2021-03-07
Bruxelles mostra i muscoli ma poi implora gli Usa di far arrivare le dosi in Ue
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il «Financial Times» svela la trattativa tentata da Ursula von der Leyen per avere fiale e nanoparticelle. Fredda la Casa Bianca: Joe Biden è rimasto all'«America first» di Donald Trump.Un ruggito il giorno prima, un belato il giorno dopo. È il curioso comportamento dell'Ue, che prima ha fatto la voce grossa bloccando il possibile invio di 250.000 dosi del vaccino Astrazeneca in Australia, ma poi sarebbe pronta a rivolgersi con ben altri toni agli Stati Uniti, stavolta per sollecitare l'invio in Europa di quantitativi ancora maggiori del medesimo vaccino. Con la prospettiva di ottenere, a quanto pare, una risposta freddina. A riassumere i termini della questione è il Financial Times, secondo cui l'Ue si prepara a chiedere agli Usa di consentire l'arrivo in Europa di milioni (non si precisa quanti) di dosi di Astrazeneca: «La Commissione europea», scrive il quotidiano londinese in un pezzo cofirmato dai suoi inviati a Bruxelles e a Washington, «progetta di sollevare la questione nelle prossime discussioni transatlantiche per rafforzare la cooperazione nella lotta al Covid», secondo quanto fanno sapere fonti Ue. Non solo, ci sarebbe anche un'altra richiesta: in vista della futura produzione europea, e con particolare riferimento ai vaccini di nuova generazione, l'Ue sarebbe pronta a chiedere agli Usa anche la disponibilità di alcune componenti decisive, a partire dalle cosiddette nanoparticelle lipidiche: sostanze per le quali la produzione futura europea dipende dalle forniture Usa. In sostanza - questo è quanto filtra da Bruxelles - l'Ue tenterebbe di aver accesso alla produzione e alla filiera di Astrazeneca negli Stati Uniti, in considerazione del fatto che la società farmaceutica non avrebbe ancora garantito di raggiungere i target di consegna in Europa posti come obiettivo per il primo trimestre del 2021. Nel pezzo del quotidiano londinese, si attribuisce ad Astrazeneca la valutazione di poter ancora consegnare 40 milioni di dosi all'Ue in questo primo trimestre, una cifra comunque assai inferiore ai 100 milioni originariamente ipotizzati, sempre entro fine marzo. Per altro verso, secondo il Financial Times, Astrazeneca avrebbe già fatto sapere che intende far arrivare in Ue da altre parti del mondo la metà dei quantitativi previsti per il secondo trimestre. Secondo i virgolettati che il Financial Times attribuisce a non meglio precisati officials dell'Ue, Bruxelles è fiduciosa «che si possa collaborare con gli Usa per fare in modo che i vaccini prodotti o infialati in America» contribuiscano a «onorare pienamente le obbligazioni contrattuali dei produttori verso l'Ue». Insomma, ricapitolando: linea dura Ue rispetto all'eventuale partenza (stoppata) di dosi dall'Italia verso l'Australia, ma simmetrica richiesta di soccorso agli Usa. E il Financial Times non può far a meno di notare come lo svolgimento della campagna vaccinale in Europa segua assai staccata per numeri ed efficacia quanto sta invece accadendo in America e nel Regno Unito. Il quotidiano di Londra fa anche sapere che Astrazeneca ha declinato di commentare questo tentativo europeo di avere accesso alla sua produzione negli Usa. Il Financial Times dà conto di come siano avvenuti i primi contatti a livello politico: il presidente Usa, Joe Biden, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, avrebbero discusso l'altro ieri, venerdì, della cooperazione rispetto all'emergenza pandemica. Non solo: il commissario Ue al mercato interno, il francese Thierry Breton, dovrebbe interfacciarsi con il coordinatore delle operazioni Usa, Jeffrey Zients, proprio sul tema delle catene di produzione e distribuzione dei vaccini. Ma qui arriva la doccia fredda. Secondo il Ft, la Casa Bianca avrebbe fatto sapere che, anche in base a un executive order firmato a suo tempo da Donald Trump, l'amministrazione Usa intende utilizzare la produzione interna in primo luogo per soddisfare la domanda di vaccini negli Stati Uniti. Per altro verso, Washington ha un ordine di 300 milioni di dosi Astrazeneca, ma il quadro è complicato dal fatto che ancora deve arrivare il semaforo verde dalle autorità di regolazione Usa. Il Financial Times mette nero su bianco e tra virgolette la risposta, a dir poco freddina, di un official della Casa Bianca: «La prima priorità del presidente è di rendere disponibile il vaccino per ogni americano». Seguono passaggi garbati sull'esigenza di «approfondire la cooperazione sulla risposta alla pandemia» e sulla necessità di «lavorare con i nostri partner e alleati». Ma, anche se non si è più in epoca trumpiana, il concetto resta «America first», ovviamente. Anche sull'altro tema, e cioè sull'eventuale fornitura all'Ue di componenti decisive per le future produzioni di vaccini, le fonti dell'amministrazione Usa citate dal Financial Times restano vaghe: «Gli Usa e l'Ue fanno reciproco affidamento sulle componenti chiave nel processo produttivo, e la cooperazione rimane cruciale». Belle parole, ma nessun impegno preciso. La realtà è che, se si imbocca la strada del sovranismo vaccinale, occorre immaginare che anche gli altri facciano lo stesso, e non stiano certo a guardare. E nessuno nel mondo ha fretta di togliersi vaccini per darli a Bruxelles, che è rimasta indietro a causa della falsa partenza della von der Leyen, ed è fatalmente destinata a scontare per intero il ritardo accumulato dalla Commissione.