2022-05-23
Cara Tocci, lei predica indipendenza dipendendo
Nathalie Tocci (Imagoeconomica)
Cara Nathalie Tocci, cara direttrice dell’Istituto affari internazionali, nonché fustigatrice degli incompetenti e dei giornalisti russi in tv, mi permetto di disturbarla perché sono un po’ preoccupato della sua prolungata assenza in tv.L’avevamo vista imperversare per settimane, come un Pregliasco ai tempi d’oro del Covid, distribuendo a chiunque patenti di legittimità: saliva in cattedra, sentenziava, stabiliva chi poteva parlare di pace e di guerra (alla fine veniva quasi sempre fuori che poteva parlare soltanto lei). Ci eravamo quasi affezionati a sentirla impartire lezioni di indipendenza dall’alto della sua poltrona nel consiglio d’amministrazione Eni (351.000 euro in due anni). Ora ci chiediamo: dove è finita? Perché non ci bacchetta più e ci lascia orfani delle sue intemerate? Lo so: qualche settimana fa ha abbandonato il palcoscenico dei talk show in modo sdegnato perché i medesimi talk show, questi sciagurati, osano ospitare persino giornalisti russi che non sono indipendenti, dal momento che prendono soldi da enti pubblici di Mosca. Mica come lei che è indipendente, dal momento che siede soltanto nel consiglio d’amministrazione dell’Eni, come si diceva. E dirige un Istituto (sua retribuzione nel 2021: 94.706 euro lordi) che viene finanziato fra gli altri dalla medesima Eni (76.000 euro nel 2020), da Banca d’Italia (25.000 euro) e dal ministero degli Esteri (356.000 euro). Tutti soldi che arrivano da enti pubblici, proprio come gli stipendi dei giornalisti russi, e che però, per fortuna, a lei non rovinano la messa in piega da indipendente.È questa sua somma indipendenza che le permette di impalcarsi a giudice delle opinioni altrui. E le consente di scagliarsi contro ogni conflitto d’interessi, a parte il suo. Quest’ultimo fu sollevato da alcuni europarlamentari quando lei era consulente dell’Alto rappresentante della Politica estera, pur essendo contemporaneamente consigliere d’amministrazione dell’Edison prima (906.000 euro in sette anni) e dell’Eni poi (351.000 euro in due anni). Risposta del capo di gabinetto dell’Alto rappresentante: «Esiste la percezione di un potenziale rischio di conflitto d’interesse, pertanto nell’offrire un contratto alla signora Nathalie Tocci si desidera subordinarlo a una serie di misure attenuanti», scrisse. Le misure attenuanti (non intervenire su questioni energetiche, etc) furono applicate e il suo conflitto d’interesse svaporò in un attimo. Mica come quello degli altri che resta attaccato alla pelle tutta la vita.Buon per lei. Per l’Europa non so. Dal 2015 al 2019, infatti, è stata al fianco di Federica Mogherini in una gestione del ministero degli Esteri Ue non certamente brillante, fra gaffe («Ma lei chi è?», disse la Mogherini al leader socialista spagnolo Pedro Sánchez) e viaggi inutilmente costosi (75.000 euro per tre giorni a Baku). Successivamente lei ha avuto un contratto anche da Josep Borrell (dall’8 luglio 2020 al 31 marzo 2021) ma a quanto risulta in tutto questo periodo ha lavorato solo tre giorni (tre). «Pro bono», ha detto lei. Cioè gratis. Bugia: è stata pagata 526,84 euro al giorno più le spese. Circa 1.600 euro per tre giorni di lavoro (soldi dell’Europa), mentre era anche direttrice dell’Istituto (finanziato dall’Eni) e consigliera d’amministrazione (regolarmente retribuita dall’Eni). Il sacrificio che bisogna fare per potere andare a dare lezioni di indipendenza in tv.
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)