2024-04-02
Canada in rivolta per la carbon tax
Il primo ministro canadese Justin Trudeau (Ansa)
Justin Trudeau tira dritto anche se i cittadini non lo seguono e i governatori, compresi quelli del suo partito, si oppongono al balzello. Gli imprenditori: «Così chiudiamo».Nemmeno il crollo della popolarità ferma l’ossessione ecologista del primo ministro canadese Justin Trudeau. Anche se l’ultimo sondaggio dice che la principale preoccupazione per il 56% della popolazione è l’aumento del costo della vita mentre solo il 31% mette al primo posto il cambiamento climatico, il premier non ha intenzione di rinunciare all’incremento della carbon tax. Ma lo slogan «chi inquina, deve pagare» ha scatenato la rivolta dei governatori che temono l’impatto sull’economia. La tassa, applicata a una miriade di combustibili fossili, è stata alzata da 64 a 80 dollari canadesi per tonnellata di carbonio. L’obiettivo è di ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030 del 40-45% rispetto ai livelli 2005 anche se questo danneggia le imprese e fa lievitare l’inflazione. Sette province hanno chiesto al governo di sospendere o annullare l’aumento dell’imposta che aggiungerebbe circa 3 centesimi al litro al prezzo della benzina. Sono scesi in campo anche esponenti dello stesso partito di Trudeau, come il premier liberale di Terranova, Andrew Furey, che insieme con i conservatori ha reclamato una tregua ai piani ecologisti, «almeno fino a quando l’inflazione non si sarà raffreddata». Intanto il Saskatchewan, provincia del Canada occidentale, ha annunciato che non riscuoterà e verserà la tassa a Ottawa. Trudeau in un certo senso ha già ceduto alle pressioni ma non al punto da rimangiarsi tutto. A ottobre scorso ha predisposto un’esenzione triennale dell’imposta sul gasolio per il riscaldamento domestico. Un tentativo di recuperare consensi nella regione atlantica, dove sono in gioco 24 seggi liberali alla Camera dei Comuni, e che beneficia maggiormente della misura.Per comprendere a che punto è arrivato lo scontro sulla carbon tax, basta ricordare quello che è successo recentemente in Parlamento, quando la pesante bolletta del gas di un coltivatore di funghi, proprietario di un’azienda agricola a Osgoode, in Ontario, è stata al centro di un acceso botta e risposta tra Trudeau e il leader conservatore Pierre Poilievre, che ha promesso di «tagliare le tasse» se sconfiggerà i liberali alle elezioni del prossimo anno.Il caso dell’imprenditore Mike Medeiros è diventato il simbolo degli effetti della carbon tax sulle attività produttive. Il coltivatore ha pagato 16.668,39 dollari canadesi di imposta per la CO2 sulla sua bolletta del gas di febbraio, per un totale di 62.441,95 dollari. La sua azienda impiega 160 lavoratori, produce 200.000 libbre di funghi a settimana e utilizza 1,3 milioni di metri cubi di gas naturale. Di contro nella casa media canadese si utilizzano circa 2.400 metri cubi di gas. Medeiros ha disegnato uno scenario allarmante per il prossimo futuro: «Quando la tassa sul carbonio salirà a 170 dollari, come è previsto per il 2030, i nostri costi da questa imposta, solo per il riscaldamento saranno pari a mezzo milione di dollari. Non posso assorbire quest’onere».Trudeau però non sente ragioni e ha inviato una lettera alle province ribelli ribadendo che è questa la strada per ridurre le emissioni. Quanto al rischio inflazione, sostiene che l’impatto sarà «solo dello 0,1% mentre gli effetti devastanti di inondazioni, incendi e siccità stanno aumentando i costi ogni anno per tutti».Durante una visita nella provincia di Alberta, una zona ricca di petrolio, Trudeau ha sfidato i «politici contrari alla tassa che pensano a breve termine mentre bisogna fare le cose giuste oggi... Per un futuro migliore». Non la pensano così i canadesi, però. Lori Turnbull, studiosa della Dalhousie university, non crede che le prossime elezioni possano essere vinte portando avanti la crociata contro il cambiamento climatico quando le persone hanno difficoltà a fare la spesa, il pieno di benzina o a pagare affitto e mutuo. La scorsa settimana i liberali sono sopravvissuti a stento al voto di sfiducia sulla tassa. Per Trudeau potrebbe essere l’ultima chiamata.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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