2019-10-30
Carige stretta tra il Vaticano, la Cei e la partita giocata dal finanziere
Da capire il ruolo del fondo Athena, sostenuto da Oltretevere, nella scalata alla banca.Carige, il Vaticano e la Cei. Un rapporto ancora tutto da ricostruire, che prende spunti dalla stessa inchiesta interna avviata contro alcuni rappresentanti della Segreteria di Stato. Appurato il link tra gli investimenti tratti dall'Obolo di San Pietro e le attività del finanziere italo londinese Raffaele Mincione, resta ora da capire quanti dei milioni versati dalla Segreteria di Stato al fondo Athena siano finiti nel tentativo di scalata alla banca genovese Carige. Un filone che al tempo stesso potrebbe rivelare altri dettagli interessanti sul rapporto tra il premier Giuseppe Conte e Mincione. Con ciò non bisogna immaginare che i soli rapporti tra Carige e il Vaticano si esauriscano attraverso gli investimenti di Athena o di Wrm group, altra società facente capo a Mincione. Innanzitutto Carige è sempre stato l'istituto di riferimenti della Cei. La Conferenza ha utilizzato più conti genovesi per la gestione dell'8 per mille. E nell'arco di più anni ha versato una cifra ampiamente superiore ai 600 milioni di euro, salvo poi ridurre progressivamente i depositi fino praticamente ad azzerarli. Si capisce dunque l'importanza di tali gesti. Avere a gestione di flussi di liquidità e di raccolta così importanti aiuta una banca in crisi. Perderli può al contrario dimostrarsi penalizzante. A dimostrazione di un rapporto altalenante tra vescovi e banca. Al tempo stesso non bisogna confondere Cei con Vaticano. Quest'ultimo, a quanto risulta alla Verità, mantiene ancora oggi buoni rapporti con l'ex rappresentante di Assogestioni all'interno della banca. Si tratta di Giulio Gallazzi, nominato come indipendente nel 2016, aveva deleghe per circa l'1,3% del capitale. Gallazzi è anche amministratore di Sri group, la società che fino al 2012 ha avuto la concessione per la raccolta pubblicitaria dell'Osservatore romano e per la gestione delle affissioni sulle facciate delle chiese. I rapporti si sono interrotti formalmente per via di un contenzioso, ma la curia genovese continua a vedere in Gallazzi un punto di riferimento nel perimetro di Carige. Tant'è che il manager in un'intervista al Secolo lo scorso settembre ha chiaramente svelato la sua posizione su Cassa centrale banca. «Se Ccb non dovesse esercitare l'opzione call sulla banca, meglio così. Ci saranno più opportunità dopo».Che cosa avrà pensato Mincione di questa intervista? Non lo sappiamo. Ma certo a questo punto la strategia complessiva comincia a emergere. Da una lato la morsa del fondo Athena con i soldi provenienti anche dal Vaticano e dall'altra le pressioni del governo per cambiare governance e favorire una transizione nella quale il ruolo della famiglia Malacalza diventi secondario. Tra l'altro nel grande turbinio delle assemblee genovesi tornano a ripetizione gli stessi nomi. Non solo i vecchi amici di Gianpiero Fiorani, ma anche i soci di Mincione su partite parallele. Ad esempio, Alberto Pretto socio di minoranza di Fiber 4.0. Nell'assemblea clou ha votato dalla parte di Mincione. Chissà se si saranno parlati? In tarda serata, giusto per aggiungere un ulteriore nome sulla questione del fondo Athena e dell'Obolo è intervenuto pure il cardinale Angelo Becciu: «Assurdo avermi dipinto come uno che ha giocato con i soldi dei poveri. Se invece per soldi dei poveri ci si vuole riferire all'Obolo, dobbiamo chiarirci. L'Obolo non è soltanto per la carità del Papa ma anche il sostentamento del suo ministero pastorale». Chiarito questo, il cardinale si è poi scagliato contro Mincione accusandolo di aver disatteso le istruzioni. «Gli era stato chiesto di non investire in Bpm, né Carige né Retelit. A un certo punto abbiamo detto: adesso basta. Si trattava però di individuare il modo per uscire». A quel punto Becciu è stato promosso e trasferito. Ma le parole affidate ieri alle agenzie sono dei macigni che sembrano avviare il redde rationem.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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