2023-03-23
Bruxelles ora fa incetta dei vaccini anti aviaria (e non pubblica i contratti)
L’influenza colpisce gli uccelli e il rischio umano è basso, ma la Commissione ha già firmato accordi con le aziende farmaceutiche. Anche se i dati sull’efficacia non ci sono.«Siamo già pronti». Così Stefan De Keersmaecker, portavoce della Commissione europea, ha risposto a un giornalista italiano che gli chiedeva su quali soluzioni stesse lavorando l’esecutivo Ue per prevenire il diffondersi dell’influenza aviaria. L’allarme non è alto, ma i burocrati europei e l’industria farmaceutica non vogliono farsi trovare impreparati. E a quanto pare le soluzioni sono a portata di mano: «I vaccini ci sono già», ha replicato il portavoce, annunciando che «la Commissione ha già firmato contratti di riserva per acquistarli in caso di pandemia: uno con la società Gsk (Glaxo, ndr) e l’altro con Seqirus (leader del vaccino antinfluenzale Csl, ndr)”. Di questi contratti, neanche a dirlo, non c’è traccia. Le pagine web di alcuni articoli giornalistici che rimandano alla stipula dell’accordo non esistono più. Secondo quanto dichiarato dal portavoce, si tratta anche questa volta - come successe con il Covid - di un acquisto centralizzato da Bruxelles per conto dei Paesi membri, ma come al solito stipulato in segretezza. E anche questa volta, non si conoscono le condizioni dell’accordo né il prezzo convenuto per ogni singola dose. Non si sa niente, se non che le consegne saranno assicurate «entro otto settimane» dalla richiesta. La lezione del Covid, insomma, sembra non aver insegnato nulla agli euroburocrati; anzi, ha semmai confermato che in materia di salute pubblica la Commissione può continuare a decidere senza consultare i Paesi membri, che poi però pagano il conto degli ordini effettuati grazie al denaro dei contribuenti europei. È per questo motivo che, già l’anno scorso, dieci Paesi Ue avevano scritto una lettera alla presidente Ursula von der Leyen affinché ponesse fine alle «spese pazze» per i vaccini anticovid: molti di questi Paesi hanno dovuto rispondere alle verifiche contabili nazionali e alcuni, come la Polonia, sono riusciti a barattare lo stop all’acquisto dei vaccini in cambio del sostegno di Varsavia alla guerra in Ucraina, fondamentale per l’Ue. Gli scienziati stanno monitorando l’influenza aviaria da decenni (secondo l’Organizzazione mondiale della sanità - Oms, tra il 2003 e il 2023, sono stati registrati «soli» 873 casi di H5N1), ma tra ottobre 2021 e settembre 2022 in Europa è scoppiato un grande focolaio di H5N1. Durante il primo anno di epidemia, i casi si sono diffusi in 37 Paesi. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), circa 50 milioni di uccelli sono stati abbattuti negli allevamenti. Sebbene l’influenza aviaria colpisca principalmente i volatili, gli esperti si sono dichiarati preoccupati per il numero crescente di mammiferi che hanno contratto il virus (volpi, lontre, visoni e leoni marini). Il rischio per gli esseri umani è basso, ma l’Oms sta alzando il livello di allarme: il mese scorso il direttore generale Tedros Ghebreyesus ha detto che i casi di influenza aviaria nei mammiferi devono essere monitorati da vicino. «Per il momento, l’Oms valuta il rischio per gli esseri umani non significativo», ha detto Tedros, «ma non possiamo presumere che sarà sempre così: non dobbiamo dare nulla per scontato e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento nello status quo». Le dichiarazioni dell’Oms e il decesso di una bambina di 11 anni in Cambogia per presunta influenza aviaria, ancora da accertare, ha incoraggiato l’industria farmaceutica a portarsi avanti: non sia mai che ci fosse necessità di somministrare in poco tempo vaccini destinati all’uomo. Due di questi - Nobilis Influenza H5N2 e Pa-Olvac - sono già autorizzati nell’Ue. Ma in realtà i candidati vaccini sono di più. Secondo l’Oms ce ne sono già quasi venti autorizzati contro il più ampio ceppo di influenza H5, oltre ai trattamenti antivirali esistenti per le persone già infette, che aiuterebbero a mitigare l’impatto. Per l’aviaria, oltre a Glaxo e Seqirus, anche Moderna sta lavorando sul vaccino. I dirigenti delle tre industrie hanno dichiarato che stanno già sviluppando e testando campioni di vaccini destinati all’uomo - che corrispondono meglio al sottotipo di virus in circolazione - come «misura precauzionale» contro una possibile, futura pandemia. Tutti e tre stanno sfruttando l’infrastruttura per la produzione di vaccini contro l’influenza stagionale e potrebbero produrre rapidamente grandi volumi di vaccini N5H1. Altri produttori, come Sanofi, hanno detto di «essere pronti» ad avviare la produzione se necessario, con ceppi di vaccino H5N1 già esistenti in magazzino. Gli Stati Uniti hanno già una grande scorta di vaccini contro l’aviaria e in buona sostanza l’industria farmaceutica è già sul piede di guerra, sostenendo di essere in grado di convertire in pochi mesi centinaia di milioni di dosi per l’ultimo sottotipo di aviaria.Molti dei potenziali vaccini pandemici sono pre-approvati dalle autorità di regolamentazione, sulla base degli studi effettuati sull’uomo, che mostrerebbero che sono sicuri. L’immissione in commercio potrebbe dunque non richiedere ulteriori trial, anche se i farmaci dovranno essere modificati per adattarsi meglio al ceppo. I dati su quanto i vaccini effettivamente proteggerebbero dall’infezione sarebbero invece raccolti «in tempo reale», ossia sperimentando sul campo se effettivamente proteggono dal contagio o no, come è già avvenuto per i farmaci anticovid, con l’esito che ben conosciamo.Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
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Margherita Agnelli (Ansa)