
Il dotto (e un po' noioso) monologo dello scrittore fa sprofondare il primo canale in un'inedita quarta posizione in termini di share, facendosi superare da Checco Zalone, Il Collegio e Le Iene Show. «Omero era un genio non perché cieco, ma perché pazzo». Le parole liberatorie che Jorge Luis Borges pronunciò per togliere dall'ombra dell'immortale cantore greco tutti coloro che credono di vedere più chiaro oltre il buio del cristallino (compreso Andrea Camilleri), tornano dal passato per fare da contrappunto a uno spettacolo unico, culturalmente valido ma poco frequentato martedì sera su Rai 1. Conversazioni su Tiresia, il gigantesco monologo del papà del commissario Montalbano andato in onda in prima serata e senza spot, ha fatto un mezzo flop.Spiace notarlo, a sbancare sugli scaffali dei supermercati non è mai il Castelmagno ma sono i formaggini. Così il mitico indovino ha attraversato la storia della letteratura (da Dante Alighieri a Guillaume Apollinaire, da Sofocle a Ezra Pound e Primo Levi) per essere accantonato al quarto posto, giù dal podio, dietro Checco Zalone su Canale 5, il reality Il Collegio con la voce fuori campo di Giancarlo Magalli su Rai 2 e Le Iene Show su Italia 1. La classifica va spiegata con i numeri. Sole a catinelle 3,2 milioni di telespettatori con il 13,7% di share, Camilleri in solitaria 2.430.000 con uno share del 9,9%, Il Collegio 2,4 milioni ma con uno share del 10,4% e Le Iene Show 2,2 milioni ma con uno share dell'11,5%. Neanche a parlarne, l'autore di Montalbano si è tenuto abissalmente lontano dalla sua creatura, capace di arrivare a 11 milioni di spettatori con il 44% di share.Camilleri in scena da solo per un'ora e mezza illuminato da un lume a raccontare il peregrinare, lungo le tortuose vie della storia e della mente, dell'indovino Tiresia, è già una proposta coraggiosa. Dilungarsi sul Tiresia che perse la vista, fu uomo e donna e ancora uomo, e dentro le penombre dell'esistenza trovò parole per rischiarare la via ai posteri, è una sfida immane. Farlo senza neppure uno spot pubblicitario per sgranchire la mente, è praticamente una scalata himalaiana. Solo a raccontarlo ti fa venire voglia della Pantera rosa.Eppure lo spettacolo è stato accolto con grande favore. Il fascino c'è tutto, visto che si tratta della registrazione dello show tenuto l'estate scorsa nella cavea del teatro greco di Siracusa, con un Camilleri profeta, a 93 anni e ormai privato della vista come il personaggio di cui raccontava, entrato in scena accompagnato da un ragazzino che si siede accanto a lui ad ascoltare rapito il monologo. Con voce lenta e rauca, lo scrittore ammalia 5.000 spettatori (fra i quali Luca Zingaretti, il suo detective prediletto), li inchioda alle parole sapienti, li fa partecipi di un'avventura di vita narrata a memoria. Certamente qualcosa di unico in una simile location, un po' meno in Tv, davanti alla quale la concentrazione e la partecipazione inevitabilmente stingono. «Da quando non ci vedo più, vedo le cose più chiaramente», sottolinea lo scrittore secondo un cliché consueto. E nelle Conversazioni non risparmia critiche a quest'epoca dominata da egoismi e paure, citando Primo Levi: «Il rischio di trasformazione da uomo a non uomo». Ma neppure ai politici di oggi «felice di non vedere certe facce». E chi a questo punto rincorre identificazioni di destra e di sinistra, rimane deluso perché il Tiresia di Porto Empedocle precisa: «Mi diedero una serie di consigli impossibili da praticare, come distinguere un politico di destra e di sinistra in Italia, oggi».Chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo alla rappresentazione non è rimasto deluso e ha potuto plaudire a un'iniziativa della Rai, servizio pubblico, che per una volta non ha inseguito le televisioni concorrenti sulla strada dell'audience. Certo, Tiresia è impervio dai tempi delle traduzioni al liceo classico. Ma il finale in quel teatro naturale e immortale, nella notte siciliana e con il pubblico in piedi ad applaudire, sarà difficile da dimenticare. Camilleri ha chiuso così: «A 90 anni, diventato cieco, mi è venuta una curiosità immensa di intuire cosa sia l'eternità ormai così vicina a me. Mi piacerebbe che ci ritrovassimo tutti quanti qui, in una sera come questa fra cento anni». Puro Tiresia.Rimanendo nell'area politica a lui cara, due milioni e rotti sono sempre molti più dei votanti alle primarie del Pd. Nonostante il mezzo flop, la rappresentazione mandata in onda dalla Rai è un'ulteriore investitura e lo scrittore che inventò il commissario Montalbano (grazie a lui conosciuto in tutto il mondo) può contare su una carta in più nella rincorsa all'unico premio che gli manca nell'empireo del politicamente corretto: il Nobel.Ha tutto per ottenerlo, adesso anche uno spettacolo televisivo di grande presa per impressionare i giurati dell'Accademia reale svedese. Visto che il grande Borges non lo vinse mai, è possibile che i parrucconi di Stoccolma si arrendano davanti al fascino di un suo ancora ruggente epigono giallista.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






