2019-07-27
Mario, marito da un mese e mezzo che a fine turno sfamava i clochard
Il militare aveva bloccato due soggetti, che volevano 100 euro da un uomo per ridargli lo zaino rubato. Fermata coppia di studenti degli Usa, autori del furto ma non del delitto. Era appena tornato dal viaggio di nozze. Gli amici: «Cuore d'oro, aiutava chiunque». Lo speciale comprende due articoli. Quella fatale è stata l'ultima, al cuore. Otto coltellate, sferrate con forza bestiale, per uccidere il carabiniere che l'aveva appena fermato chiedendogli i documenti. Poco più in là, un altro militare aggredito e costretto a una colluttazione dal complice dell'omicida che nulla ha potuto per aiutare Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere di 35 anni della stazione di piazza Farnese. Assassinato, la notte scorsa, durante un servizio antifurto in una delle strade centrali della Capitale. Cerciello ha perso conoscenza tra le braccia del collega Andrea Varriale, che ha provato inutilmente a tamponare le ferite, ed è spirato in ospedale. «Quando ho sentito Mario urlare ho lasciato quell'uomo e ho provato a salvarlo, perdeva molto sangue», ha detto il compagno d'Arma in preda alla disperazione. La stessa che ha fatto scrivere «bastardi maledetti, vi ammazzo» al cugino della vittima. Mentre la moglie Rosa Maria, rimasta vedova dopo 43 giorni di matrimonio, straziata ha continuato a ripetere «me lo hanno ucciso, me lo hanno portato via» fuori alla camera mortuaria del Santo Spirito a Roma. Due cittadini statunitensi sono stati fermati e interrogati dai magistrati che conducono l'indagine per omicidio e furto, il procuratore facente funzione Michele Prestipino, l'aggiunto Nunzia D'Elia e il sostituto Maria Sabina Calabretta. Gli inquirenti sospettano fortemente che possano aver avuto un ruolo nella sottrazione del borsello che ha poi portato all'omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. I due studenti sono stati sorpresi dai carabinieri ieri mattina presso l'hotel Meridien Visconti, un lussuoso quattro stelle di via Federico Cesi, a pochi passi dal luogo del delitto. Il proprietario della sacca da viaggio, un italiano di 40 anni, era stato derubato in zona Trastevere e aveva immediatamente sporto denuncia presso la stazione dei carabinieri di Monteverde Nuovo. In quegli stessi attimi, si era creato un contatto con i due ladri che gli avevano proposto un «cavallo di ritorno». In pratica, il pagamento di un riscatto di 100 euro per la restituzione della refurtiva. D'accordo con i carabinieri, il malcapitato aveva finto di accettare e si era presentato all'appuntamento in Via Cossa. Tutt'attorno era stato predisposto un servizio di sicurezza con alcune pattuglie dell'Arma. Mario Cerciello Rega e il collega Varriale - entrambi in abiti civili - avevano il compito di avvicinare la coppia di delinquenti e di fermarli per un controllo. Ma si è scatenato l'inferno. Gli inquirenti stanno vagliando con grande scrupolo le immagini del circuito di videosorveglianza per assegnare un nome ai soggetti catturati dalle telecamere e per attribuire loro specifiche responsabilità. In alcuni frame si può osservare uno che indossa a tracolla uno zainetto nero. E proprio uno zainetto nero è stato sequestrato ai due studenti fermati e interrogati. Un altro invece porta a mano una bicicletta, mentre un terzo ragazzo appare più defilato, nelle immagini, nel momento in cui si avvicina al borsello incustodito sulla panchina. Gli investigatori non hanno ancora trovato le prove per collegare gli autori del furto ai killer che hanno materialmente ammazzato il vicebrigadiere anche perché - ragiona un investigatore - la stessa dinamica del «furto» potrebbe essere molto più complessa di quanto finora ipotizzato, e non è detto che chi ha rubato il borsello sia la stessa persona che ha poi pugnalato a morte il militare di Somma Vesuviana, la cittadina del Napoletano dove lunedì prossimo si terranno i funerali. Nell'immediatezza dei fatti, in ambienti investigativi era stata diramata una comunicazione riguardante la descrizione dei due presunti colpevoli. Indicati come extracomunitari di nazionalità magrebina, di un metro e ottanta con indosso «una felpa nera» e un'altra «viola». Uno dei due aveva i capelli «con le meches». I tempi non sono però ancora maturi per poter stabilire una linea chiara nell'inchiesta anche se, da indiscrezioni, sembra che il furto ad opera degli studenti americani potesse servire a recuperare un po' di soldi per acquistare qualche dose di droga nei luoghi della movida romana. Il delitto ha scosso l'opinione pubblica e la politica nazionale. Decine di attestati di solidarietà all'Arma e alla famiglia sono arrivati dall'intero arco parlamentare. «Con la pistola elettrica probabilmente si sarebbe potuta salvare una vita», è stato il commento del vicepremier Matteo Salvini. