
Fari accesi, in ritardo, sui contributi alle ditte di turbine che inondano il mercato.L’Unione europea avvia una indagine sui fornitori cinesi di turbine eoliche, sulla base del sospetto che essi godano di sovvenzioni di Stato contrarie ai regolamenti europei sulla concorrenza. La vicepresidente della Commissione e commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha annunciato infatti l’avvio di un procedimento per valutare se le turbine eoliche cinesi, che stanno invadendo il mondo godendo di un imbattibile vantaggio su prezzo e condizioni di pagamento, usufruiscano di sleali aiuti di Stato. In base al regolamento europeo sulle sovvenzioni straniere, la Commissione ha potere di indagine sul tema e può imporre sanzioni al termine dell’indagine. Dopo le inchieste avviate sulle auto elettriche (di cui si sono perse le tracce, in verità), sul materiale ferroviario e sui pannelli solari, si apre quindi un nuovo fronte di disputa commerciale con la Cina. Vestager ha annunciato l’avvio dell’indagine mentre si trovava in visita all’Università di Princeton negli Stati Uniti. Non certo una scelta casuale, questa, nei confronti dell’alleato americano. I mercati sotto esame sono quelli di Grecia, Francia, Romania, Bulgaria e ovviamente Spagna, dove l’eolico va fortissimo.Da diversi mesi i produttori europei del settore della componentistica per l’energia eolica chiedono un intervento dell’Unione sul tema della concorrenza cinese, considerata sleale sia per i prezzi imbattibili sia per le condizioni di pagamento, così favorevoli da essere sospette. Il settore europeo chiede di essere protetto, in sintesi, rispetto ad una concorrenza che non riescono a combattere. Una storia già sentita, a partire dal settore fotovoltaico, che ormai in Europa sembra destinato all’estinzione. Naturalmente, gli obiettivi europei di sviluppo dell’energia da fonte eolica fanno gola ai produttori cinesi, che negli ultimi anni sono cresciuti enormemente e sono attivissimi in tutto il mondo, in particolare in Sud America e in Europa. Tra i primi cinque attori globali del settore per dimensioni,quattro sono cinesi.Come sempre quando si parla del Green Deal di Bruxelles, però, l’inchiesta europea appare tardiva. Era chiaro sin dall’inizio che obiettivi così massicci di sviluppo dell’energia eolica in Europa non avevano il supporto di una industria europea adeguata. Era evidente che si sarebbe dovuto ricorrere a importazioni dall’estero, e altrettanto evidente era che che il solo Paese che poteva gestire una tale massa di ordinativi era la Cina. Ora, l’indagine prenderà molto tempo e, nel caso di un esito che dovesse certificare l’esistenza di una concorrenza sleale, la Commissione dovrà fare i conti con l’inevitabile ritardo che si genererà nel raggiungimento degli obiettivi «ambiziosi» del Green Deal. «L’Europa e gli Stati Uniti, ciascuno a modo proprio, dipendono da Paesi terzi per le tecnologie critiche e per le materie prime necessarie per produrle. E in questo ambito, la Cina ha costruito una posizione forte, non sempre agendo in modo corretto», ha affermato la Vestager durante il suo intervento negli Stati Uniti, spiegando altresì che «la Cina è allo stesso tempo un partner, un concorrente economico e un rivale sistemico» e «le ultime due dimensioni sono sempre più convergenti».La cosa che più di tutte preoccupa, oltre a gettare una luce su cosa è davvero la Commissione europea, è la seguente frase della Vestager, pronunciata al termine del suo discorso nel New Jersey: «Non possiamo permetterci di vedere accadere ad auto elettriche, energia eolica o chip essenziale quello che è successo ai pannelli solari».Il che significa che la Commissione (che si trova ben al riparo dal processo elettorale, come disse Mario Monti), è un po’ come il diavolo: fa le pentole, ma non i coperchi.
2025-09-14
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