2021-07-15
Il bus azzurro manda in fuorigioco il prefetto
Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi (Ansa)
Il funzionario di Roma, Matteo Piantedosi, fa la vittima: «Amareggiato dal loro comportamento». Ma la Figc lo fulmina: «Il tour aveva il consenso di tutti». Sorge una domanda, però: se violazione c'è stata, perché non usare il pugno duro già riservato ai comuni cittadini?Il prefetto di Roma Matteo Piantedosi si dice «amareggiato per la mancanza di rispetto verso le forse dell'ordine» da parte della Figc che, ignorando «le disposizioni vigenti» e gli «intercorsi accordi», ha organizzato la sfilata della Nazionale di calcio campione d'Europa. Immediato il contropiede del presidente della Federazione gioco calcio, Gabriele Gravina: «Non vogliamo trasformare un momento di gioia nazionale in un argomento di divisione, ma va ricordato che la Figc è sempre stata responsabile e soprattutto rispettosa delle istituzioni e dei tifosi». Tradotto le lamentele sono fuori luogo, anzi sembra di capire che erano tutti d'accordo a far fare la sfilata alla Nazionale. »Una volta arrivati a palazzo Chigi», precisa Gravina, «abbiamo reiterato la richiesta per un breve tragitto col bus scoperto a questo punto condivisa dalle istituzioni». La Figc ricorda che non avendo mai ricevuto il nulla osta alle manifestazioni a Roma voleva far rientrare la squadra a Coverciano e da lì il rompete le righe: «Il rientro su Roma è stato previsto solo dopo aver ricevuto i graditi inviti da parte del Capo dello Stato e del presidente del Consiglio». A quel punto era inevitabile l'incontro con i tifosi che spontaneamente a migliaia si erano già ritrovati al centro di Roma. E per chiudere la polemica la Figc «ringrazia le forze dell'ordine per come hanno gestito quei concitati momenti di grande partecipazione popolare».Ma sua eccellenza il prefetto insiste nell'amarezza perché il capitano della Nazionale Giorgio Chiellini e il difensore goleador Leonardo Bonucci avrebbero fatto una pressione irresistibile sostenendo: o il pullman o niente palazzo Chigi e Quirinale. A quel punto, dice Piantedosi, non si è potuto far altro che prendere atto della situazione e gestirla al meglio. Il signor prefetto al Corriere della Sera aggiunge: «Abbiamo spiegato chiaramente che non era possibile, che non potevamo autorizzarli» e che la linea era stata concordata col ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, «udito» il ministro della Salute Roberto Speranza, e col capo della polizia Lamberto Giannini. Ora è bene ricordare che il prefetto Piantedosi era in carica anche quando la polizia, lo scorso aprile, ha caricato i ristoratori che manifestavano davanti a piazza Montecitorio. Stavolta però niente manganelli, solo «tanta amarezza». Perché non ha denunciato ora, come allora, all'autorità giudiziaria organizzatori e partecipanti a una manifestazione vietata? Non se la può cavare dicendo: a quel punto che potevamo fare? Quando in piazza sono andati i ristoratori ai quali - al pari della Figc - la prefettura di Roma aveva opposto il divieto di manifestare non ci sono andati per il sottile. Siamo al diritto a geometria variabile? E quante volte i cittadini di Roma dovrebbero andare dal prefetto e dirsi amareggiati? Quante volte sua eccellenza ha richiamato la sindaca Virginia Raggi e il presidente della Regione Nicola Zingaretti per l'emergenza rifiuti? Signor prefetto, in confidenza, stavolta sembra Nanni Moretti (cineasta della gauche caviar) in Ecce Bombo che recita: «Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?». Se è così convinto che la manifestazione andasse vietata, la doveva vietare. Fischiare ora il fuorigioco del pullman non serve a nulla. Se vuole lei ha la Var, e che Var, a disposizione: salga le scale della Procura della Repubblica e denunci la Figc, Bonucci, Chiellini, la Nazionale intera, le migliaia e miglia di persone che erano in piazza e comunque riconoscibili attraverso i filmati e forse anche Mario Draghi e Sergio Mattarella per la violazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Di certo lei ha l'obbligo di fischiare un rigore: faccia le multe per infrazione del divieto di assembramento che tuttora vige. Non vorrà mica rischiare l'omissione di atti d'ufficio? Eccellenza potremmo anche far finta di non aver sentito la sua amarezza, ma dopo mesi e mesi di rimpalli di responsabilità noi cittadini ci siamo un po' stancati. Voi funzionari integerrimi dello Stato avete inseguito con i droni solitari bagnanti, avete fatto manganellare e avete denunciato i ristoratori che protestavano per il lavoro strozzato dal lockdown, avete multato ragazzi che si sono dati un bacio sul lungomare di Viareggio, avete sanzionato senza pietà bar e negozi, ma mai che aveste multato un'azienda di trasporto pubblico. Facile prendersela col cittadino e poi amareggiarsi di fronte alle «convenienze». Dicono che il green pass obbligatorio che tanto piace a Emmanuel Macron sarebbe un'ottima idea anche in Italia. Il ministro della Salute Roberto Speranza, che fa premio sul virus per continuare a avere agibilità politica, vorrebbe dare una mano di giallo a tutta l'Italia, così l'azzurro spicca meglio. Una domanda, eccellenza: se domani un cittadino non autorizzato entrerà in un ristorante che fa, si amareggia o lo multa? Vede prefetto, il più grave effetto collaterale del virus cinese è stata la negazione della libertà dei cittadini e lo Stato diritto che si è fatto arbitrio. Per questo siamo moto amareggiati.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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