2021-07-16
«Cambiamo le regole anziché il green pass»
Francesco Acquaroli (Ansa)
Il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli: «Qui abbiamo casi in linea con le altre Regioni e solo due pazienti in terapia intensiva: non ha senso evocare la zona gialla. I passaggi di colore siano legati ai ricoveri e non ai contagi. No a inasprimenti sul documento per immuni».In questi giorni, le Marche dovrebbero solo gongolare: Roberto Mancini, il ct nato a Jesi, ha fatto sognare e godere tutto il Paese, vincendo gli Europei di calcio. Invece, sui giornali ha iniziato a rimbalzare un allarme che rischiava di rovinare questa «estate italiana»: il ritorno in zona gialla.Presidente Francesco Acquaroli, alcune stime vi danno in bilico.«Sono stime assolutamente inattendibili».Perché?«Se la zona gialla scatta quando si raggiungono 50 nuovi positivi settimanali ogni 100.000 abitanti e se la media nazionale è attualmente di 11, la media dei nuovi positivi settimanali nelle Marche in questo momento è di 14 su 100.000 abitanti. Quindi, chi mette in giro certe informazioni lo fa in maniera assolutamente infondata».Quanti posti letto Covid sono occupati?«In totale, in tutta la Regione, sono ricoverate 11 persone per Covid, di cui due in terapia intensiva».Siete una Regione turistica. Che succederebbe, se finiste davvero in zona gialla?«In questo momento l'ipotesi zona gialla non esiste e non ha senso parlarne. È chiaro che in una stagione turistica come questa, che sta andando veramente molto bene, il danno sarebbe elevato. Noi continueremo a fare tutto quello che è necessario, il monitoraggio e il tracciamento, ma dati alla mano, le possibilità che oggi le Marche vadano in zona gialla sono esattamente le stesse del resto d'Italia».Bisogna cambiare i parametri per l'ingresso nelle varie zone a colori?«A mio avviso bisogna tenere in considerazione non solo il numero dei positivi, ma quanto questo influisce sul numero dei ricoveri ospedalieri. Altrimenti si rischia di fare l'errore di non valutare realmente l'impatto che può avere il vaccino e gli effetti della vaccinazione nel contrasto alla pandemia».Gli esperti dicono che i sintomi più frequenti del Covid da variante indiana sono «il naso che cola, la gola infiammata, il mal di testa e lo starnuto». Sta montando un eccessivo allarmismo sulla Delta?«Non ho gli elementi e le competenze per rispondere a questa domanda, ma se devo tenermi ai dati oggettivi, abbiamo un numero di positivi giornalieri che è in linea con quello nazionale, lontano dalla zona gialla, e un numero di ricoveri ospedalieri molto basso. Non mi sembra siano queste le condizioni che possano generare allarme. Negli scorsi mesi abbiamo affrontato scenari molto peggiori».Si discute una stretta sul green pass. È giusto vincolarlo alla doppia vaccinazione? Così, quelli che ne sarebbero sprovvisti, fino ad agosto inoltrato, sarebbero i giovani. Persino quelli «pro vax» hanno ricevuto la prima iniezione piuttosto tardi. Anche questo potrebbe danneggiare le località turistiche, no? «Io credo che non bisogna fare ragionamenti ideologici ma più pratici, cercando di considerare il reale impatto del contagio. Bisogna avere un atteggiamento oggettivo».In che senso?«Non può scattare un allarme per pochi positivi in più: bisogna calcolare l'ospedalizzazione e quanto la pandemia incide realmente con la vaccinazione in corso. Bisogna lasciare alla gente il tempo di vaccinarsi, la campagna vaccinazione prosegue in Italia e nelle Marche».È contrario a imitare l'esempio francese?«Ritengo che non dobbiamo guardare quello che fanno gli altri Paesi: la situazione, altrove, può essere diversa dalla nostra». Ad esempio?«Magari, una campagna vaccinale che procede più a rilento. E ci sono Paesi che non hanno avuto le nostre stesse misure restrittive. Ognuno ha un percorso proprio e noi dobbiamo stare ai dati oggettivi e non avere un atteggiamento ideologico. Copiare modelli che non sono paragonabili a quello che accade in Italia rischia di farci andare fuori strada».Che riscontri ha dal territorio? Ai gestori degli esercizi pubblici sono già stati chiesti molti sacrifici: sarebbero pronti anche ad accollarsi l'onere di selezionare la clientela in base al possesso del green pass?«Io credo che in questo momento non ci siano le condizioni per andare a effettuare delle restrizioni così pesanti, soprattutto nel momento in cui in tantissimi si stanno vaccinando». Nelle Marche, a che punto siete?«Nella nostra Regione abbiamo effettuato quasi 1 milione di prime dosi su 1 milione e mezzo di abitanti, di cui 1 milione e 300.000 circa di popolazione vaccinabile». L'area costiera marchigiana è rinomata pure per la sua vita notturna. È ora di riaprire le discoteche? Ci sono le condizioni e i protocolli?«Penso che le discoteche, così come tutte le attività, se il contagio lo consente, debbano poter tornare ad aprire e ad esercitare, con le limitazioni dovute, le mascherine e il rispetto delle regole». È vero che, da Roma, la spinta è convincere voi governatori a un compromesso: dite sì alla stretta sul green pass e noi vi cambiamo i parametri per le zone a colori?«Non ne sono a conoscenza».Quale proposta porterà in discussione con i suoi colleghi presidenti? «Quella di attenersi alla situazione attuale. Gli italiani stanno facendo il proprio dovere, i numeri del contagio lo dimostrano». Insomma, bocciata l'idea di inasprire la norma sul passaporto verde.«Più che al green pass, mi atterrei a un atteggiamento oggettivo, basato su dati certi e buon senso».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)