2023-11-01
«Bugie su lockdown ed effetti avversi: la pandemia è stata una prova di regime»
Martin Kulldorff (Getty images)
L’epidemiologo di Harvard Martin Kulldorff : «Nessuno chiederà scusa ai bimbi per i danni arrecati. La scienza si è genuflessa alla politica».«I cittadini sono stati danneggiati dalla censura applicata durante la pandemia. A loro, e ai bambini in particolare, andrebbe chiesto scusa.» Tra le vittime più illustri di uno degli arbìtri più gravi della gestione del Covid - il silenziamento delle opinioni non allineate con il racconto unico su virus e vaccini - c’è Martin Kulldorff, epidemiologo e biostatistico di fama mondiale, professore (ora in aspettativa) all’Università di Harvard, co-autore con gli scienziati Jay Bhattacharya di Stanford e Sunetra Gupta di Oxford della Great Barrington Declaration, il documento fin dal 2020 contrario a lockdown e restrizioni generalizzate.Kulldorff è stato il target di un’operazione censoria attuata dai socialmedia che non solo ha tolto al diretto interessato la facoltà di esprimere la propria opinione ma ha anche sottratto al pubblico il diritto alla corretta informazione. Twitter pre Musk aveva limitato la visibilità dei suoi contenuti, mentre Facebook aveva chiuso dopo 24 ore di vita la pagina della Great Barrington Declaration; censurato pure da Linkedin, cui non era piaciuto il suo appello ad assumere, anziché licenziare, personale sanitario immunizzatosi naturalmente, lo scienziato è stato infine cacciato dai Cdc (i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, ndr) a causa della sua posizione sui prodotti Johnson & Johnson.Tante informazioni che lei dava - e che i fatti hanno dimostrato fondate - di conseguenza non sono arrivate al pubblico. Che, lei dice, è il vero danneggiato in questa storia: perché? «Perché il pubblico ha il diritto di sentire più pareri, in questo caso di scienziati che avevano e hanno visioni diverse sul Covid, altrimenti mancano delle conoscenze necessarie per poter decidere sulla propria salute. Per me è stato stupefacente venire censurato per aver detto delle semplici verità scientifiche, come il fatto che l’immunità acquisita con l’infezione - in questo caso da Covid - è più forte di quella da vaccinazione». A tre anni di distanza le chiedo: quale è stata la notizia che sarebbe stato più importante conoscere fin dall’inizio? E la cui non diffusione ha determinato un diverso corso a tutta la vicenda? «Quando, all’inizio del 2020, da Wuhan la pandemia è arrivata in Italia e in Iran, da epidemiologo mi è stato subito chiaro che si sarebbe propagata ovunque. Allora ho guardato i dati di mortalità della Cina: riguardavano molte persone anziane, poche di mezza età e nessun giovane. Sebbene chiunque potesse infettarsi, gli anziani rischiavano mille volte di più di morire, mentre per i bambini il Covid equivaleva a una influenza. Di qui l’evidente necessità di tenere le scuole aperte, per evitare i danni collaterali causati dalla loro chiusura. Serviva proteggere meglio la popolazione più anziana senza fare lockdown generalizzati, che hanno provocato l’insorgere di tumori, malattie cardiovascolari, diabete e problemi mentali». Lei è svedese: il suo è stato l’unico Paese occidentale a non aver chiuso scuole. «Sì, e dei quasi due milioni di bambini nella fascia 1-15 anni nessuno è morto di Covid, mentre gli insegnanti non sono stati più colpiti di altre categorie. La Svezia è risultato il Paese con la minore mortalità in eccesso, a riprova che non chiudere era l’approccio giusto». Lei ha detto che la censura ha privato la cittadinanza di informazioni vitali. Le sembra che le cose adesso stiano andando meglio? «C’è più consapevolezza che i lockdown sono stati un disastro, sia tra la gente che tra politici e giornalisti, mentre per gli scienziati è ancora psicologicamente difficile ammettere l’errore». È per quello che lei ha vissuto che ha deciso di sottoscrivere la Westminster Declaration, l’appello mondiale per la libertà di espressione? «Ho sottoscritto la Dichiarazione perché non voglio essere censurato e non voglio che siano censurati i miei oppositori». La censura determina spesso anche un’autocensura: la maggioranza dei suoi colleghi ha taciuto: perché? «La fiducia nella scienza, nella sanità pubblica e nei medici è forte in declino. L’unico modo per recuperarla è permettere un dibattito libero. Sicuramente c’è stata molta autocensura: la maggior parte dei miei colleghi erano a favore di misure di protezione mirata e contro i lockdown ma non hanno parlato nel timore di perdere i finanziamenti per la ricerca o per paura di non fare carriera. Quanti erano dipendenti da autorità governative, non hanno proprio potuto». Il capo dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, ma curiosamente anche Bill Gates che dell’Oms è tra i primi finanziatori, danno per certo che ci sarà una nuova pandemia e che sarà peggiore: secondo lei come lo sanno? «Ci sarà un’altra pandemia, nella storia le abbiamo sempre avute: se sarà peggiore della precedente non può saperlo nessuno. Spero però che quando arriverà, tra dieci, cinquanta o cento anni, non ripeteremo gli stessi terribili errori, promossi sia da Gates che dal capo dell’Oms». A proposito di censura, cosa pensa del fatto dei danni causati dai vaccini Covid pare non si possa parlare? «È pessimo perché mina la fiducia nei vaccini, che in generale hanno salvato milioni di vite. Per recuperarla serve parlare con trasparenza sugli effetti avversi: sappiamo che quelli a mRNA anti-Covid causano miocarditi, specialmente nei giovani maschi. Non è una reazione comune ma è accertata: dobbiamo dirlo con onestà. Per gli anziani poteva valere la pena vaccinarsi essendo i più esposti al rischio, ma nei bambini, nei giovani adulti e nei guariti, per i quali questo rischio è minuscolo, non ha senso correre quello di sviluppare una miocardite». In Italia è stato detto che i nipotini vaccinati avrebbero protetto i nonni. «È un’affermazione opinabile poiché sappiamo che il vaccino non previene la trasmissione e che anzi ha dato alle persone una falsa sicurezza. Anche negli Stati Uniti hanno costretto a vaccinarsi giovani studenti sani a rischio zero per il Covid mentre per molti anziani che ne avrebbero avuto bisogno, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, non c’erano dosi a disposizione». Il tempo e i fatti hanno confermato che lei aveva ragione: qualcuno di coloro che l’ha attaccata e silenziata - da Fauci in giù - le ha mai chiesto scusa? «No. E non credo che lo faranno. Eppure, le scuse sarebbero necessarie, non tanto nei confronti nostri quanto della popolazione e soprattutto dei più piccoli. Con i colleghi Bhattacharya e Gupta abbiamo detto la verità e abbiamo avuto ragione, mettendo chi decideva in grave imbarazzo: e questo, credo, non ce lo perdoneranno mai».
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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