2025-09-16
La candidata rossa contro la «bianchezza»
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
Antonella Bundu, in corsa per le Regionali in Toscana, scatenata al Meeting antirazzista: «Riconoscere il privilegio, non basta più parlare del problema. Bisogna attaccarlo. Smontarlo. Disarticolarlo». Ovviamente il colpevole è solamente l’uomo europeo.Della campagna elettorale di tal Antonella Bundu, candidata della lista «Toscana Rossa» alle elezioni regionali che si terranno il 12 e 13 ottobre, probabilmente non se ne sarebbe occupato nessuno, considerato che il presidente uscente e candidato del centrosinistra Eugenio Giani, nei sondaggi realizzati dall’Istituto Noto per la prima puntata della stagione di Porta a Porta, sarebbe al 57 per cento rispetto al 39 per cento del candidato del centrodestra Alessandro Tomasi; a lei e all’altro candidato Carlo Giraldi andranno probabilmente le briciole, vista la polarizzazione del confronto in terra rossa. Si dà il caso, però, che l’esponente politica, nel presentare il suo sconnesso programma elettorale («dare un’alternativa a destre e centro-sinistra, di sinistra e popolare, antifascista, antirazzista, laica, femminista e intersezionale»), abbia usato un termine caro alle Brigate Rosse, la «disarticolazione», per perorare la sua causa. Una causa antirazzista soltanto sulla carta, che consiste nello «smantellare la bianchezza», così come i brigatisti rossi volevano «disarticolare la funzione controrivoluzionaria svolta dai grandi media».«Un sistema che produce esclusione, una struttura di potere che si chiama bianchezza, che forma un ordine sociale, economico, gerarchico. Un centro che si impone come universale, dove la bianchezza è spacciata per neutralità, e non si riconosce il privilegio della bianchezza. Riconoscere il privilegio. Non basta più riconoscere il problema. Bisogna attaccarlo. Smontarlo. Disarticolarlo» (sic), ha scritto Buntu in un disarticolato post pubblicato su Facebook tre giorni fa, per poi chiosare: «Smantellare la bianchezza è un atto politico e una pratica collettiva e urgente».Classe 1969, nata a Firenze da mamma italiana e papà della Sierra Leone, Bundu ha vissuto tra Italia, Africa e Regno Unito e lavorato come bibliotecaria, barista e correttrice di bozze prima di approdare in politica come consigliere comunale a Firenze. «Il mio impegno politico si è manifestato fra le altre cose, nella collaborazione con Oxfam, nella partecipazione al Social Forum, nel sostegno al referendum sull’acqua pubblica», scrive nella sua feconda bio, «ho manifestato contro il razzismo a Macerata e a Firenze; sono stata a Riace per sostenere Mimmo Lucano; mi reco spesso a Vicofaro da don Biancalani. Non ho mai smesso di impegnarmi per le cause che mi appassionano e mi definisco una donna nera, fiorentina e di sinistra». Che essere di sinistra, oggi, corrisponda esattamente al contrario dei buoni(sti) propositi manifestati a parole dai suoi esponenti emerge, in effetti, proprio leggendo il post che Bundu ha dedicato alle persone di razza bianca: i razzisti sono sempre i bianchi però il loro essere bianchi va attaccato, smontato e disarticolato, il loro razzismo va «decostruito». E fortuna che non ha spiegato come. Il post non è sfuggito alla giornalista Francesca Totolo che in un tweet su X ha commentato: «L’antirazzismo è la più potente arma della sinistra usata per sottometterci, per fiaccarci e per installarci nella testa falsi sensi di colpa». Mal gliene incolse: in soccorso di Bundu è intervenuta prontamente Repubblica, che ha titolato: «Tweet contro Bundu scatena commenti razzisti. A far partire la campagna di offese è stata l’attivista di estrema destra». Purtroppo per Repubblica, a scatenare i commenti razzisti ci ha pensato la stessa Bundu su Facebook. Il suo post dedicato allo «smantellamento della bianchezza», pubblicato sul suo account il 13 settembre, ha raccolto pochi commenti, ma quasi tutti a sfondo razzista: «Non usate il Dash?», hanno scritto i follower a Bundu, «Ma torna in Africa», «Ma che c… stai a dì», e via dicendo. Chi erano gli antirazzisti? Non contenta, Bundu ha preso carta e penna e scritto un altro post nel quale Totolo è stata buttata in pasto ai suoi commentatori, che non hanno esitato a incoraggiare Bundu a querelarla e denunciarla, coprendola di insulti. «Non ti preoccupare, c’è posto anche per lei a Piazzale Loreto» scrivono gli amici di Bundu, ma anche un sinistro «spingiamoci oltre. Organizziamoci. Organizziamo un pensiero che smetta di chiedere scusa perché esistiamo. Un pensiero differenziato e compatto, capace di fare muro. Avanti tutta». Auspicabilmente non come fecero le Br. «Gravissimo che Bundu, sui propri social, si esprima come se si trovasse in un centro sociale dell’estrema sinistra. Spiace per lei, ma essere “bianchi” (se proprio dobbiamo utilizzare questa squalificante dicotomia cromatica), non è un discredito o una colpa», ha commentato Alessandro Draghi, consigliere comunale di Firenze e vice presidente del consiglio comunale.Nel post, la pasionaria si presenta con una banana e il turbante in testa. «La Moro Bundu fa parte di una famiglia piuttosto nota qui a Firenze (conobbi decenni fa uno dei fratelli)», replica un commentatore. «Padre africano, madre italiana. È sempre stata italiana all’anagrafe. Ha iniziato a mettersi quei ridicoli affari in capo quanto è entrata in politica». Così fan gli antirazzisti doc.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
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