2021-07-13
Mentre i cinghiali invadono le città tornano i referendum contro la caccia
Coldiretti lancia l'allarme sull'invasione di bestie selvatiche, ma gli animalisti raccolgono firme per abolire le doppiette.Per Diana! Verrebbe da dirlo mettendo insieme due numeri: i cacciatori sono 573.000 e «producono» 7,3 miliardi di Pil (stime del 2016); i cinghiali sono 2,3 milioni e fanno danni per almeno 200 milioni, provocano un incidente stradale ogni due giorni con almeno 16 morti all'anno. Ebbene hanno messo in piedi dall'inizio dell'anno due referendum non per tutelare la minoranza dei cacciatori, ma per abolire l'attività venatoria dando altro spazio ai cinghiali che ormai fanno la spesa al supermercato nelle città. Il fatto è che stare dalla parte degli irsuti è politicamente corretto, mentre dire che le doppiette hanno diritto di sparare pare brutto. Succede anche di peggio: il combinato disposto dei referendum anti caccia con il decreto legge di portata costituzionale - già approvato in prima lettura al Senato - che tende a inserire nell'articolo 9 della Costituzione i diritti degli animali e dell'ambiente avvia l'Italia a essere la prima Repubblica vegana al mondo. «È proprio questo il rischio», sottolinea Sergio Berlato, eurodeputato di Fratelli d'Italia, nume tutelare dei seguaci di Diana e presidente dell'Associazione per la cultura rurale, «Che l'Italia perda del tutto l'attività venatoria, ma anche zootecnica e di pesca. Anche cercare funghi, erbe spontanee e fare passeggiate per i campi sarà vietato». I due quesiti referendari chiedono l'abolizione della caccia ma anche l'abrogazione dell'articolo del codice civile che consente ai cacciatori l'attraversamento dei fondi rurali privati. Se passa il referendum i proprietari dei campi potranno opporre il divieto a chiunque. «Ma i promotori del referendum», sottolinea Berlato , «si guardano bene dal dirlo». La ragione c'è. Nel Novanta i Radicali promossero due referendum contro la caccia e uno contro i pesticidi. Fu un errore perché contadini e cacciatori si allearono e fecero naufragare il quorum. Stavolta chi promuove i quesiti si guarda bene dal muoversi contro gli agricoltori. Che però hanno già fatto i conti di quanti danni cinghiali e ungulati vari (caprioli soprattutto) stanno facendo a colture e allevamenti. Una settimana fa la Coldireti ha portato gli agricoltori a Montecitorio per chiedere provvedimenti direttamente a Mario Draghi. Ci sono regioni d'Italia dove la fauna selvatica dimezza i raccolti: dal grano all'uva. Ed è esperienza quotidiana vedere i cinghiali che scorrazzano per Roma o vanno a fare il bagno in Costiera. In Svizzera tre settimane fa gli anticaccia hanno preso una cantonata visto che l'80% si è detto favorevole a un'attività venatoria sostenibile e regolamentata. Da noi no, il fronte anti doppiette si è sovrapposto a motivazioni vegane, ambientali e molto politiche. La presentazione ufficiale dei referendum con l'avvio della raccolta di firme (ne servono 500.000 in tre mesi e si può firmare in tutti i Comuni) si è svolta il primo luglio, officiante il sindaco di Roma Virginia Raggi, nella sala Giulio Cesare del Campidoglio. I promotori del referendum sperano nell'accorpamento con quelli promossi da Lega e Radicali sulla giustizia per arrivare al quorum. E nel raccontare il loro punto di vista non ci vanno tanto per il sottile. «La caccia», dicono, «è un'attività sanguinaria: provoca notevolissimi danni ambientali, alla fine della stagione si verifica un ingente abbandono di cani senza considerare la pericolosa abitudine alla violenza che potrebbe provocare problemi e danni ai minori che sin da piccoli amano gli animali». Il professor Fabio Musso dell'università di Urbino ha però studiato i consumi dei cacciatori e sarà anche che abbandonano i cani, ma non si capisce perché spendano oltre 300 milioni all'anno per nutrirli, curarli e addestrarli. Quanto al rapporto con la natura, i cacciatori sono ritenuti le prime sentinelle ambientali. E c'è sempre la faccenda dei cinghiali. Sinora l'unico modo per contrastare l'invasione degli irsuti sono le catture selettive. Matteo Salvini ha già detto: «Io il cinghiale in camera da letto non lo voglio e non lo voglio neppure nei campi di chi lavora. Garantire un equilibrio faunistico è nell'interesse dei cinghiali stessi». Ma la Lav (Lega antivivisezione) ha alzato le barricate: «La caccia ha dimostrato di essere un totale fallimento. Da anni si affida la gestione dei cinghiali al piombo e da anni i cinghiali aumentano. Serve istradare su binari scientifici la convivenza tra umani e animali selvatici». Coldiretti ha fatto un sondaggio: un italiano su quattro si è trovato a tu per tu con i cinghiali e l'80% degli intervistati ritiene che per fermare gli irsuti c'è uno solo mezzo: abbatterli. Sempre che non diventi incostituzionale.