2022-02-02
Burioni: in Rai un oracolo, sui social un asino
Ennesima figuraccia della virostar preferita da Fabio Fazio. Su Twitter confonde i tre ceppi della polio con tre scimmie. Un illustre collega lo corregge. E lui, costretto ad ammettere l’errore, va avanti a insultare. La lista degli sfondoni è sempre più lunga.Sniff, sniff. Ma cos’è questo atroce odorino? Sembra provenire dalle scarpe, francesina d’inverno e mocassino d’estate, di Roberto Burioni. Non c’è dubbio. Proprio lui. L’esimio televirologo. L’oracolo domenicale della Rai a Che tempo che fa. Ne ha pestata un’altra. E di notevoli dimensioni. Tanto che stavolta, udite udite, ha persino ammesso il suo epocale sfondone. In estrema sintesi: il professore del San Raffaele ha confuso una scimmia con un ceppo della polio, un’altra scimmia con una città e un’altra scimmia ancora con un uomo. Fallace lezioncina seguita dai soliti insulti di somaraggine, rivolti a un illustre collega. Atroce nemesi: è lui, stavolta, ad aver bisogno di ripetizioni. Ecco quindi l’ennesimo inciampo, seguito da sconveniente pestatina. Pure ieri, ha cominciato a twittare di buon mattino. Spavaldo, intrepido, supponente. Come ogni giorno mandato in terra, festività comprese. Tutto comincia da un tweet di tale professor Balambam, dietro cui sembrerebbe celarsi un docente italiano di stanza a Londra. Foto del profilo: l’omonimo Duca Conte Balambam, ovvero il megadirettore galattico dell’universo fantozziano. La sua tesi è che Omicron sia pericolosa quanto Delta. A inizio gennaio, scrive, la nuova variante era già all’80 per cento. Quindi i 349 morti dell’altro ieri, e a maggior ragione i 427 decessi del giorno seguente, sarebbero state persone contagiate da Omicron. A supporto della sua tesi, cita Giorgio Gilestro, che già aveva spiegato: «Il virus è cattivo come quello iniziale». Interviene così l’interessato, che insegna neurobiologia all’Imperial college di Londra, una delle migliori università al mondo, 14 premi Nobel nella storia. Sostiene Gilestro: «La narrazione di Omicron lieve che è passata, ha abbassato ogni guardia e ha dato l’ennesima scusa alla politica per non fare nulla». Gli rispondono: i numeri dicono altro. Lui replica: la sperimentazione sugli animali o i dati sui vaccini non sarebbero dati clinici. «Non usi il topo (o il gatto, o la mosca) per estrapolare la sintomatologia umana a meno di aver perso completamente la bussola», twitta il docente dell’Imperial college. Mal gliene incoglie. Prorompe Burioni, sbattendo i pugni sulla cattedra: «Infatti come hanno capito negli anni Cinquanta che i tre ceppi della polio erano diversamente patogenici per l’uomo? Isolandoli in tre scimmie (che hanno dato i nomi ai ceppi, Lansing, Leon e Brunhilde). Vai a studiare». Tocca però al supposto somarello, il collega Gilestro, infliggergli un’indimenticabile lezioncina su quella incauta parentesi: «Brunhilde è il ceppo dello scimpanze in cui è stato cresciuto il virus di tipo 1 (e non c’entra niente con la sintomatologia). Lansing è la città in Michigan dove hanno trovato il primo paziente umano di tipo2. Leon era il nome del primo paziente umano di tipo 3». Insomma, il sapientissimo non ne avrebbe azzeccata una. Non uno, ma tre erroracci. E in una sola frase. Tra i twittaroli, che seguono la tenzone, comincia a serpeggiare l’atroce dubbio. Non è che ne ha pestata un’altra? Lo sconcerto cresce. Le perplessità aumentano. Si rischiano perfino di perdere follower. Ne va del calpestato onore. Così, suo malgrado, Burioni è costretto a intervenire con un cinguettio già nella leggenda della televirologia: «Gilestro, sulla storia dei nomi hai ragione tu (a me l’hanno raccontata - non ti dico chi - e non ho mai controllato) ma il fatto è che la patogenicità del virus polio (e di tanti altri) è stata saggiata su scimmie, per cui rimane validissimo il mio appello. Vai a studiare». Dunque, riassumiamo. La medistar cita uno studio fondamentale nella storia della virologia. Prende una cantonata leggendaria. Dà la colpa a un ignoto suggeritore, che gliel’avrebbe riferita, più o meno, alla macchinetta del caffè. A cantonata assodata, dileggia colui che ha osato correggerlo: ciuccio. Seguono 20 tweet per rimarcare che, comunque, sul punto lui ha ragionissima.Adesso, ricordare tutti i precedenti sarebbe estenuante. Bisogna compendiare. Burioni, a inizio pandemia, per esempio dottoreggiava: «In questo momento il rischio di contrarre il coronavirus è zero. Ci si può preoccupare dei fulmini, delle alluvioni, non di quel virus». Poco dopo, dileggiava: «Parlare di allarme coronavirus a Urbino sarebbe come parlare degli effetti di una bomba atomica sganciata a Trasanni. È molto più probabile avere un incidente stradale o essere colpito da un fulmine». Più avanti, giurava: «Per ottenere l’immunità di gregge dobbiamo vaccinare intorno al 70 per cento della popolazione». Va bene, professore. Ma cos’è quest’odoraccio?
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)