2020-05-13
Conte sta facendo saltare i Comuni
Giuseppe Conte (Antonio Masiello/Getty Images)
Crollo del gettito e più spese sociali, ma il governo offre solo 3 miliardi di nuovi fondi. Anci: «In bilico la raccolta rifiuti e l'assistenza». Dario Nardella minaccia pure di spegnere i lampioni. Quando fa comodo il premier centralizza, poi scarica tutti i problemi sugli enti locali.Il 29 marzo Giuseppe Conte appare a reti unificate. Al suo fianco c'è Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia. La coppia annuncia misure urgenti in contrasto alla povertà e a favore dei Comuni. «Pronti più di 4 miliardi per gli enti locali». Per vedere la realtà delle cose però è bastato guardare le note a piè pagina del comunicato. I miliardi erano in realtà fondi già spettanti ai Comuni e versati in anticipo di due mesi. Il denaro extra destinato al contrasto della povertà erano 400 milioni: erogati agli enti locali affinché creassero dei buoni spesa. Solo che con 400 milioni sono riusciti a garantire 20 giorni di spesa alimentare alle famiglie bisognose. Poi non è arrivato più nulla. L'unica cosa che si è mossa sono stati i giorni sul calendario. Siamo a maggio inoltrato e quei benedetti 4 miliardi sono stati solo una partita di giro. Con il problema che il Covid-19 non ha messo in ginocchio solo le aziende o le partite Iva, ma ha sballato tutti i bilanci dei Comuni. I quali hanno due fonti di approvvigionamento. Le entrate tributarie, che vanno dall'Imu, alla Tari, fino alle imposte di soggiorno. E le entrate extra tributarie che non sono solo i dividendi delle partecipate, ma anche le concessioni, le multe e tutte le tariffe a domanda individuale. Il gettito complessivo vale in un anno più o meno 40 miliardi. La fondazione Ifel, il braccio armato dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani) lo scorso marzo aveva valutato tre scenari di impatto da Covid-19. Il più conservativo viaggiava su un minimo di 3,7 miliardi di mancati incassi. Il mediano intorno ai 5,6 e il più drastico appena sotto i 9 miliardi di buco. Ora l'Ifel ha realizzato un carotaggio su 60 capoluoghi. E il risultato è che il buco sarà di almeno 7 miliardi. Solo che il premier - nelle trattative con Anci in fase di stesura del decreto Rilancio - ha fatto sapere che gli stanziamenti extra non andranno oltre i 3 miliardi di euro. Ieri l'associazione ha mandato una lettera fin troppo garbata, facendo presente che rischiamo gli assembramenti di rifiuti visto che la maggior parte degli enti locali teme di non garantire più i servizi minimi. La risposta di Conte è stata, in sostanza: ora vi diamo i 3 miliardi poi ci sarà un tavolo tecnico sui bilanci previsionali. Ma i conti sono già stati fatti e i 4 miliardi mancanti sono il 10% del bilancio complessivo dei Comuni. Non è un piccolo buco da tappare facilmente. «Temiamo che in questo modo Conte sia convinto di chiudere la partita», spiega alla Verità il sindaco di Novara e delegato nazionale Anci alla finanza locale, Alessandro Canelli, «purtroppo dovrà ammettere che anche i bilanci degli enti sono stati travolti dal virus e lo saranno ancora di più nelle prossime settimane. Infatti, a fare la differenza non è solo la diminuzione degli incassi, ma lo stravolgimento sociale. Se da un lato ci sono minori costi per via del lockdown, dall'altra ci saranno più spese per sostenere i poveri e i servizi di assistenza in generale». Eppure il governo finge di non comprendere la situazione. Un esempio su tutti. La tassa sull'occupazione del suolo pubblico cuba in tutto il territorio dei Comuni italiani circa 850 milioni, il contributo in arrivo nel decreto Rilancio sarà al massimo di 40. Fatte le dovute proporzioni, ballano altri 200 milioni. «Ma», prosegue Canelli, «non possiamo andare a chiedere denaro a baristi e ristoratori. Sono stati chiusi per decreto e anche ora che riaprono non possono servire le persone per evitare gli assembramenti. Con che coraggio tassarli? La cosa che più ci stupisce è che il governo stia ignorando anche richieste di buon senso e a costo zero». L'Anci ha formulato l'ipotesi di utilizzare gli avanzi di gestione per le attività sociali e i fondi accantonati per i crediti dubbi e destinarli alla continuità dei servizi. Risposta di Roma non pervenuta. «Sono saltati tutti i parametri», conclude il sindaco leghista di Novara, «mentre per noi l'unica vera concessione è arrivata dalla sospensione dei mutui da parte di Cdp. E dico l'unica perché molte banche non hanno aderito all'iniziativa». D'altronde, il governo sembra non averle nemmeno coinvolte, rispettando la logica del lavarsene le mani. La scorsa settimana, il vice ministro all'Economia, Laura Castelli, ha tenuto a precisare che i giallorossi non intervengono sulle tasse locali, «la proroga spetta ai Comuni». Eppure, una riflessione seria sui rapporti con le autonomie e gli enti locali andrebbe fatta. C'è stato un assalto a tutte le amministrazioni di centrodestra e pure a quelle di centro sinistra se disallineate alla filosofia di Conte. Lo Stato in tempo di Covid-19 sogna l'abolizione di una fetta della Costituzione. Le responsabilità degli errori vanno agli enti locali, anche se le decisioni sono imposte da Roma. Mentre quando si tratta di sganciare i soldi, i Comuni devono arrangiarsi e tappare i buchi. Il sindaco di Firenze, il renziano Dario Nardella, in questi giorni è furioso. Visto lo stato delle casse ha fatto presente di dover spegnere i lampioni. Sembra non essere, purtroppo, una provocazione. A breve con un tale buco i Comuni si troveranno a dover tagliare servizi essenziali per la società. In ballo ci sono la raccolta dei rifiuti, l'illuminazione, i trasporti e l'assistenza sociale. Conte rischia di far fallire per aria una grande fetta di enti locali oppure di trascinare l'Italia nel Terzo mondo. Non sappiamo cosa sia peggio.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)