2021-02-04
Il Bullo esulta e si bulla. Ma per lui si profila la condanna all’inutilità
Il Pd lo detesta, per il M5s è un filibustiere. Se Forza Italia e Lega sostenessero Mario Draghi, Iv sarebbe marginale.All-in. Con occhi spiritati e l'adrenalina in circolo, ha spinto in avanti le sue fiches, poche e maledette. Matteo Renzi aveva fra le mani un full o tentava il bluff? Entrambe le cose. Si beava della certezza che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non avrebbe concesso elezioni anticipate. E l'azzardo di sfilarsi dalla maggioranza si è sempre fondato sulla ragionevole certezza che l'inesperienza sarebbe stata fatale a Giuseppe Conte. Piatto ricco. Le pacche sulle spalle e il dar di gomito dei giornaloni sanciscono ora la schiacciante vittoria dello sfrontato Matteo. Con il suo due per cento li ha messi nel sacco. O, visto che l'eroe del momento adora le metafore calcistiche, la palla nel sette. «Noi contro resto del mondo tre a zero» si bulla difatti il Bullo. La sua Italia viva era moribonda, invece sembra risorta. «Ora è il momento dei costruttori» scrive dunque il leader. «Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l'appello del presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi. Ora è il tempo della sobrietà. Zero polemiche, viva l'Italia». «tempo della sobrietà»L'esultanza potrebbe però avere vita breve. Certo, il detestato Giuseppi magari tornerà davvero a indossare la toga da avvocato. I giornali lo cercano come nei momenti d'oro. E il suo faccione torna a riempire gli schermi. Un partitino che sconfigge Pd e 5 stelle messi insieme. Meglio della Longobarda di Oronzo Canà. Lo «stai sereno» proferito al povero Enrico Letta, il premier scalzato, al confronto impallidisce. Il conseguente 40 per cento alle Europee, nel lontano 2013, appare uno sbiadito ricordo. SuperMario finalmente a Palazzo Chigi. Ed è soltanto merito suo. Ma per Renzi fu vera vittoria? Mica tanto. Il Pd lo detesta (leggasi eloquente giudizio del vicesegretario, Andrea Orlando: «È lui l'autore del fallimento»). I 5 stelle lo considerano un filibustiere (vedasi opinione del reggente, Vitone Crimi: «Il suo obiettivo erano le poltrone»). E i sondaggi certificano che le ultime prodezze non giovano alla compromessa immagine. Di questo passo, per venire rieletti servirebbe una soglia di sbarramento rasoterra.niente ministriMa il più insormontabile dei problemi, per Renzi, arriverebbe dal centrodestra. Anche la Lega, oltre a Forza Italia, potrebbe sostenere un governo Draghi. A quel punto, la tanto auspicata capacità di interdizione di Italia viva diventerebbe residuale. Anche perché un esecutivo tecnico mortificherebbe pure le residue speranze di gestione del potere. La dolce Maria Elena Boschi nuovamente ministra? Il fido Ettore Rosato in un dicastero strategico? Macché. Sembra improbabile che il premier incaricato voglia circondarsi degli artefici di questa miserevole crisi. A maggior ragione, visto il «governo di alto profilo» auspicato da Mattarella. Addio amati ministeri. Nessun turborenziano da piazzare nel ricco giro primaverile di nomine nelle aziende pubbliche. Mentre si profila la più detestata delle condizioni: essere marginali. Niente pokerini. Niente rilanci. Niente bluff.come fosse l'udc Italia viva, grazie all'acquisita fama, rischia di diventare alle prossime elezioni una Udc qualsiasi. Allora sì: «Shock! Because..», come nell'imperdibile video diventato virale. E stavolta per davvero. A Matteo d'Arabia non resterebbe quindi che continuare la sua feconda e redditizia attività di conferenziere. Dopo le sperticate lodi al regime saudita, nulla gli è ormai precluso. L'oratoria, maccheronico inglese a parte, non difetta. Potrebbe parlare di un «nuovo Rinascimento» perfino in Myanmar o in Guinea Equatoriale. Chi può dirlo? Mai sottovalutare il pokerista di Rignano sull'Arno.