2021-09-13
Luigi Brugnaro: «Il premier al Colle? Per me sta bene dov’è. E Mattarella pure»
Il leader di Coraggio Italia: «Non siamo “di", se mai “per" Draghi. Il centro merita un dopo Cav: dico no a federazioni con la Lega».«Draghi? È meglio che resti a Palazzo Chigi. Ci sono ancora tante riforme da fare». Luigi Brugnaro, oltre ad essere sindaco di Venezia, è presidente di Coraggio Italia, la nuova formazione politica fondata pochi mesi fa con il governatore ligure Giovanni Toti. È pro Draghi anche quando si parla di vaccino obbligatorio? «Sull'obbligatorietà sarei prudente. Premesso che gli italiani si stanno comportando bene, ed è giusto ricordarlo, io sono ancora convinto che le persone bisogna convincerle, e non costringerle. Se mettiamo da parte quelli che respingono il vaccino a prescindere, restano tante persone spaventate. Anche perché è stata fatta molta confusione, e tutti hanno detto tutto e il suo contrario». Dunque? «Dunque è vero che nelle terapie intensive ci sono soprattutto non vaccinati. Ma questo va spiegato alle persone senza protervia né, peggio, con la solita saccenza di qualcuno. Invece vedo in giro troppe battaglie morali…».Cioè? «Non possiamo dare giudizi morali sulle persone, neanche su scelte così delicate come il vaccino. Sa che quando a scuola mi mettevano alla lavagna a dividere i buoni e i cattivi, io mi rifiutavo sempre?».Sul vaccino non ha dubbi?«Lo considero uno strumento indispensabile per uscire da questa crisi: io e la mia famiglia ci siamo vaccinati senza problemi. Ma capisco chi ha perplessità: per sbloccare le persone bisogna ascoltarle, non criminalizzarle». Approva le ultime versioni del green pass? «Sono d'accordo, ma comunque è bene che resti l'alternativa del tampone, magari con il prezzo calmierato. Poi eviterei certe frasi: dire che chi si ammala senza vaccino deve pagarsi le cure da solo è una cosa da folli».Eppure in Danimarca, dove la campagna vaccinale corre come in Italia, le restrizioni cadono. Da noi, si aggiungono. Non le piacerebbe avere una data, anche simbolica, per la ripartenza? «Più che una data simbolica, vorrei qualcosa di più concreto: un decreto di sblocco del Paese. Azioni legislative reali, per riaprire sul serio. Penso alle discoteche, agli stadi, ai palazzetti dello sport, agli eventi collettivi: abbiamo il green pass, cosa aspettiamo a riaprire? Che senso ha continuare con queste limitazioni? Molti operatori hanno già dei protocolli di sicurezza stringenti: sicuramente più stringenti di certi rave party…».Dunque vuole ritornare alla capienza completa anche sui grandi eventi? «Abbiamo chiesto alla gente il sacrificio di conquistare il green pass. In cambio, dobbiamo consentire al Paese di ricominciare: pur con tutti i monitoraggi e i controlli del mondo. Penso anche alla macchina degli eventi sportivi: molte società sportive sono in ginocchio, nonostante gli aiuti che sono arrivati. E comunque non possiamo continuare ad andare avanti regalando soldi, e ipotecando il futuro delle prossime generazioni». Coraggio Italia disporrà di una cinquantina di voti quando si tratterà di scegliere il nuovo inquilino del Quirinale, giusto? «Non ho ancora avuto il tempo di fare i calcoli, ma sì: siamo già una forza importante».Avete già deciso che quei voti andranno a Mario Draghi? «Francamente, credo che Draghi stia bene dov'è. Sta facendo un ottimo lavoro e ha una storia personale di tutto rispetto. Mi auguro che resti a Palazzo Chigi: abbiamo bisogno di stabilità. E poi la strada prima del voto è ancora lunga: servono riforme economiche subito, a cominciare dal blocco delle cartelle esattoriali per chi è stato messo in ginocchio dalla pandemia. È una prima cosa, che però darebbe un po' di tranquillità a tanti operatori piccoli e medi che vivono giorni difficili».E allora, sul Quirinale?«La saggezza di Mattarella ci ha aiutato molto. Se restasse ancora un po' al Quirinale, io sarei contento». La sua fiducia in Draghi si estende anche a ministri come Speranza o Lamorgese?«Draghi fa da garanzia per tutto il governo. È chiaro poi che più si avvicinano le amministrative, più i partiti si agitano e piantano bandierine». Dunque vi proporrete come il partito di Draghi?