2025-08-24
Il campo largo diventa campo minato. Dem a pezzi dalla Toscana alla Puglia
Antonio Decaro (Imagoeconomica)
In vista delle Regionali continuano le spaccature sia dentro il partito, sia fra Pd e suoi alleati. Decaro si candida ma chiedendo polemicamente indipendenza da Emiliano a Vendola, che ribattono piccati.Il segretario del Pd Elly Schlein sta subendo una metamorfosi: come Romano Prodi, alias Mortadella, sta ferma come un semaforo mentre attorno le scoppia il partito, il campo largo s’impantana e la proposta politica latita. Lei vuole fare 4 a 1 alle regionali: se perde però è finita. Dario Franceschini è già pronto a farla fuori con il suo centro-catto-sinistra e Paolo Gentiloni, con la flemma de Er moviola, si scalda a bordo campo. Si è lanciata in un «leoncavillo» meneghino difendendo un’occupazione illegale in nome della cultura per non dover affrontare un argomento spinoso assai: le intercettazioni che la Procura di Milano ha fatto delle chat in cui compare anche l’eurodeputato del Pd Pierfrancesco Maran senza chieder il nulla osta del Parlamento di Strasburgo. Ma il Pd non si può permettere di attaccare la magistratura e con gli eurodeputati ha tante gatte da pelare. Mentre dalla Puglia e dalla Campania in vista delle regionali spirano venti di guerra intestina, mentre in Calabria al Pd tocca piegare il capo ancora una volta di fronte a Giuseppe Conte che impone Pasquale Tridico come candidato, mentre nelle Marche la partita attorno all’indagato ed eurodeputato Matteo Ricci si fa sempre più critica, lei tenta di parlare d’altro. Pare una comparsa del film di Steven Soderbergh: Sesso (col Gay Pride di Budapest ha fatto l’eroina eroina, ma sul ragazzo violentato al Gay village di Padova di Alessandro Zan manco un fiato), Bugie (il campionario è vasto: dall’Ucraina ai dazi) e Videotape (visto che rispolvera un filmato dubbio per accusare su Almasri di nuovo Giorgia Meloni). Ma null’altro dice. Parlano invece molto i suoi in periferia. In Puglia la mediazione di Francesco Boccia è miseramente fallita e Antonio Decaro ieri è uscito allo scoperto. L’ex sindaco di Bari e ora eurodeputato (pure lui!) si è candidato ufficialmente alla Regione Puglia scrivendo su Facebook: «Ho detto da subito che per candidarmi devo sapere di poter guidare la Regione con piena libertà, guardando avanti e non indietro. A Michele Emiliano e a Nichi Vendola mi legano stima e affetto sinceri, oltre che una storia comune di cui sono orgoglioso e che non rinnego. Ma io voglio essere un presidente libero, capace di assumermi fino in fondo la responsabilità delle scelte. Non voglio essere ostaggio delle decisioni di chi mi ha preceduto». Insomma: o me o loro, il Pd decida. Emiliano, che aspira al ruolo di presidente del Consiglio regionale per condizionare la giunta Decaro, mostra un’apparente disponibilità («Non posso credere che Decaro ostacoli una mia candidatura») Nichi Vendola invece è ultimativo: «Io sono candidato da Avs; non è ammissibile che l’esponente di un altro partito voglia condizionare le nostre scelte». Però la chiamano alleanza e i contiani (in Puglia Giuseppi ha il suo feudo personale) sono pronti alla spallata: o tutti uniti con tanti posti per noi oppure ognuno per sé. Il Pd nazionale si è limitato a una nota firmata da Igor Taruffi: «Bene la candidatura di Decaro, è ciò in cui speravamo. Per noi è la più competitiva».Da Bari a Reggio Calabria stesso scenario. Pasquale Tridico (anche lui cala da Strasburgo, ma è il padre del Reddito di cittadinanza e spera in una gratitudine postuma) accetta la candidatura «per amore della mia terra» che Conte ha preteso alla testa di un cartello di 12 liste. Il Pd fa da comprimario, ma la coppia «Fratonelli» (Avs) ha storto il naso. «Non dubitiamo delle qualità di Tridico», hanno detto Fratoianni e Bonelli, «ma avevamo proposto Flavio Stasi e la scelta di Tridico non risolve la questione politica che per noi resta rilevante: il riequilibrio all’interno dell’alleanza». La Reggio Calabria-Salerno per Elly Schlein diventa una via crucis: in Campania sta scoppiando il partito e rischia di saltare l’alleanza con Giuseppe Conte anche se per avere la candidatura di Roberto Fico il capo dei pentastellati li ha convertiti al garantismo sul caso Matteo Ricci nelle Marche. C’è una fronda fortissima nel Pd che non vuole il figlio di Vincenzo De Luca - l’attuale presidente non ricandidato, ma «padrone» del partito - Piero, deputato Pd, quale segretario regionale. Sandro Ruotolo - altro europarlamentare del Pd - si candida al congresso regionale (si dovrebbe tenere a Salerno ai primi di settembre) proprio contro De Luca junior. Se salta quest’accordo Vincenzo De Luca si mette di traverso e addio Fico e campo largo. In Toscana, digerita la ricandidatura di Eugenio Giani, Elly Schlein deve fare i conti con lo strappo di Carlo Calenda che ha detto: «Non sosterremo Giani se il programma lo decide Giuseppe Conte». Matteo Renzi ne approfitta dicendo - da che pulpito: «Calenda ha più citazioni che voti», ma i pentastellati minacciano di rompere tutto. Restano le Marche con Goffredo Bettini (l’occulto tessitore del rapporto con i pentastellati) che continua a difendere la scelta di Matteo Ricci: «Abbiamo fatto diventare garantista anche Giuseppe Conte.» Il Pd regionale ha emesso una nota sostenendo che Ricci è «vittima di una campagna di odio» - in realtà ha ricevuto solo le attenzioni della Procura di Pesaro che lo ha avvisato del reato di concorso in corruzione - ma è anche vero che nella base dem i dubbi crescono e che tra i 5 stelle l’ex senatore Mauro Coltorti contesta: «Quell’82% di sì a Matteo Ricci è stato espresso da meno del 32% degli iscritti al Movimento». Più che un campo largo pare un campo minato per i dolori della giovane Elly.
Ecco #DimmiLaVerità del 22 ottobre 2025. Ospite la presidente di Sud Chiama Nord Laura Castelli. L'argomento del giorno è: "Le strategie del mio partito e le difficoltà dei miei ex colleghi del M5s".