2025-04-11
Caravaggio: la grande mostra a Palazzo Barberini
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Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Giuditta e Oloferne, 1598-1602 .Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MiC) - Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell'arte/Enrico Fontolan
In occasione del Giubiileo 2025, inaugurata a Palazzo Barberini la grande (e attesissima) mostra dedicata a Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Tra opere famosissime e meno note, esposti 24 capolavori, tra cui l'Ecce Homo, la tela «perduta e ritrovata» attualmente custodita al Museo del Prado di Madrid e rientrata in Italia per la prima volta dopo secoli.«Ciò che inizia con l’opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna». Così scriveva André Berne-Joffroy, uno dei grandi protagonisti della riscoperta di Caravaggio nel secolo scorso, e questa semplice, breve frase, racchiude in sé quello che davvero è stato Michelangelo Merisi (1571-1610): un artista moderno. Moderno non solo per il suo tempo ( che lo etichettò come «artista maledetto » e troppo anticonformista) o perché anticipò l’epoca barocca, ma perché, nonostante un oblio lungo due secoli, la sua influenza ( il cosiddetto caravaggismo) sui pittori successivi si protrasse sino al 1800, per poi letteralmente «riesplodere» nel secolo successivo grazie agli studi del celebre critico Roberto Longhi, che nel 1951 gli dedicò una straordinaria mostra a Palazzo Reale di Milano, restituendo a Caravaggio un posto di primissimo piano nell’empireo dei grandi Maestri della storia dell’arte universale. Definito da Vittorio Sgarbi «il più amato dei pittori antichi », nel Merisi, forse più che in altri, la sua arte potente e drammatica nasce e si intreccia a una vita breve e travagliata, trascorsa in un’estenuante alternanza di alti e bassi, fatta di committenze e protezioni importanti (una su tutte, quella del cardinal Francesco Maria del Monte, grandissimo uomo di cultura e appassionato d'arte che, incantato dalla pittura del Caravaggio, acquistò alcuni dei suoi quadri, tra i quali il famosissimo I bari) e di periodi tragicamente bui: il peggiore fu 1606 , precisamente il 28 maggio, data in cui il Merisi si macchiò del delitto di Ranuccio Tomassoni, pittore di scarso valore e non certo uno stinco di santo. Ma nemmeno Caravaggio, irrequieto e violento, lo era e questo delitto lo costrinse a lasciare Roma per sfuggire alla pena capitale: nonostante la protezione della potente famiglia romana dei Colonna, per lui iniziarono quattro anni (gli ultimi della sua vita) di continue peregrinazioni, che lo portarono a Napoli, a Malta e in Sicilia. Roma non la rivide più: morì a Porto Ercole, nell’estremo tentativo di tonare nella Città Eterna, il 18 luglio del 1610. Aveva solo 39 anni, ma li bruciò tutti in fretta e intensamente, tra miseria nera e lusso, fra nobili e plebei, fra corti e bassifondi. Amò donne e uomini, conobbe alti prelati e delinquenti, prostitute e nobildonne e di tutta questa realtà, così diversa e variegata, ne fece la protagonista dei suoi dipinti: non a caso Caravaggio è universalmente riconosciuto come «il pittore della realtà ». Con lui il reale entra prepotentemente nell’arte - anche in quella sacra - e la «umanizza » con un naturalismo innovativo, crudo e anticonvenzionale: le sue Madonne non hanno nulla di divino, sono popolane coi piedi scalzi e dal seno prospero; i suoi giovani modelli, quelli immortalati, per esempio, nel Ragazzo morso da un ramarro o nel Fanciullo con canestro di frutta sono ragazzi di borgata e di vita, mentre nelle sue straordinarie nature morte ( per esempio La canestra di frutta conservata alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano), i frutti apparentemente perfetti stanno in realtà iniziando a marcire. A questa rivoluzionaria - per il suo tempo - rappresentazione della realtà, Caravaggio unisce un uso della luce mai visto prima: fasci luminosi che squarciano tele scure come fossero moderni fari teatrali, ad illuminare l’«hic et nunc », il «qui e ora », quello che avviene adesso, il momento preciso. Non ha esagerato Vittori Sgarbi definendolo un precursore della fotografia e del teatro: perché questa è l’impressione che regala ogni opera di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, così perfetta, nel rappresentare una realtà che perfetta non è, da sembrare uno scatto fotografico. E nell’anno del Giubileo, non poteva mancare una mostra come quella in corso (sino al 6 luglio 2025) a Palazzo Barberini , una grande retrospettiva su un artista che, pur essendo lombardo, visse e operò per gran parte della sua breve e avventurosa vita nella Roma dei Papi.Caravaggio 2025, la mostraCurata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, l’esposizione si snoda attraverso un percorso espositivo suddiviso in 4 parti, che copre la parabola artistica del Caravaggio dal suo arrivo a Roma (1595 circa) alla sua morte e vede affiancate opere note e meno conosciute, ma non per questo meno significative della rivoluzione artistica e culturale compiuta dal Merisi. Tra i capolavori in mostra, sicuramente da segnalare il Ritratto di Maffeo Barberini (recentemente presentato al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta), l’Ecce Homo, la Santa Caterina e Marta e Maddalena, opera per la quale l’artista ha usato la stessa modella della Giuditta. L’esposizione romana è anche l’occasione per vedere di nuovo insieme tre dipinti - Giuditta e Oloferne, il San Giovanni Battista e il San Francesco in estasi - commissionati a Caravaggio dal banchiere Ottavio Costa (per un certo periodo mecenate dell’artista) e rivedere a Palazzo Barberini l’iconica tela I Bari, attualmente al Kimbell Art Museum di Fort Worth, che lo ha acquistato nel 1987 da un collezionista privato. A chiudere la mostra un importante prestito concesso da Intesa Sanpaolo: il Martirio di sant'Orsola, ultimo dipinto del Merisi, realizzato poco prima della sua morte. Ed eccezionalmente visitabile solo per questa occasione, un’opera situata all’interno del Casino dell’Aurora, a Villa Ludovisi: trattasi del Giove, Nettuno e Plutone, l’unico dipinto murale realizzato da Caravaggio (intorno al 1597) su commissione del cardinale del Monte.Caravaggio 2025 non è solo un tributo al genio caravaggesco, ma anche una riflessione sulla sua indiscussa e continua influenza sull'arte contemporanea e sul nostro immaginario collettivo.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)