Abbiamo esaminato i bilanci delle associazioni della cosiddetta solidarietà. Numeri alla mano vi mostriamo perché dicono no ai decreti Salvini: l'anno scorso c'è chi ha perso oltre il 400%.
Abbiamo esaminato i bilanci delle associazioni della cosiddetta solidarietà. Numeri alla mano vi mostriamo perché dicono no ai decreti Salvini: l'anno scorso c'è chi ha perso oltre il 400%.Lo speciale contiene quattro articoliIl cambio di rotta è partito da tempo. Obiettivo: smontare i decreti Sicurezza e ridare fiato, e soldi, al sistema dell'accoglienza. La maggioranza giallorossa avrebbe già trovato la quadra sulle modifiche da apportare alle norme volute dall'ex ministro Matteo Salvini, ma per le discussioni finali si dovrà attendere ancora un po', almeno fino a settembre. Nel frattempo, sembra che le cooperative che gestiscono l'accoglienza dei migranti siano già tornate a sorridere. Lo scorso 10 agosto, per esempio, il Viminale ha autorizzato la prosecuzione di 499 progetti destinati a rifugiati e richiedenti asilo, scaduti tra il dicembre 2019 e il giugno 2020. Spesa totale della proroga: più di 375 milioni di euro. I tempi delle lamentele sembrano finiti. Ricordate? Era il febbraio 2019, da poco era stato approvato il nuovo «schema di capitolato di gare d'appalto riguardante la gestione e il funzionamento dei centri di prima accoglienza». Per intenderci, era diventata operativa la sforbiciata sui fondi dello Stato destinati a ciascun migrante: da 35 euro si scendeva a 19, che potevano diventare 26 nei casi delle strutture più piccole. Dopo anni di guadagni, il business dell'accoglienza si era fatto improvvisamente meno appetitoso. E le cooperative non si facevano problemi a esplicitarlo: con la revisione dei servizi, non è previsto «l'utile di impresa», avevano scritto in una nota. Senza i soldi dello Stato, insomma, i guadagni si assottigliano.A distanza di un anno, la previsione risulta azzeccata. Armati di calcolatrice e pazienza, abbiamo analizzato i bilanci di alcune coop e onlus a cui le prefetture erogano fondi per la gestione dei centri. E il risultato è quello che leggete nella tabella al centro della pagina: tra il 2018 e il 2019, cioè nell'anno in cui sono entrate a regime le nuove politiche sull'immigrazione, utili e fatturati hanno subìto un calo considerevole. Le perdite, come più cooperative scrivono nei loro bilanci, sono determinate dagli alti costi di gestione e dalla riduzione del corrispettivo pro-capite pro-die per ciascun ospite assistito. Di fronte ai margini di guadagno che si restringono, molte cooperative hanno chiuso i centri. Altre, poco invogliate da un business che improvvisamente si è fatto meno remunerativo, hanno deciso di non partecipare ai bandi. Altre ancora hanno scelto la strada della scarsa trasparenza: diversi bilanci, soprattutto quelli delle società più grandi, non risultano ancora depositati. Siamo sicuri che le coop provvederanno al più presto, anche perché la limpidezza dovrebbe essere d'obbligo per chi gestisce fondi pubblici. Più di un sospetto, comunque, resta. Soprattutto se si guarda al nuovo corso inaugurato dal governo giallorosso in materia di immigrazione. Ci si fregherà di nuovo le mani di fronte al grande business dell'accoglienza? Gli ospiti, a giudicare dai flussi, non mancheranno. Gli sbarchi, nel giro di un anno, sono più che triplicati, tornando a numeri non lontani da quelli del 2018. Nel solo mese di luglio, di arrivi ne sono stati registrati più di 7.000, cioè 6 volte in più rispetto a quelli del luglio 2019. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/business-immigrati-i-conti-in-tasca-alle-coop-2647063860.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="signori-si-licenzia-colpa-dei-decreti-sicurezza" data-post-id="2647063860" data-published-at="1598203971" data-use-pagination="False"> Signori, si licenzia. «Colpa dei decreti Sicurezza» Olinda, come una delle «città invisibili» di Italo Calvino. Peccato che in questo caso la letteratura c'entri poco. Nella storia della cooperativa Olinda, ciò che conta sono i numeri. Le cifre, quelle sì, raccontano di un crollo repentino di utile e fatturato per la coop mantovana, coinciso con la stretta imposta dal Viminale alle politiche dell'accoglienza. Nel giro di appena un anno, il fatturato scende del 66%: si passa dai 7,2 milioni del 2018 ai 2,4 milioni del 2019. L'ultimo esercizio si chiude con un passivo di 443.555 euro, in ulteriore peggioramento rispetto all'anno precedente. «A causa della progressiva riduzione delle tariffe pro-capite e pro-die, il servizio ha subìto una forte contrazione», si legge tra le righe della Nota integrativa. La diaria giornaliera di 19 euro per migrante non basta, per la cooperativa non ci sono le condizioni per proseguire. Li chiamano «effetti negativi dei decreti sicurezza». Nei primi tre mesi dell'anno