2021-05-28
Vi racconto la «mia» Fracci: pura emozione
La stella della danza se n'è andata ma resterà nei nostri ricordi. Che emozione trovarla nella casa «cenacolo» di Zeffirelli.O scovarla tra il pubblico del mio Omaggio a Venezia. Rimpiango solo di non avere avuto il privilegio di creare qualcosa con lei.Con profondo dolore ho appreso ieri della scomparsa di Carla Fracci, una donna e un'interprete straordinaria che ha lasciato un segno incancellabile nell'arte della danza. Ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente, ma soprattutto sono felice di averla potuta apprezzare come artista. Non sono un esperto di danza, e di certo non posso dilungarmi in considerazioni tecniche sul suo modo di danzare. Ma posso dire - perché lo ricordo perfettamente - quello che suscitava in me ogni volta che, da spettatore, la vedevo muoversi. Credo che la sua caratteristica principale sia stata la profonda emozione che era in grado di suscitare in chi la osservava. Riusciva a emozionare grazie a una espressività naturale che le derivava da una presenza carismatica eccezionale.Ho ancora molto vivo il ricordo di quando le consegnai, a Venezia, il premio Una vita per la musica, nell'ambito di un festival che fondai negli anni Ottanta. Anche in quell'occasione rimasi colpito dalla sua profonda umanità e dalla sua semplicità di modi, che si traduceva in una grazia e in una gentilezza con cui Carla Fracci conquistava tutti. Sempre a Venezia, ricordo bene quanto fui onorato nel vederla tra il pubblico, nelle prime file, a un concerto che tenni alla Scuola di San Rocco, nell'ambito del festival Omaggio a Venezia, assieme alla grande pianista Martha Argerich. Fui davvero felice di vederla lì, seduta ad ascoltarci.Tra i tanti meriti che le vanno riconosciuti c'è senz'altro quello di aver riportato in auge il balletto classico in Italia in un periodo difficile, in cui la danza era stata un po' dimenticata, anche se era stata una delle nostre eccellenze culturali. Basti ricordare, a questo proposito, la scuola rinomata di Enrico Cecchetti, grande ballerino e coreografo nato a Roma nel 1850. Figlio d'arte, Cecchetti aveva insegnato alla Scuola imperiale di San Pietroburgo, dove fu maître de ballet, poi a Londra, e aveva elaborato un metodo che presto divenne fondamentale per le scuole di danza di tutto il mondo. Ebbene, anche se nella nostra tradizione annoveriamo figure di questo tipo, abbiamo troppo spesso trascurato il nostro immenso patrimonio culturale (è avvenuto anche con la musica, come ho già avuto occasione di notare amaramente). Non credo di sbagliare se dico che - grazie a Carla Fracci e alle sensazioni che ha saputo suscitare nel pubblico, grazie alla fama che ha raggiunto anche al di fuori dei teatri – la danza italiana ha ripreso molto del suo antico splendore.Non posso dire di essere stato un amico di Carla, non ci conoscevamo abbastanza bene. Però ho avuto il privilegio di incontrarla più volte, una delle quali grazie a Franco Zeffirelli. Il regista era un mio caro amico, che tuttora porto nel cuore. Mi aveva proposto di filmare l'esecuzione delle Quattro stagioni, ma purtroppo - per via degli impegni reciproci che ci portavano sempre lontano -non è stato possibile portare a termine il progetto. Franco aveva una casa bellissima a Positano. L'aveva trasformata in un luogo di passaggio per artisti, in una sorta di cenacolo culturale. Da lì transitavano sempre grandi personalità del mondo dello spettacolo, dell'arte, della moda… Zeffirelli fu così gentile da ospitarmi per una settimana in quella dimora fantastica, e fu lì che mi imbattei in Carla Fracci. Lì a Positano Zeffirelli organizzava splendide serate e piacevoli cene, l'arte e la cultura erano sempre al centro delle conversazioni. E tra tutti i grandi che da lì passarono non poteva certo mancare la Fracci.I nostri incontri, purtroppo, sono sempre stati così: piacevoli ma rapidi. Mi faccio una colpa di non aver approfondito l'amicizia con lei, e di non aver coltivato il rapporto con l'artista strepitosa che era. È stata una grande ispiratrice per tutto il mondo dell'arte e della cultura, e sarebbe stato bello avere il privilegio di creare qualcosa assieme a lei. La nostra vita, però, era molto simile: sempre in viaggio, sempre nei luoghi più distanti. Io per i concerti, lei per danzare nei teatri. E non c'è mai stata l'occasione di esplorare le possibilità di collaborazione.L'ultima volta che la vidi fu a Palermo due anni fa. Mi trovavo lì assieme alla mia assistente artistica Natascia Chiarlo per alcuni concerti. Risiedevamo nello stesso albergo, il Delle Palme. La ritrovai con la consueta cordialità, e mi commuove pensare alla gentilezza con cui si scusò per non poter essere presente al mio concerto. Era in compagnia di Beppe Menegatti, che è rimasto al suo fianco dividendo con lei una vita dedicata all'arte.Sono rare, rarissime le figure come lei. Vedevi subito quanto fosse diversa da altri ballerini. Metteva la grande tecnica al servizio dell'espressione, dopo tutto questa è la prerogativa dei grandi interpreti. Come, ad esempio, Rudolf Nureyev, un altro artista immenso che danzò con Carla Fracci in spettacoli memorabili.Ecco l'aggettivo giusto: memorabile. La Fracci lo è stata, e non ci dimenticheremo di lei.