2024-09-30
Sul campo largo un’unica certezza: imploderebbe
Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Non conosco Chiara Braga, ma mi dicono che sia la consigliera più ascoltata di Elly Schlein, che infatti l’ha voluta alla guida del gruppo parlamentare del Pd alla Camera. Intervistata dal Corriere della Sera in merito al disastro del campo largo in Liguria, la Braga ha commentato dicendo che quello tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, che ha portato quest’ultimo e il suo partito a non presentarsi alle elezioni per il sostituto di Giovanni Toti, è uno strappo incomprensibile.«Ci si è voluti concentrare su aspetti meno rilevanti di ciò che ci interessa: unire i partiti alternativi al centrodestra». La capogruppo sembra non avere dubbi, se l’obiettivo è sconfiggere la coalizione che ha governato la Regione fino a pochi mesi fa governata da Toti, e più in generale quella che governa il Paese, ogni divisione è superabile.Sarà, ma io ho la sensazione che mettere insieme uno schieramento largo, di cui facciano parte la sinistra estrema e i riformisti alla Calenda e Renzi, a cui si uniscano pure i grillini di Giuseppe Conte, non sia un’impresa così facile e, soprattutto, non penso abbia un futuro. E non soltanto perché, come ho cercato di spiegare ieri, il cosiddetto campo largo è un campo minato, in quanto attraversato da faide e risentimenti, ma anche per altre ragioni. Infatti, ammettiamo pure che prima o poi due galli nello stesso pollaio come l’ex premier Rottamatore e l’ex ministro allo Sviluppo economico mettano da parte il loro ego e decidano di andare d’amore e d’accordo, per concorrere entrambi alla formazione di un unico centro a sostegno della sinistra. E ipotizziamo anche che Conte rinunci a vendicarsi di Renzi, che nel 2021 lo costrinse a dimettersi ritirando i suoi ministri dal governo. E immaginiamo pure che lo stesso Conte metta da parte la rivalità con Elly Schlein, che quasi lo spinge a fare più opposizione alla segretaria del Pd che a Giorgia Meloni. E, infine, sogniamo anche un’unione d’amorosi sensi fra Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Cioè, presupponiamo che anni di divisioni e dispetti, di ambizioni e sgambetti siano messi da parte. E poi, che cosa faranno questi signori una volta che, malauguratamente, vincessero in Liguria e altrove? La risposta è semplice: ricomincerebbero a litigare, per il semplice motivo che, se anche riuscissero a unirsi in vista delle elezioni, si dividerebbero un secondo dopo, come hanno sempre fatto e come continuerebbero a fare. La realtà è che sui grandi temi Renzi, Calenda, Conte, Fratoianni, Bonelli, Bonino e Schlein la pensano in maniera diversa e soltanto per una semplice convenienza del momento provano a far finta di pensarla allo stesso modo. E non solo sull’Ucraina, che per alcuni va difesa fino all’ultimo sangue (degli ucraini) e per l’avvocato di Volturara Appula andrebbe abbandonata al proprio destino. Ma anche sul lavoro, dove Schlein e Conte vorrebbero introdurre il salario minimo, mentre Renzi pensa che sia una sciagura. La segretaria del Pd e il leader dei 5 stelle, spalleggiati da Maurizio Landini e sostenuti da Fratoianni, vorrebbero cancellare il Jobs act, mentre Renzi, che di quella riforma è il padre, farebbe fatica a digerire un referendum sulla pratica. Non parliamo poi di energia, dove in materia di nucleare, ma anche di rinnovabili, l’armata Brancaleone che si vorrebbe mettere insieme per battere «la destra» avrebbe al suo interno opinioni inconciliabili, che la farebbero implodere alla prima occasione. E così pure per quanto riguarda le opere pubbliche, che Conte e i grillini vorrebbero impedire, e che il cosiddetto centro della sinistra vorrebbe portare a compimento. Per non parlare poi dei temi etici, che già dividono il Pd, figuratevi il resto. E poi il Movimento 5 stelle è manettaro per vocazione, mentre Renzi le manette le vorrebbe mettere ai magistrati: i primi infatti reintrodurrebbero l’abuso d’ufficio, quando il secondo se ne guarderebbe bene. Infine c’è la commissione d’inchiesta sul Covid, dalla quale Conte scappa a gambe levate facendosi nominare commissario per evitare di rispondere a domande imbarazzanti, mentre il fondatore di Italia viva vorrebbe usare l’inchiesta come una clava contro l’avvocato di Volturara Appula (e anche vendicarsi della commissione d’inchiesta sulle banche voluta dai grillini).Certo, per dirla come Chiara Braga, forse sono aspetti poco rilevanti quando si vuole conquistare il potere. Ma poi, una volta conquistato, la guerra ricomincerebbe. E, come detto, sarebbe simile a quella dei Roses. Con una sola differenza: che a pagarne il conto sarebbero gli italiani.
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Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)