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla di «crimine orribile» mentre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha espresso «commossa partecipazione al dolore» dei familiari. Il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni si augura invece che i responsabili possano presto «marcire in galera». Il video delle volanti della polizia giunte a sirene spiegate davanti alla Comando generale dei Carabinieri per solidarietà nei confronti dell'Arma è diventato immediatamente virale sul web. Domenico Pianese, invece, segretario generale del sindacato di polizia Coisp ricorda che, giusto qualche giorno fa, a «Tor Bella Monaca, solo per miracolo il nostro collega è riuscito a salvarsi da una coltellata». Commozione anche nel Napoletano con l'ex assessore regionale Severino Nappi che propone di «introdurre il carcere a vita per chi uccide un rappresentante delle forze dell'ordine». Posizione condivisa dall'Associazione vittime del dovere che chiede di «inasprire il trattamento sanzionatorio sia in termini di pena sia in termini di detenzione» per chi colpisce uomini e donne in divisa. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/carabiniere-ucciso-a-roma-con-otto-coltellate-mentre-arresta-scippatore-2639369343.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="era-appena-tornato-dal-viaggio-di-nozze-gli-amici-aiutava-chiunque" data-post-id="2639369343" data-published-at="1758063727" data-use-pagination="False"> Era appena tornato dal viaggio di nozze. Gli amici «aiutava chiunque» La vita non era stata generosa con Mario Cerciello Rega. Eppure lui l'aveva arricchita con l'altruismo e con un «cuore d'oro», piangono oggi i familiari e gli amici. Il carabiniere, ucciso con otto coltellate a Roma, aveva perso per una ischemia cerebrale il papà Antonio, fabbro molto noto a Somma Vesuviana, quando aveva poco più di 18 anni. Mario seppe di essere diventato effettivo nell'Arma due giorni dopo i funerali. Il legame tra i due non si era mai spezzato, in tutti questi anni, tant'è che Mario aveva voluto portare all'altare Rosa Maria il 13 giugno di quest'anno, giorno dell'onomastico del papà. Lunedì scorso era tornato dal viaggio di nozze in Madagascar e non aveva ancora disfatto i bagagli. A Roma gli sposini avevano una casa in affitto, e lei dava una mano al menage familiare lavorando in una farmacia. Il sogno di Mario era però tornare a Somma Vesuviana per stare più vicino alla mamma Silvia, cui era legatissimo, e al fratello Paolo (31 anni) e alla sorella Silvia (19). «Non si può morire per 1.400 euro al mese, ma chi fa questo mestiere sa che può succedere di non tornare più a casa», dice oggi tra le lacrime il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno, amico personale del povero carabiniere e a sua volta arruolato nella Guardia di finanza. «Mario era un ragazzo solare, bello dentro e fuori. Un ragazzo umile, che sin da giovane ha dovuto affrontare mille difficoltà». Il giorno del matrimonio, il primo cittadino aveva dato una mano agli sposi con l'organizzazione delle sistemazioni per gli ospiti. E Cerciello gli aveva inviato messaggi di ringraziamento. «Grazie per aver trovato le camere», scriveva Mario, «ti aspetto dopo, stasera riparto per Roma», scorre i testi il sindaco. «Per il suo matrimonio», ricorda Di Sarno, «mi chiese se potevamo aiutarlo a prenotare qualche camera d'albergo per gli amici di Roma che sarebbero venuti a Somma Vesuviana. Abbiamo partecipato alla sua festa, ci siamo divertiti, e ora dobbiamo pensare al funerale». Il giorno delle esequie sarà proclamato il lutto cittadino, ed è probabile che il sindaco farà chiudere un intero quartiere per consentire l'arrivo del feretro e dei parenti senza alcuna difficoltà. Quando non lavorava, Mario curava l'orto e faceva volontariato: era barelliere per l'Ordine di Malta, ma accompagnava anche i malati a Lourdes e a Loreto. Il martedì sera invece era dedicato ai senza fissa dimora che vivono nei pressi della Stazione Termini. È a loro che, dopo aver dismesso i panni da carabiniere, portava da mangiare. Donava i suoi abiti a chi ne aveva bisogno e se vedeva qualcuno in difficoltà lo aiutava, senza dirlo a nessuno. Aveva ricevuto anche un encomio per aver aiutato una mamma a trasferire d'urgenza la figlia, in preda a un fortissimo attacco di febbre, all'ospedale, ed era rimasto in corsia tutta la notte per attendere l'esito degli esami. Agli amici aveva confidato che gli sarebbe piaciuto andare allo stadio per seguire le prime partite della nuova stagione del Napoli, di cui era tifosissimo. Tra i ricordi più cari conservava una maglia autografata di Lorenzo Insigne.