2023-09-17
Brusaferro lascia in eredità una guida Lgbt
Silvio Brusaferro (Imagoeconomica)
Dopo i pasticci sul piano pandemico, l’ultimo atto da capo dell’Iss: un manuale per dottori e infermieri, cui sono prescritti bagni «gender neutral» e poster «inclusivi». E se un ragazzo è incerto sul suo orientamento, bisognerà spedirlo dalle associazioni gay.In molti hanno festeggiato alla notizia della prossima sostituzione del presidente dell’Istituto superiore di sanità: finalmente Silvio Brusaferro fa le valigie. In realtà, c’è poco da esultare, perché se è vero che presto l’attuale capo dell’organismo che vigila sulla nostra salute (ma sarebbe meglio dire che dovrebbe vigilare) cederà il posto a Rocco Bellantone, è altrettanto vero che purtroppo ai vertici dell’Iss di lui resterà traccia per un bel po’.Credo che tra i nostri lettori siano pochi quelli che ignorano chi sia Brusaferro. Nominato commissario dalla ministra pentastellata Giulia Grillo, l’ex direttore dell’azienda medico ospedaliera di Udine si è ritrovato alla guida dell’Istituto superiore di sanità proprio pochi mesi prima che fossimo travolti dal Covid. Tra le principali cose di cui avrebbe dovuto occuparsi c’era l’aggiornamento del piano pandemico, dato che tra le sue competenze c’erano la gestione e il contenimento del rischio clinico. Ma come abbiamo scoperto poi, grazie all’inchiesta della Procura di Bergamo, Brusaferro non sapeva che fosse compito suo approntare il piano e applicarlo in caso di emergenza. Ai magistrati stupiti confessò di aver ignorato che quella fosse una delle prerogative del suo ruolo. Nessuno me ne ha parlato, si giustificò di fronte a dei pm attoniti, i quali non riuscirono a capire se Brusaferro stesse scherzando o fosse proprio così, una specie di Alice nel Paese delle meraviglie, sorpreso di scoprire che chi si occupa di prevenzione ha appunto il compito di prevenire, cioè di mettere in campo tutte le azioni necessarie a evitare che le persone si ammalino. Brusaferro è insomma diventato presidente dell’Istituto superiore di sanità a sua insaputa, o per lo meno senza conoscere che cosa dovesse fare. Purtroppo, poi, a incarico ormai conquistato e tenuto ben stretto, gli italiani hanno pagato a caro prezzo la lacuna, perché una volta arrivata la pandemia non c’erano le mascherine per proteggersi dal virus (anche perché le poche che avevamo erano state nel frattempo regalate alla Cina), non c’erano i camici per i medici e neppure i respiratori per i ricoverati in terapia intensiva. In compenso, c’era il caos, nel senso che nessuno - in particolare all’Iss - sapeva che cosa fare e come reagire di fronte al diffondersi del Covid. È da lì che è nata la famosa terapia a base di Tachipirina, vigile attesa e invocazioni all’Altissimo, affinché evitasse che il contagiato finisse al camposanto. Storia passata, penserà qualche lettore, che oggi, con l’addio di Brusaferro a opera del nuovo governo, converrà lasciarsi alle spalle. Già, ma come ho premesso, è difficile liberarsi di Brusaferro il quale, sebbene avviato verso l’uscita, lascia in eredità al successore e all’Istituto superiore della sanità una serie di linee guida, non soltanto per affrontare le epidemie (e sappiamo che cosa è successo con il coronavirus), ma anche il futuro che ci attende che, a quanto è dato da capire, per Silvio nel Paese delle meraviglie è tutto color cipria, o quantomeno bisogna farlo divenire tale. Dunque, nell’ora dell’addio, il presidente uscente ha voluto lasciare a chi verrà dopo di lui, ma soprattutto a chi è rimasto, un decalogo di buone maniere per affrontare i pazienti diversamente sensibili sul tema dell’identità sessuale. In altre parole, Brusaferro ha consegnato il manuale del buon operatore sanitario attento alle problematiche Lgbt+ (sì, nelle disposizioni non manca neppure il «più»). E che cosa devono fare un medico o infermiere nei luoghi di cura per rapportarsi con il nuovo mondo color cipria? Leggo testualmente: «Predisporre un ambiente accogliente e rispettoso, già a partire dai materiali mostrati nello studio e nelle sale d’aspetto (cartelli, brochure e poster), che dovrebbero esprimere un clima connotato all’accoglimento e un atteggiamento affermativo nei confronti delle persone Lgbt+». In pratica, da quel che si capisce, in sala d’aspetto, ma anche nell’ambulatorio, uno dovrebbe trovare manifesti con coppie omossessuali, transex, bisex eccetera così da far sentire a casa una persona Lgbt+. Per raggiungere lo scopo - recita la disposizione del professor Brusagender - sarà anche bene affiggere un cartello in modo che sia chiaro che lì tutti i pazienti sono uguali davanti al camice bianco e non ci saranno discriminazioni di genere. Anzi, meglio prevedere servizi igienici che non siano destinati a maschi e femmine, ma a tutti i generi, così come è opportuno mettere a disposizione delle camere singole per i transgender. Via, dunque, le indicazioni uomo e donna dai bagni, così da non disturbare chi non si riconosce nel genere binario; e avanti con le stanze dedicate alle persone in transizione o già transitate. In pratica, maschi e femmine possono condividere la degenza, per i trans invece bisogna trovare una soluzione che ne rispetti la privacy e non li metta a disagio. Seguono poi le domande inclusive. Alle persone Lgbt+ non si deve chiedere se sono sposate, ma se hanno una relazione. E non si deve dire: ha una fidanzata? Ma chiedere se ha uno o più partner. Aboliti termini che discriminano come marito e moglie per sostituirli con la formula asettica partner. E ovviamente proibiti anche mamma e papà: è preferibile parlare di genitore o tutore, definizioni che non disturbano i cuori sensibili Lgbt+. Raccomandazioni ai medici che si rapportano con i minori: vietatissimo parlare con chi manifesta dubbi sulla propria identità sessuale. Se è in cerca di aiuto, per risolvere le incertezze riguardo al proprio orientamento sessuale è opportuno indirizzarlo verso le associazioni Lgbt+. In pratica, Brusagender, cioè colui che avrebbe dovuto occuparsi della salute di tutti, di fronte a un minore confuso, che non sa quale sia il proprio orientamento, come capita a tanti giovani, invece di aiutarlo a superare il proprio disagio che fa? Lo spedisce direttamente fra le braccia di chi lo convincerà che gay è bello e senza genere sessuale è anche meglio. E noi a credere che l’Iss fosse l’Istituto della sanità: macché, l’Iss è diventato l’istituto della sessualità. Sì, ma anche l’ente che si occupa della salute degli italiani è ormai in transizione.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson