2020-02-28
Cambia la conta degli infetti, ma ormai è tardi
Walter Ricciardi e Angelo Borrelli (Ansa)
Il governo e Walter Ricciardi modificano i parametri: adesso andranno considerati solo i casi positivi confermati dall'Istituto di sanità. I contagi passano così da 650 a 282. La frittata mediatica, però, è fatta. Intanto il Sacco isola il ceppo italiano dell'agente patogeno.La mano d'intonaco sulla facciata cadente è pronta. Il governicchio mette mano al metodo di conteggio dei contagiati dal coronavirus. Rovinata l'immagine dell'Italia, i giallorotti adottano la nuova linea ufficiale: si conteranno solamente i casi certificati dall'Istituto superiore di sanità. D'altronde, come s'era affrettato a specificare il professor Walter Ricciardi, neoconsulente del ministero della Sanità, chi è positivo ai test non è perciò stesso malato: i casi sono stati sovrastimati. Parte così il maquillage dei dati: in teoria, a fronte di oltre 11.000 analisi effettuate, gli infetti sono 650. L'Iss, però, ne ha confermati 282. Sarà difficile rimuovere la cifra più alta dalla memoria collettiva, ma da adesso in poi sarà impiegato il criterio al ribasso, anche in virtù della decisione di sottoporre al tampone solamente i pazienti sintomatici. È una strategia legittima? Sì. L'hanno adottata tutti gli altri Paesi. Solo che bisognava utilizzarla subito; ora, la frittata mediatica è fatta. Quest'ennesima marcia indietro pare un disperato tentativo di rimediare a una collezione di errori, la cui responsabilità principale ricade su Giuseppe Conte. Il premier che pochi giorni fa si dichiarava «sorpreso» dal numero dei contagi e che ora pretende che passi la versione della «stima per eccesso». Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha abbozzato: «Abbiamo scelto il criterio della massima precauzione nelle Regioni focolaio, ma, contenuto il virus, stiamo tornando alla normalità». Sulla quale, però, non c'è approccio univoco. Alla faccia dei tamponi ai soli pazienti sintomatici, è stato sottoposto al test l'intero staff di Attilio Fontana, in isolamento volontario con brandina in ufficio, da quando una sua stretta collaboratrice è risultata infetta (nel frattempo, sono stati sanificati gli ambienti di Palazzo Lombardia). Esami a tappeto pure sui coristi della Scala, i quali, il 13 febbraio, s'erano esibiti con un collega che il giorno dopo s'è ammalato ed è risultato positivo al coronavirus (è già guarito). Nessuno presenta sintomi. E il copione potrebbe ripetersi sui passeggeri dei voli Alitalia Linate-Roma e Roma-Algeri, sui quali s'era imbarcato un passeggero infetto.Sul balletto dei numeri s'è espresso il governatore veneto, Luca Zaia: nella sua Regione, ha detto, «non c'è stata alcuna sovrastima. I casi sono stati tutti validati dall'Iss». Troppi tamponi? «Abbiamo seguito le linee guida». La pietra tombale sulla querelle, probabilmente, la mette la matematica: il morbo uccide solo il 2% dei pazienti, per cui i 17 morti italiani non sono in linea con la statistica se i casi «autentici» sono 282 (la percentuale sale al 6%).Ieri intanto, sono stati messi in quarantena domiciliare 23 sanitari del policlinico fiorentino Careggi: erano entrati in contatto con uno dei quattro contagiati della Toscana. Sono stati registrati tre positivi in una famiglia di Novara (il padre era stato vicino ad alcuni residenti nella zona rossa lombarda) ed è stato anche accertato il primo contagio in Abruzzo. Si tratta di un cinquantenne brianzolo che era andato in vacanza sulla riviera teramana. Lui è ricoverato, la famiglia è in isolamento. In Regione ci sono altre tre casi sospetti: due a Pescara e uno nel capoluogo, dove un cinese è stato trasportato in ospedale «con adeguate misure di sicurezza ma non con i dispositivi specifici previsti per l'emergenza». Che a una settimana dall'esplosione del focolaio, sono ancora «in arrivo» nel nosocomio del capoluogo di Regione. Ennesimo successo per la struttura commissariale messa in piedi dal governo, mentre l'ospedale di Cremona lamentava «18 casi gravi» e la penuria di posti letto. Qualche perplessità, adesso, la suscita anche il sistema di varchi messo in piedi nella zona rossa. Il tarantino con il coronavirus è tornato in Regione con un volo da Milano lunedì, dopo essersi allontanato da Codogno: «Nessuno gli ha detto che non poteva muoversi», l'ha giustificato Michele Emiliano. «C'è stato un cortocircuito». Uno dei tanti, verrebbe da dire. Per fortuna, i due italiani e i quattro romeni, che hanno provato a fuggire dalla zona rossa l'altra notte, non sono stati fortunati come il quarantatreenne pugliese: i carabinieri li hanno fermati.Sempre nel nome del «ritorno alla normalità» (comprensibilmente invocato pure da Giovanni Toti in Liguria), rimangono le contraddizioni e proseguono le iniziative estemporanee degli enti locali. Ad esempio, a differenza della Lombardia, il Veneto non aveva imposto limitazioni ai bar. Su eventuali proroghe dell'ordinanza regionale, Fontana deciderà oggi o domani. Intanto, nel capoluogo meneghino, Beppe Sala ha fatto l'ennesima piroetta: dagli spot per i ristoranti cinesi, al «riduciamo la socialità», al «riapriamo i musei», al #Milanononsiferma, all'aperitivo dem con Nicola Zingaretti. Il Duomo ha Il tutto, senza progressi sanitari che giustifichino l'allentamento dell'allerta. A Senigallia s'è svolto un consiglio comunale a porte chiuse. A Cagliari è stata rinviata la corsa femminile dell'8 marzo. A Messina, il sindaco, di ritorno dal Veneto, s'è messo in quarantena e ha serrato scuole e uffici. Chi fa da sé...Per fortuna, c'è qualche buona notizia: il Sacco di Milano ha isolato il ceppo italiano del virus; lo Spallanzani di Roma lavora a un vaccino con un team internazionale. E in Italia sono guarite 45 persone.
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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