolgimento, in nome di un bene comune non giustificato è pretestuoso (i vaccini anti-Covid, per ammissione degli stessi produttori non immunizzano) sia dell’articolo 32 della Costituzione, che del codice di Norimberga. La violazione dell’integrità fisica dei cittadini è qualcosa di aberrante che ha precedenti solo nel nazismo da cui il Codice di Norimberga vuole definitivamente prendere le distanze».Torniamo alla Rai. Lei ha lavorato con Fabio Fazio: un vostro successo fu Anima mia. Come legge il divorzio?«Rientra completamente in quel sistema di spoils system che ho illustrato all’inizio. Fabio Fazio ha affrontato la sua estromissione (Fuortes non gli ha rinnovato il contratto) con grande lucidità e dignità, evitando di atteggiarsi a vittima, consapevole che questo è il sistema è che l’unica alternativa poteva essere il suo allineamento all’attuale maggioranza. “Non sono un uomo per tutte le stagioni” , ha dichiarato e “continuerò il mio discorso altrove”, restando coerente. La Rai, allineandosi alla politica secondo la riforma Renzi, è costretta a distruggere le sue stesse regole di funzionamento. L’audience viene sacrificata a logiche estranee al mezzo. Non a caso assistiamo a crisi di consumo di reti televisive e giornali. E in mancanza di alternative il pubblico abbandona del tutto l’informazione».Carlo Freccero oggi è davvero, da uomo di sinistra qual era, un sovranista anti-euro?«Non c’è niente di ideologico nelle mie attuali posizioni. Non aderisco a nessuna ortodossia o partito. La pandemia ha dettato le mie prese di posizione e le mie scelte. Non si tratta di tifare per una parte o per l’altra. Si tratta di difendere la mia incolumità (vedi i vaccini) e i miei diritti. O meglio difendere, per quanto possibile, con i miei modesti mezzi, incolumità, diritti e libertà di tutti. Quanto all’euro rientra pienamente in questa stessa visione. Non ricordo chi disse che l’euro non è una moneta, ma un sistema di governo. Aggiungo, è un sistema di governo oggettivamente opprimente perché ci priva di quella sovranità monetaria che è la base di ogni libertà. Nel mio intervento alla Camera dei deputati (convegno di Moneta Positiva) ho affermato che la moneta rappresenta oggi il potere. È il potere della finanza contro l’economia reale. Il debito inestinguibile è la forma di schiavitù. La banchiera indipendente Catherine Austin Fitts , all’inizio della pandemia, ha rivelato che non si trattava di un’emergenza sanitaria, ma di un tentativo disperato da parte delle Banche centrali di salvare il dollaro, a cui l’euro è collegato da un rapporto di vassallaggio».Che ne pensa dell’intelligenza artificiale? «Non so se casualmente o volontariamente, con l’intelligenza artificiale siamo arrivati a parlare di quasi tutti i punti dell’agenda del Word Economic Forum. Probabilmente non è volontario, ma non è neanche casuale, perché la propaganda detta gli argomenti su cui dibattere. Personalmente non sarei contrario all’intelligenza artificiale che, come ogni tecnologia può essere buona o cattiva. La ritengo potenzialmente positiva purché sia utilizzata da noi e non usi invece noi come l’ideologo Harari suggerisce. Questa visione distopica dell’intelligenza artificiale ispira il transumanesimo del Wef che ha nel libro La quarta rivoluzione industriale le sue radici. Quanto a un uso a livello televisivo, penso che l’intelligenza artificiale potrebbe essere la matrice della cosiddetta televisione industriale: riproducibile attraverso format collaudati e schemi narrativi standard. Ma condannerebbe a quella ripetitività che già oggi appesantisce la produzione televisiva, tagliando fuori l’unico elemento possibile di rinnovamento: la creatività». Proviamo una fiction: che futuro ci aspetta?«Affermazione di un mondo multipolare; il sopravvento della moneta nazionale aurea o ancorata a valori reali dei Brics sul globalismo che vuole la moneta digitale fiat; affermazione anche nei tribunali della nocività dei vaccini. Ma la guerra deve finire altrimenti non ci sarà più futuro!».
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)