2021-07-26
Azzurre di bronzo nel judo e nel ciclismo. Zanni le imita nel sollevamento pesi
Odette Giuffrida si conferma dopo l'argento a Rio. Elisa Longo Borghini terza nella gara in linea. Delusione nel nuoto, Benedetta Pilato squalificata.Nel Giappone in cui per sessismo si sono dovuti dimettere il presidente del comitato organizzatore e il primo direttore creativo della cerimonia, i Giochi olimpici mostrano una sostanziale parità tra atleti partecipanti: su 11.283 atleti, 5.396 sono donne e 5.887 uomini. Sarà frutto delle quote imposte dal Cio certo, ma anche dei tempi che servono per qualificarsi in molte discipline e quindi di una crescita generale se non di una vera emancipazione femminile. C'era dunque da aspettarselo che la partenza col botto dell'Italia fosse merito anche delle donne che ieri hanno conquistato altre due medaglie di bronzo da brividi, nel ciclismo e nel judo, oltre a quella maschile nei pesi di Mirko Zanni. Certo il ko storico di due giorni fa delle fiorettiste azzurre è stato un vero choc che ha messo fine all'epoca di Trillini, Vezzali e Di Francisca. Dopo 29 anni, da Seul infatti, per la prima volta, il fioretto femminile non ha un'azzurra sul podio olimpico perché la nuova leader Alice Volpi è stata sconfitta in semifinale. Ieri a farci ritrovare il sorriso è stata Elisa Longo Borghini nella prova su strada in linea di ciclismo femminile, che ha conquistato una pesante medaglia di bronzo dietro all'olandese Annemiek Van Vleuten e all'austriaca Anna Kiesenhofer. «Ho corso con tutte le persone che mi vogliono bene nel cuore», ha detto soddisfatta della medaglia che bissa quella dello stesso colore in Brasile e spiega: «La mia continuità? È semplice: lavoro, metto giù la testa e faccio sacrifici, che a volte vengono ripagati. Oggi va bene così, anzi va molto bene! Questa medaglia è per la mia mamma (Giudina Dal Sasso, pioniera del fondo azzurro, ndr), il mio papà, i miei nipoti e il mio fidanzato perché abbiamo fatto tanti sacrifici insieme e non mi lasciano mai sola. Arriverà il giorno della vittoria», ha ammesso la ciclista ventinovenne. Lacrime di gioia e un grido liberatorio appena scesa dal tatami per la judoka romana Odette Giuffrida, che dopo l'argento di Rio anche lei ha conquistato un bronzo battendo nella finale per il terzo e quarto posto l'ungherese Reka Pupp, dopo un incontro in cui nessuna delle due atlete ha prevalso nei quattro minuti regolamentari. Soltanto al «golden score», i supplementari, Ody, prima europea a portare a casa due medaglie olimpiche in questa categoria, è riuscita ad atterrare la rivale. «Ero venuta qui per l'oro, ma questa medaglia ha comunque un peso importante dopo 5 anni difficilissimi tra infortuni e lockdown. È un bronzo pieno d'orgoglio. Ho telefonato a casa al nonno che mi ha detto: torna a Roma che te la dipingo io d'oro quella medaglia». Sul terzo gradino del podio anche Mirko Zanni, medaglia di bronzo nel sollevamento pesi, categoria 67 kg: l'azzurro ha alzato complessivamente 322 chilogrammi, stabilendo il nuovo record italiano. «Questa medaglia di bronzo pesa, pesa tantissimo. È un premio a dieci anni di dolori e sacrifici», ha detto il ventitreenne di Pordenone. «Un bronzo che ricorderemo tutti a lungo! Dopo 37 anni l'Italia torna sul podio olimpico nel sollevamento pesi! Bravo Mirko Zanni e complimenti Federpesistica. Quante belle emozioni azzurre qui a Tokyo», ha scritto sui social Valentina Vezzali, sottosegretario allo Sport. Non è andata bene invece per Benedetta Pilato, campionessa europea in carica e primatista mondiale sui 50 metri, alla sua prima gara olimpica, che è stata squalificata nella batteria dei 100 rana per una gambata irregolare, a detta del giudice di corsia. Malgrado ciò la sedicenne tarantina non sarebbe entrata in semifinale avendo toccato la piastra con il ventesimo tempo mentre in semifinale ne passano 16. Un'eliminazione clamorosa per la ragazzina, altra pugliese dopo Vito Dell'Aquila (oro nel taekwondo) e Luigi Samele (argento nella sciabola), per la quale la qualificazione sarebbe stata accessibile. «Ho fatto una gara orribile, non so cosa mi sia successo», le prime parole della baby nuotatrice in lacrime. «Il tempo di oggi davvero non me lo spiego, nei giorni scorsi avevo l'ansia ma oggi stavo bene. Troppa pressione? Non so cosa è successo, ho sempre nuotato così, con queste gambe ho fatto il record del mondo». Per la ginnastica, con il miglior punteggio nel corpo libero, ieri è volata in finale Vanessa Ferrari; nel tiro con l'arco l'Italia rosa va ai quarti avendo battuto la Gran Bretagna, mentre le azzurre del volley, sconfitta la Russia, domani affronteranno la Turchia. Nel medagliere di Tokyo 2020 la Cina è in testa con 11 medaglie totali (6 ori, un argento e 4 bronzi), davanti al Giappone con 6 (5 ori e un bronzo) e agli Usa. L'Italia è sesta, prima tra i Paesi europei.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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