«Diciamo che saremo il partito “per" Draghi… una forza di centro radicata sul territorio». Coraggio Italia si presenterà alle prossime amministrative? «Alle regionali solo in Calabria, dove abbiamo appena accolto tra le nostre file il sindaco di Catanzaro. Altrove ci saremo, ma senza il nostro marchio. Del resto il partito è nato solo due mesi fa, dateci un attimo di tempo per organizzarci…».Che succede a Venezia? Il quotidiano Domani l'ha attaccata pesantemente su un presunto conflitto di interessi.«Intanto li denuncio. In sessanta anni non ho mai denunciato nessuno, ma stavolta hanno superato i limiti. Gli chiederò una bella cifra che darò in beneficenza. Per il resto, racconterò i particolari in tribunale». Si parla, tra le altre cose, di un terminal turistico che sorge su un terreno di sua proprietà.«Un progetto già previsto dalle giunte di sinistra: e io devo garantire continuità amministrativa. Ho comprato quel terreno all'asta molti anni prima di essere sindaco. E all'epoca mi presentai solo io. Sa qual è il punto politico?». Qual è?«Se tu attacchi i sindaci in questo modo, nessuno vorrà più correre per i municipi. Nessun imprenditore deciderà più di candidarsi, se questo è il trattamento». Insomma l'accusa è quella del sindaco che favorisce l'imprenditore. «Dopo la mia elezione gli avversari mi hanno chiesto di fare un blind trust per le mie proprietà, come avviene in America. Oggi invece mi dicono addirittura che devo vendere tutto: cos'è, un esproprio proletario? Siamo a Venezia o a Mosca?». Che rapporti ha con Carlo De Benedetti?«Una persona che stimo: un imprenditore come me». Si sente un po' il nuovo Berlusconi? «Berlusconi è più grande di me, e ha affrontato ben altri problemi. Però è vero che, come con Berlusconi, quando cominci a far paura, anche con certi numeri in Parlamento, ci sono delle forze che si muovono. Per fortuna ho tante persone che mi vogliono bene».Anche lei, come Berlusconi, si propone come federatore dei moderati? «Sicuramente c'è una vasta area politica che abbiamo il dovere di rappresentare. Il centro deve trovare agibilità politica. Altrimenti, quando Berlusconi farà un passo di lato, rischiamo di restare scoperti». E la federazione con la Lega, che è il progetto di Forza Italia, non rappresenta una soluzione? «Ma no. Oggi compio 60 anni. Avessi voluto diventare leghista, l'avrei deciso prima. Resto di centrodestra, ma ricordiamoci che oltre alla destra, serve il centro. Se molliamo i valori moderati, finiremo per affidarci a chi coltiva rancore e conflitti sociali».Sogna un contenitore che va da Forza Italia a Renzi? «E anche Calenda. Se il centrodestra avesse scelto lui a Roma, avremmo stravinto. È un bravo amministratore. Come politico è un po' meno bravo: sceglie sempre i compagni sbagliati». Si immagina forse a Palazzo Chigi?«No, sono il presidente di un partito aperto, non una caserma. Farò campagna elettorale per le personalità che sceglieremo. Sono entusiasta, perché abbiamo risposte positive da tutti. Persino dagli elettori dei cinque stelle». Torniamo a Venezia. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha criticato la sua decisione di reintrodurre i tornelli per regolare gli accessi. «Da sempre le invasioni di turisti alimentano la fuga dei residenti, con conseguente spopolamento della città. Ma poi alla fine nessuno fa niente. Io ho introdotto l'idea della prenotabilità di Venezia».Cioè?«La città resta aperta a tutti. Ma a volte mi ritrovo ventimila turisti in più non previsti. Allora, l'idea è semplicemente quella di prenotare l'ingresso in anticipo attraverso un'app. Se poi c'è posto, entri comunque». E come fa a controllare?«È chiaro che per controllare tutti la cosa migliore è usare i tornelli, che saranno attivi solo in quei quattro mesi all'anno in cui c'è pressione sulla città. I problemi si risolvono senza chiacchiere, ma con i fatti. Anche sulla sicurezza».Sicurezza? «Abbiamo fatto partire una smart control room, con 400 telecamere che sorvegliano la città. Serve per l'antiterrorismo, ma anche per evitare atti vandalici. È già operativa». Dopo i lockdown, la città si è ripresa?«A settembre in certi alberghi eravamo al cento per cento. Tra Biennale e Mostra del cinema, la ripartenza è in corso. Senza tanti clamori, viviamo la nostra rinascita. E spero che Venezia sia d'esempio per tutta Italia».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi