2025-03-24
Cara Kallas, lei è una Mogherini senza lacrime, né soldi, né acuti
Cara Kaja Kallas, cara alta rappresentante della politica estera europea, le scrivo questa cartolina per esprimerle la mia solidarietà. Non capisco infatti come mai quei pappamolle di Paesi europei non le abbiano dato i soldi necessari a comprare armi agli ucraini. Come fanno a non capire che fomentare la guerra è fondamentale ora che si sta trattando la pace?E poi lei si è mostrata così ragionevole: prima ha chiesto 50 miliardi, poi è scesa a 20, poi a 5. Dal mercato comune al mercato delle vacche: avessero avuto un po’ di pazienza scendeva anche a 2 miliardi, uno e mezzo, anche qualche milione. Magari solo due spiccioli per comprare un paio di missili e un caffè. Si sarebbe accontentata insomma. Invece le hanno dato solo un due di picche, che come arma d’attacco pare non funzioni un granché. Proprio non capisco perché non si fidino di lei e dei suoi bellicosi piani. Quarantotto anni, estone, già sposata con un ex ministro delle Finanze e poi con un banchiere (a dimostrazione che non sbaglia un colpo, almeno a livello matrimoniale), lei è arrivata in politica per chiari meriti personali: suo padre infatti era l’ex primo ministro dell’Estonia e suo nonno uno dei fondatori della Repubblica estone. Segretaria del partito riformatore (fondato per l’appunto da suo padre), a 44 anni è diventata primo ministro per via quasi dinastica. E pur essendo l’Estonia un piccolo Paese («come un sobborgo di Roma», ha detto lei), ha dimostrato di non saperlo governare: in tre anni, infatti, ha dovuto fare e disfare tre diversi esecutivi, cacciando ministri, affrontando la corruzione e surfando su litigi a non finire. Per uscire da questa situazione insostenibile nel 2024 l’hanno promossa al governo dell’Ue. E le hanno dato uno degli incarichi più prestigiosi, quello degli Esteri. Per la gioia dei cittadini estoni, immaginiamo. Un po’ meno di quelli europei. Molti dei quali, infatti, si sono chiesti: come può gestire il mondo questa gentile signora che non è riuscita a gestire Tallin?In effetti da quando è arrivata a Bruxelles non ha fatto che prendere porte in faccia. A gennaio ha teso la mano al nuovo dittatore siriano Al Jolani e quello le ha risposto non stringendo la mano al rappresentante dell’Europa. Poi è andata in visita ufficiale a Washington per incontrare il segretario di Stato Marco Rubio ma quello l’ha lasciata fuori dalla porta come Enrico IV a Canossa. S’è messa a esaltare gruppi social attivi nel sostegno all’Ucraina (i Nafo) e non si è accorta che incitavano all’odio a tal punto da inneggiare uno squalo che in Egitto aveva ucciso un cittadino russo. A un certo punto abbiamo avuto un déjà vu: lei, cara Kallas, è un’altra Federica Mogherini, ma senza lacrime e con più odio. Sentimento comprensibile, peraltro, avendo avuto mamma e nonna deportate in Russia, durante la seconda guerra mondiale, come comprensibili sono i suoi personali desideri di vendetta. È chiaro infatti che 50 miliardi di armi non le bastano: lei vorrebbe radere al suolo Mosca, bombardare San Pietroburgo, dare i russi in pasto agli squali. E non si capacita del motivo per cui quei rammolliti dei Paesi europei non vogliano seguirla fin lì. Perciò le scriviamo questa cartolina: per consolarla perché capiamo il suo sgomento di fronte a ogni ipotesi di pace. Anche se le dobbiamo fare una confidenza: l’unica Kallas di cui abbiamo ascoltato volentieri la voce non aveva la K, ma la C. E faceva acuti, non l’ottusa.segue a pagina 23
Carlo III e Donald Trump a Londra (Ansa)
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)