cessa il servizio di accoglienza in convenzione con la prefettura di Brescia: «Non sussistono più le condizioni per poter prolungare la locazione delle strutture rimaste nella provincia», scrivono. La Olinda chiude 4 strutture nel Mantovano, «3 delle quali (Gozzolina, Serravalle e Bigarello) senza poter ridimensionare il personale». Senza i soldi dello Stato, la coop è in difficoltà e a rimetterci sono i lavoratori: si procede con il licenziamento collettivo, che coinvolge 25 operatori tra Brescia e Mantova. Lo scenario è cambiato, per la coop significa «annullamento degli investimenti fatti dal 2015 in poi», cioè quando il business dell'immigrazione prometteva margini di guadagno elevatissimi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/business-immigrati-i-conti-in-tasca-alle-coop-2647063860.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="normative-penalizzanti-e-il-bilancio-sfiora-il-rosso" data-post-id="2647063860" data-published-at="1598203971" data-use-pagination="False"> «Normative penalizzanti» E il bilancio sfiora il rosso Per risalire alle radici della coop sociale Aeris di Vimercate bisogna andare lontano. Bisogna tornare al 1979, anno in cui nasce Tangram, che gestisce diversi cinema, si occupa di una libreria e sviluppa progetti di tipo educativo. Alle attività sociali si arriva più tardi, con la fusione della Tangram 2, nata per sviluppare progetti educativi, e la Ecate, che si occupa anche di orientamento scolastico. Nel lungo elenco dei progetti sviluppati da Aeris, si trova anche quello che coinvolge rifugiati e richiedenti asilo. Si chiama Accoglienza migranti Aeris ed è finalizzato all'accoglienza in unità abitative distribuite sul territorio. I decreti sicurezza voluti dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini non devono essere particolarmente piaciuti alla cooperativa, che non si è lasciata sfuggire l'occasione per prenderli di mira. In un post del 10 luglio, ha condiviso la soddisfazione del Consiglio italiano dei rifugiati, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato «irragionevole la norma che preclude l'iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo». E chissà che dietro alle critiche, non ci siano anche motivazioni economiche. L'ultimo bilancio pubblicato, infatti, si chiude con un calo dell'utile del 90% rispetto all'anno precedente: dai 92.000 euro del 2018, si scende a poco meno di 9.000 del 2019. Le nuove linee ministeriali per i bandi delle prefetture per la gestione dei centri di accoglienza risultano «estremamente penalizzanti per la cooperativa», si legge in un passaggio della Nota integrativa. «I provvedimenti hanno provocato una revisione delle modalità di gestione e una consistente contrazione del numero di persone ospitate». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/business-immigrati-i-conti-in-tasca-alle-coop-2647063860.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="spariscono-le-convenzioni-lutile-sprofonda-del-93" data-post-id="2647063860" data-published-at="1598203971" data-use-pagination="False"> Spariscono le convenzioni. L’utile sprofonda del 93% Qui gli incarichi non mancano. A Bozzolo, poco più di 4.000 anime nel Mantovano dove la coop ha la sede legale, lo scorso anno ne sono arrivati svariati da diverse prefetture sparse in buona parte del Nord. Per «l'accoglienza profughi», la Cooperativa ha ricevuto più di un milione: 558.073 euro sono arrivati dalla prefettura di Brescia; 252.291 euro da quella di Cremona; 174.837 euro da quella di Mantova; infine, i 107.273 euro erogati dalla Prefettura di Venezia. Insomma, non si può di certo dire che alla Pobic siano stati con le mani in mano. Eppure, le commesse non hanno evitato all'impresa un peggioramento dei conti. Nel giro di un anno, il fatturato è sceso di oltre 1 milione di euro, passando dai 2,2 milioni del 2018 a poco più di 1 milione nel 2019. L'utile, nonostante abbia davanti il segno più, registra un crollo evidente: il 93% in meno rispetto al 2018. I 340.000 euro di due anni fa si sono assottigliati, fino ad arrivare ai 22.332 con cui si è chiuso l'ultimo bilancio.
Giulia Buongiorno (Ansa)
La proposta è rimandata per supplementi di indagine. Giulia Bongiorno: «Scriverla bene».
«C’era un accordo politico importante, alla Camera c’è stato un voto unanime su questa legge, i massimi vertici dei gruppi parlamentari si erano stretti la mano e ciò ora significa che stringersi la mano con questa destra non vale niente perché all’ultimo momento si può tornare indietro, smentendo addirittura un voto unanime del parlamento. E hanno deciso di farlo proprio oggi, il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr)». È uscito dalla commissione Giustizia del Senato sbraitando che la destra ha stracciato l’accordo sul ddl stupro, il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?






