2019-06-13
Camilleri elogiava l’Unione sovietica ma vomita per il rosario di Salvini
Lo scrittore critica l'uso dei simboli religiosi da parte del leader del Carroccio: «Fa parte della sua volgarità». È lo stesso autore che nel 2011 difendeva i gulag, assolveva Cuba e giustificava la repressione a Tienanmen.Per essere uno che, per sua stessa ammissione, non crede in Dio, Andrea Camilleri sembra saperla lunga sul modo giusto con cui rendergli grazie. E soprattutto sul modo sbagliato, che, neanche a dirlo, è quello ostentato dal principale sodale di Satana su questa terra: Matteo Salvini. Intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a Circo Massimo, su Radio Capital, lo scrittore ha deciso di affrontare un tema nuovo, inesplorato, una pista inedita in grado di innalzare di diverse spanne il dibattito a sinistra: la cafonaggine del ministro dell'Interno. L'analisi è articolata, profonda, strutturata su vari livelli, ricca di sottotesti: Salvini fa vomitare. «Non credo in Dio, ma vederlo impugnare il rosario dà un senso di vomito. Fa parte della sua volgarità», dice Camilleri ai conduttori in brodo di giuggiole. E meno male che ci sono analisi così raffinate per rifarci un po' gli occhi. L'analisi emetica è del resto la logica conclusione di quella batteriologica in cui il nostro si era avventurato qualche mese fa, in un'intervista a Repubblica, in cui aveva detto: «Non voglio fare paragoni» (e meno male...), «ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini. Ed è un brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto». E il fascismo, diceva, «è un bacillo mutante che può prendere forme diverse». Salvini, insomma, come portatore insano di un bacillo che fa vomitare, tipo l'influenza di stagione. Del resto gira... Il ministro dell'Interno, dal canto suo, se la ride e ha buon gioco per rilanciare la sua polemica contro gli intellettuali radical chic («Camilleri, scrivi che ti passa, io continuo a fare il mio e nel mio piccolo a credere»). Quella sul leader leghista non è peraltro l'unica sentenza del papà del commissario Montalbano: «Il Paese sta peggiorando in tutto», ha detto, «e la politica dà un cattivissimo esempio». Bastonate verbali anche ai grillini («Dal punto di vista politico sono nessuno, mai avrei pensato che avrebbero fatto come i vecchi partiti sul processo a Salvini») e gelo sul Pd («La rinascita non nasce come un fungo: è preparata da anni di paziente lavoro. E io non vedo un'idea di rinascita»). Applausi solo per papa Francesco: «Lui, che sa quello che fa, non impugna il rosario, non ne ha bisogno, sa che offenderebbe profondamente i santi». Apprendiamo quindi che neanche il Papa deve avere a che fare col rosario, che i santi addirittura se ne sentono offesi. Per essere un non credente, Camilleri dimostra una certa confidenza con il sentire profondo nelle sfere celesti. Resta solo da capire che male abbia fatto questo povero rosario per far vomitare in mano a Salvini, essere indegno di un Papa e offendere addirittura i santi, neanche fosse un pentacolo satanico.E pensare che, fino a qualche tempo fa, Camilleri, più che con il paradiso celeste descritto da Dante Alighieri, sembrava aver confidenza con quello terreno che i bolscevichi avevano tentato di realizzare in Russia. Un esperimento presto rivelatosi infernale, ma non per il nostro scrittore dal vomito facile. Nel 2011, infatti, Camilleri aveva realizzato un libro intervista curato da Francesco De Filippo, intitolato Questo mondo un po' sgualcito. Un testo in cui l'agrigentino si era lasciato andare a qualche considerazione storica a briglia sciolta. «Se ne avesse avuto il tempo», aveva detto, Lenin avrebbe davvero realizzato il paradiso in terra. «Più tardi ci sono state le azioni riprovevoli, ma non mi riferisco ai gulag», spiegava lo scrittore. «Voglio precisare che i gulag non furono campi di sterminio; Solgenitsin, tanto per fare un nome, con i nazisti non sarebbe sopravvissuto». L'Urss, insomma, mica faceva vomitare. Era slancio umanitario giusto un po' grezzo. Compagni che sbagliano, e neanche tanto. «Queste, chiamiamole così, azioni riprovevoli hanno offuscato ciò che ha rappresentato l'Urss», diceva ancora lo scrittore. «Per milioni e milioni di persone il riscatto dalla povertà, la dignità del lavoro che l'Urss prometteva, sostituiva di gran lunga l'idea generica di libertà che l'America proponeva senza incidenza sulla realtà economica europea». E allora la Cuba dei campi di concentramento per i gay? «C'è chiaramente una dittatura», ammetteva, bontà sua, Camilleri, «ma non ci sono stati desaparecidos, cioè si sa chi era e chi è ancora in galera, con nome e cognome, non ci sono scomparsi perché prelevati di notte dalla polizia o dai paramilitari. Volendo, i parenti possono visitarli. Ci sono state fucilazioni ma vanno viste le condizioni che hanno portato a questo». Ma sì, della repressione degli omosessuali chi se ne frega, in fondo mica è il congresso di Verona. E la Cina? E la repressione a piazza Tienanmen? «Non credo che si spari facilmente neanche in un regime dittatoriale, è di una superficialità assoluta ritenere che lo si faccia facilmente. Non so che cosa c'è dietro Tienanmen quindi perché devo parlarne?», spiegava, angelico, Camilleri. In qualsiasi versione li si prenda, insomma, i comunisti non fanno mai vomitare. E lo si capisce bene: chi ha mai visto Stalin brandire un rosario?