2020-10-31
Eco sostenibili o stracciati firmati Gucci: i collant fanno discutere anche i reali
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La crisi scatenata dalla pandemia ha portato un ritorno ai classici ed è il fast fashion a pagare il prezzo più alto. Secondo Alessandro Gallesi, presidente Adici: «Lo smart working ha determinato nuove preferenze». Le calze a maglia compiono 80 anni e Gucci fa scandalo mettendone in vendita un paio già smagliato a 149 euro. Il risultato? Sold out globale e critiche sui social. DèPio, calzificio di lusso attivo da 71 anni, dedica una collezione alle scrittrici più celebri. Da Jane Austen a Charlotte Brontë. Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche.Un calo di circa il 23% sui consumi finali per il comparto delle calze. Nel dettaglio, il segmento femminile ha registrato un variazione media circa del 21,9% sui primi 8 mesi dell'anno. Il periodo peggiore c'è stato nel secondo bimestre dell'anno quando si è registrato un -59,3%. Stessa sorte per le calze degli uomini. Anche queste hanno visto un brusco calo tra marzo e aprile (-63,5%) quando il governo Conte ha deciso di procedere con un lockdown nazionale per cercare di mettere un freno all'avanzata del virus. Ma come si spiega questo trend così negativo? Sicuramente lo stop imposto dall'esecutivo ha avuto un peso rilevante tanto quanto il cambio di abitudine degli italiani. Secondo Alessandro Gallesi, Presidente dell'Associazione distretto calza e intimo (Adici) lo smart working ha fatto emergere determinate preferenze, rispetto ad altre. E dunque c'è stata una vera e propria impennata per quanto riguarda i capi di abbigliamento sportivo, mentre il comparto della calzetteria è drammaticamente sceso. E questo perché, per esempio, i collant tendenzialmente vengono comprati per eventi, che da quando c'è stato il lockdown sono stati cancellati. Oppure le calze da uomo, sempre più ricercate, completavano il look, ma adesso con il lavoro da casa questa «necessità» viene meno. Inoltre, a questo si deve aggiungere anche la continua incertezza verso i prossimi mesi. Gallesi spiega infatti come i clienti (i negozi che vendono al pubblico i prodotti di calzetteria) viaggiano a vista. E dunque, non sapendo prevedere quali saranno le scelte dei consumatori ordinano uno stock di merce non eccessivo, avvisando il produttore che nel caso in cui questo venga richiesto in maniera massiva devono ritenersi pronti a fornire nuovi prodotti. Questo mette l'imprenditore davanti al problema: rifornisco il magazzino, nel caso in cui ci dovesse essere una richiesta maggiore o rischio? Da tenere presente che nel caso in cui si opti per la prima scelta se non ci dovesse essere un'ulteriore domanda, la maggior parte di quanto prodotto dovrà essere scartato. E questo porterebbe a ulteriori perdite. Per cercare di dribblare questa situazione molti stanno iniziando a puntare sul «classico». E dunque si pensi per esempio alle classiche calze nere, che nel caso in cui non si vendano nel 2020 potranno sempre essere riproposte l'anno prossimo. La categoria più colpita è dunque quella del fast fashion, dato che in questo momento storico sono veramente poche le persone che pensano ad inseguire la moda o l'ultimo trend uscito dalle passerelle.Il mondo delle calze made in Italy prima della pandemia da Covid-19 ha però registrato un altro periodo di forte contrazione. E cioè quello a cavallo tra il 2011 e il 2015. Gli anni successivi, fino al 2019 il mercato ha invece tenuto, fino a ri-precipitare a causa del virus. Ma andiamo ad osservare alcuni dati. Per quanto riguarda la calzetteria femminile l'export verso l'Europa nel 2019 è stato pari a 383.272.433 milioni di euro (-2,10% rispetto al 2018). Il mercato Ue è fondamentale dato che ha un peso del 89,45% sul totale dell'export. Fuori dall'Ue si parla di 82.052.378 milioni di euro (il 17,22% dell'export), l'Asia il 3,16%, l'America il 2,85%, Oceania e l'Africa insieme il lo 0,9%. Tornado all'interno dell'Unione il paese che risulta essere il migliore cliente è il Regno Unito, seguito dalla Francia, Germania, Olanda, Spagna e Belgio. Se invece si sposta l'attenzione sul comparto maschile si nota come la giurisdizione verso cui è diretto il maggior export è la Croazia, seguita dalla Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Usa.
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