2021-12-12
Visto che la card è inutile, la estenderanno
A pochi giorni dall’introduzione del super documento verde, già si pensa di allargarlo ai luoghi di lavoro. Nonostante i pessimi risultati dell’operazione, il tampone potrebbe non bastare più per guadagnarsi da vivere. Con buona pace della Costituzione.Il bizzarro schema argomentativo utilizzato per anni a proposito dell’Unione europea («L’Ue non funziona? Allora datene agli italiani ancora di più») viene ora adottato pari pari anche per il green pass. Il lasciapassare non ha conseguito nessuno degli obiettivi per cui era stato introdotto? Non ha ridotto i contagi? Ha creato un clima di falsa e infondata sicurezza? Anzi (come suggerisce l’analisi di Mario Menichella e Paolo Becchi riportata ieri dalla Verità) può perfino aver determinato un effetto di disincentivo rispetto alla vaccinazione, dando l’idea di una forzatura, di un obbligo imposto surrettiziamente? E allora estendiamolo, allarghiamone ulteriormente l’adozione.Sembra uno scherzo, un affronto alla logica, un modo di bendarsi gli occhi per non vedere la realtà. Eppure è quanto rischia di accadere un’altra volta. Più le misure adottate mostrano di non funzionare, più vengono difese in termini dogmatici. E più si minaccia di aumentarne il perimetro applicativo.L’operazione ha un percorso che si snoda lungo almeno tre tappe. La prima consiste nel tenere alta la fiamma del terrore. A ben vedere, un minimo di analisi razionale - numeri alla mano - suggerirebbe di valorizzare davanti all’opinione pubblica una situazione incomparabilmente migliore rispetto a un anno fa, quando i morti erano moltiplicati per sei e gli occupanti delle terapie intensive erano il quadruplo. Ad esempio, il 9 dicembre 2020, i morti erano 499 e i ricoverati in rianimazione 3.320: nello stesso giorno di 12 mesi dopo, il 9 dicembre 2021, i morti sono stati 79 e i ricoverati in terapia intensiva 811. Lo stesso computo nazionale dell’occupazione delle terapie intensive, aggiornato a ieri sera, è da alcuni giorni bloccato al 9% (e per tutta la settimana precedente è stato all’8%). È vero che in alcune Regioni i dati sono superiori, ma siamo pur sempre entro limiti contenuti. E invece si continua a spargere panico, a reti e testate pressoché unificate, con una propaganda martellante. Risultato immediato? Crollo delle prenotazioni di Natale e un’ondata senza precedenti di disdette, tanto per dare il colpo di grazia a hotel, ristoranti, turismo in generale e settore sciistico in particolare.La seconda tappa consiste nel prospettare genericamente «ulteriori misure». Ha cominciato martedì scorso, 7 dicembre, il Corriere della Sera, per paradosso già il giorno dopo l’introduzione del super green pass. Titolo: «Il governo: niente modifiche. E se l’indice Rt cresce ancora, non si escludono altre misure». Nel pezzo, si rimaneva nel vago, mettendo sul tavolo tutte le eventuali cartucce ancora potenzialmente da sparare: dall’introduzione di un vero e proprio obbligo vaccinale a «divieti generalizzati e chiusure di alcune attività». Un bel lockdown natalizio, insomma. La terza tappa ci porta alle ultime voci che circolano. A ipotizzare questa strada è stata La Stampa l’altro ieri, 10 dicembre, evocando un fantomatico «piano B» del governo. E in cosa consisterebbe questa presunta svolta? Secondo il quotidiano torinese, si tratterebbe dell’«estensione del super green pass (rilasciato a vaccinati o guariti) in tutti i luoghi di lavoro nel caso la situazione dovesse ulteriormente peggiorare». E da 36 ore, in effetti, il tam tam si è fatto più insistente. Com’è noto, anche dopo l’ultima variazione normativa (quella entrata in vigore il 6 dicembre), i luoghi di lavoro sono rimasti legati al green pass cosiddetto «base»: in altre parole, basta un tampone negativo, senza per forza dover dimostrare di aver ricevuto la certificazione come effetto della vaccinazione o della guarigione. E invece il governo potrebbe tirare fuori dal cassetto quest’altra forma di irrigidimento. È proprio La Stampa, con incredibile nonchalance, a dare anche la spiegazione dell’eventuale scelta governativa: «Sarebbe un po’ come estendere l’obbligo vaccinale senza dirlo e senza incorrere in ricorsi per presunta incostituzionalità». Testuale: si afferma cioè che il governo, con un sotterfugio, potrebbe far scattare un obbligo vaccinale di fatto, senza nemmeno proclamarlo di diritto, e quindi eludendo perfino i paletti (di per sé fragili, peraltro) fissati dalla Corte costituzionale nel 2018 rispetto alla praticabilità e ai limiti di un eventuale obbligo vaccinale. Il caso vuole che relatrice di quel pronunciamento della Consulta sia stata l’attuale ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che in questo caso si ritroverebbe dal governo ad aggirare la giurisprudenza costituzionale che lei stessa ha contribuito a creare. Tutto surreale. Succede quando si smarriscono i limiti di ciò che lo Stato possa fare rispetto alla libertà dei suoi cittadini. Quando i detentori del potere rifiutano qualunque tipo di autocritica rispetto alle scelte fallimentari da loro compiute. E quando non si fissa nessun parametro oggettivo al quale ancorare la verifica dell’efficacia delle decisioni assunte. A quel punto, il «sovrano» può fare ciò che vuole. Ma siamo sempre più lontani dallo stato di diritto e dai più elementari connotati di una democrazia liberale.
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