2021-09-11
La cappa di silenzio sui dati fa quasi più danni del Covid
Una ricerca Usa mostra che gli under 17 rischiano più disturbi cardiaci dal vaccino che dal Covid. Una inglese spiega che inocularli non basta neppure a proteggere la comunità. Perciò mamme e papà hanno dubbi. E sollevarli è questione di diritto all'informazione.In Italia sta scendendo una cappa di piombo che impedisce di parlare con la necessaria serenità di come combattere l'epidemia di Covid. Chiunque sollevi dubbi o si permetta di non condividere alcune decisioni, pur non essendo in alcun modo no vax viene facilmente etichettato come una specie di idiota, quando non passa come un cinico speculatore a caccia di voti o di copie. Ne abbiamo già scritto, cercando di far comprendere a chi ha il cervello onnubilato dall'ottusità ideologica che interrogarsi su alcune scelte, per esempio sul green pass, non significa affatto mettere in forse l'esistenza della pandemia, ritenere i vaccini un sotterfugio per tenere sotto controllo la popolazione con un microchip e altre frescate del genere. Fare domande è il mestiere di ogni giornalista. Cercare di denunciare ciò che si ritiene sbagliato è un diritto di ogni italiano. Dunque, l'arroganza con cui si assale chi pone quesiti non solo è sbagliata concettualmente, ma è una deriva pericolosa, perché come ogni pensiero unico, anche quello applicato in questa emergenza sanitaria rischia di portarci fuori strada.Che senso ha infatti continuare a leggere giorno dopo giorno interviste a professori che propagandano le vaccinazioni e cronache dedicate a persone che si sono ammalate perché non si erano immunizzate e mai articoli e interviste a professori che parlino di modi per curare il Covid o cronache di persone che si siano ammalate nonostante siano state immunizzate? Che razza di informazione è quella che nasconde ai propri lettori le notizie che riguardano i minori, perché secondo i media mainstream il lettore non va informato ma educato e dunque indirizzato con le sole opinioni che si conformino al pensiero unico?Vi faccio un esempio. Ieri sul Telegraph, un autorevole quotidiano inglese, è comparso un articolo dal seguente titolo: «I ragazzi adolescenti corrono più rischi con il vaccino che ammalandosi di Covid». Sottotitolo: «I giovani maschi hanno sei volte più probabilità di soffrire di problemi cardiaci dopo essere stati vaccinati che di finire ricoverati in ospedale per coronavirus». Il giornale cita uno studio uscito proprio a ridosso della decisione del governo inglese sulla opportunità di vaccinare i bambini contro il Covid. In pratica, un team di ricercatori dell'università di California ha studiato il tasso di miocarditi, ossia di infiammazioni del cuore, nei ragazzi di età compresa fra i 12 e i 17 anni, comparandolo con i problemi riscontrati dai giovani che si sono ammalati di coronavirus e sono finiti in ospedale. La ricerca ha trovato che il rischio di complicazioni cardiache per i minori di età compresa fra i 12 e i 15 anni vaccinati è pari a 162,2 per milione: un'incidenza maggiore rispetto a tutti gli altri gruppi osservati. Dal momento che il rischio di un ragazzo sano di dover ricorrere a cure ospedaliere in caso di Covid nei 120 giorni successivi all'infezione è di 26,7 casi per milione, ciò significa che per gli adolescenti tra i 12 e 15 anni vaccinati la possibilità di complicazioni cardiache è 6,1 volte superiore alla possibilità di finire in ospedale per il virus.Ma lo studio citato dal Telegraph (e ovviamente oscurato dalla stampa italiana) non è il solo. Di recente, altri ricercatori hanno espresso dubbi analoghi, ugualmente passati sotto silenzio.«I rischi dovuti al Covid in bambini e giovani sono irrilevanti», hanno scritto di recente due docenti della Oxford University, Sunetra Gupta e Carl Heneghan, epidemiologa delle malattie infettive la prima ed epidemiologo clinico il secondo. «Vaccinare i bambini comporterebbe rischi per loro senza alcun beneficio diretto sostanziale. Vaccinarli può offrire un bene collettivo solo se ciò riduce i livelli di infezione nella comunità. I vaccini Covid forniranno quasi certamente una protezione a lungo termine contro complicazioni gravi ed eviteranno la morte, ma i loro effetti di blocco dell'infezione sono incompleti e transitori». Semplifico il messaggio: se vaccinando i minori si punta a far circolare meno il virus non si otterrà alcun risultato significativo, mentre non sono noti i rischi per i ragazzini. I due docenti, infatti, spiegano: «I rischi a lungo termine dei nuovi vaccini su una popolazione di milioni di bambini sono al momento sconosciuti. Vaccinarli dunque sarebbe un modo per trattarli come semplici mezzi per assecondare gli interessi di altre persone o una qualsiasi forma di bene collettivo». Chiaro il concetto? Si vaccinano gli adolescenti, senza conoscere i potenziali danni, per servire l'interesse di altre persone, cioè di noi adulti, che con il Covid rischiamo di più.Il problema che si pone a questo punto è quello che Luca Ricolfi ha di recente definito l'«effetto-madre», che non ha nulla a che vedere con i no vax, perché è un problema che spesso deve affrontare un genitore che si è già vaccinato. «Una parte dei vaccinandi è minorenne, e non ha bisogno del vaccino (il rischio di morire per Covid è 10 volte più basso di quello di morire per incidente stradale). Dunque, il bambino che si vaccina lo fa essenzialmente per proteggere gli altri. Ma a decidere sono i genitori, non lui. Di qui un dilemma non da poco, che per quel che ho potuto constatare coinvolge soprattutto le madri: vaccinare bambini e ragazzi per proteggere la società (e la famiglia) o non vaccinare per non esporre il figlio o la figlia minorenne a un rischio, magari bassissimo, ma di cui nessuno scienziato è in grado di specificare l'entità?». Al problema posto dal sociologo torinese aggiungo un altro aspetto: vaccino mio figlio anche se ho paura di esporlo a un rischio perché, a causa delle regole imposte dal green pass, se non ha il certificato verde non può andare in palestra, in piscina, in un locale con gli amici ed è pure messo alla gogna come no vax, perché in classe i suoi compagni sono immunizzati e vogliono togliersi la mascherina? Ecco, questi sono i dubbi e i problemi che la cappa di piombo su stampa e tv sta impedendo di raccontare. Non è questione di libertà, ma di diritto all'informazione. Articolo 21 della Costituzione.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson